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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 21 al 27 gennaio

Si avvicina la Cop10 dell'Oms sulle politiche di controllo del tabacco e il Regno Unito guida la pattuglia dei sostenitori della riduzione del danno con la sigaretta elettronica.

Gran BretagnaStudio: il divieto delle monouso danneggerebbe anche fumatori ed ex fumatori
L’ipotesi di un divieto delle sigarette elettroniche monouso, per di più nella Gran Bretagna che da sempre è pioniere di un atteggiamento liberale nei confronti del vaping, anima il dibattito non solo degli addetti ai lavori. Uno studio pubblicato sulla rivista Public Health e intitolato “Who would be affected by a ban on disposable vapes? A population study in Great Britain” avverte sulle conseguenze nefaste che produrrebbe una decisione di tal genere. L’impatto della misura colpirebbe un adulto su venti, in tutto circa 2,6 milioni di persone. Sarebbe più forte fra i giovani adulti, ma ne sarebbero colpiti anche 1,2 milioni di fumatori attuali e 744 mila ex fumatori, con ripercussioni negative anche nella battaglia contro il fumo. Inoltre verrebbero penalizzati in maniera sproporzionata i gruppi sociali più svantaggiati, nei quali si registrano tassi di fumo più elevati e maggiore difficoltà a smettere. Si tratta insomma di una misura drastica – avvertono i ricercatori – che potrebbe far ricadere molti ex fumatori nel fumo, senza necessariamente far smettere i giovani che usano l’e-cig. Il divieto potrebbe inoltre dare l’impressione ai fumatori che il vaping sia colpito più duramente del fumo, contribuendo a una distorta percezione dei rischi relativi dei due prodotti. Lo studio annovera fra gli autori Harry Tattan-Birchm Lion Shahab, Leonie Brose e Jamie Brown, coordinati da Sarah Jackson, tutti dello University College di Londra. Molti altri dati interessanti sono riportati dalla lunga analisi pubblicata da Sigmagazine.

Vietare sigarette elettroniche monouso? Un danno per molti fumatori ed ex fumatori

 

KazakistanÈ legge il divieto di svapo, e-cig ammesse solo come farmaci prescritti dal medico
Il governo di Astana ha introdotto il divieto di importare, produrre e vendere tutti i dispositivi elettronici, liquidi e parti di ricambio. Nonostante l’intenzione originaria del ministero della Salute (che ha elaborato la legge) fosse quella di vietare soltanto le sigarette elettroniche usa e getta, il provvedimento uscito dalla Camera bassa ha esteso il ban all’intero comparto. Unica eccezione: le sigarette elettroniche dovranno essere autorizzate dall’agenzia del farmaco e potranno essere prescritte soltanto dei medici. Severe le pene per i contravventori: due mesi di carcere per chi vende, due anni per chi importa, cinque anni nel caso in cui si trattasse di una organizzazione criminale su larga scala. Non mancano le proteste delle associazioni pro-vaping, in particolare da parte di Smoke Free Sweden che ha rinnovato un duro comunicato di critica. Già tre mesi fa l’associazione svedese aveva giudicato quella che allora era ancora solo una proposta di legge “un passo indietro”.

La scelta del Kazakistan: sigarette elettroniche come farmaci e solo dal medico

 

Gran BretagnaEsperti chiedono accesso a prodotti di svapo per donne fumatrici incinte
Il gruppo inglese Smoking in Pregnancy Challenge ha prodotto il suo quarto rapporto nazionale dal titolo “Un manifesto per un inizio senza fumo”. Nel rapporto il gruppo riafferma la propria posizione secondo cui alle donne incinte che lottano per smettere di fumare con gli approcci tradizionali dovrebbe essere offerto come alternativa l’accesso ai prodotti di svapo. Nel contesto del dibattito sulla proposta di un divieto generazionale di acquistare prodotti del tabacco, annunciato tempo fa dal premier Rishi Sunak, l’associazione antifumo Action on Smoking and Health (Ash) ha realizzato uno studio stimando che il numero di donne che fumano durante la gravidanza potrebbe essere ridotto di circa 10.000 all’anno entro il 2033. I ricercatori di Ash affermano che “il fumo durante la gravidanza è concentrato tra i genitori più giovani che saranno tra i primi a trarre vantaggio dall’aumento dell’età di vendita”. Smoking in Pregnancy Challenge propone una serie di misure al governo, supportando il divieto generazionale di acquistare prodotti del tabacco. Ma in più chiede di “garantire che le donne incinte che lottano per smettere di fumare possano accedere ai prodotti di svapo come alternativa”. Nello stesso tempo chiede all’esecutivo di “affrontare il problema dell’aumento dello svapo tra i giovani e tra i non fumatori”. Il fumo materno è una delle principali cause di complicanze alla nascita come bambini morti durante il parto, aborti spontanei e difetti congeniti e aumenta il rischio di sindrome della morte improvvisa infantile (Sudden Infant Death Syndrome, SIDS), conosciuta anche come morte in culla.

 

Usa –  Associazione consumatori attacca l’Oms: un errore continuare a perseguire una strategia fallimentare
Dopo il gruppo filippino Quit for Good, di cui abbiamo scritto in Svapoworld della scorsa settimana, prosegue il fuoco di fila contro le politiche dell’Organizzazione mondiale di sanità nei confronti della sigaretta elettronica, anche in vista della Cop10 di Panama che si aprirà il 5 febbraio. Negli Usa scende in campo il Consumer Center di Taxpayers Protection Alliance (Tpa), un gruppo di difesa dei consumatori, che accusa la massima istituzione sanitaria mondiale di perseguire una politica fallimentare nella lotta al fumo e contro il cancro. Martin Cullip, membro internazionale della Tpa e noto attivista dei consumatori di sigarette elettroniche, mette nel mirino la Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Oms che a suo dire ignora la scienza e i diritti dei consumatori, e continua a perseguire misure restrittive in preparazione della sua decima Conferenza delle parti. Cullip sottolinea come il numero mondiale dei fumatori sia rimasto praticamente invariato nei vent’anni che intercorrono dall’entrata in vigore del trattato della Convenzione, indicazione evidente del fatto che tale politica fondata sul proibizionismo sia fallita. Continuare a fare sempre la stessa cosa e sperare in un risultato diverso è una follia – conclude Cullip – Il numero di fumatori non diminuirà in modo significativo a meno che l’Oms non riconosca che è necessario un cambiamento. I prodotti più sicuri alla nicotina non sono il nemico, lo è il tabacco combusto”.

Consumatori: sulla sigaretta elettronica l’Oms ignora la scienza

 

Nuova ZelandaCop10, Caphra critica l’esclusione di consumatori e sostenitori delle politiche di riduzione del danno
Critiche all’Oms arrivano anche dalla regione del Pacifico. La Coalition of Asia Pacific Tobacco Harm Reduction Advocates (Caphra), associazione che promuove le politiche di riduzione del danno nella delicata area dell’Asia-Pacifico, ha pubblicato una dura critica alla Convenzione quadro dell’Organizzazione mondiale della sanità sul controllo del tabacco (Fctc) per l’esclusione dei gruppi di consumatori e dei sostenitori della riduzione del danno dalla decima sessione della Conferenza delle parti (appunto la Cop10). “Caphra sostiene che questa pratica di esclusione sia in netto contrasto con gli approcci pragmatici e di successo di paesi come la Nuova Zelanda, le Filippine e la Malesia, che hanno abbracciato lo svapo come strumento di riduzione del danno”, ha affermato in una nota Nancy Loucas, esperta di politiche di sanità pubblica e coordinatrice esecutiva dell’associazione. Caphra condanna il proposito della Cop10 di voler mettere a tacere le voci di coloro che sostengono strategie di riduzione del danno, come lo svapo, che hanno dimostrato di ridurre significativamente la prevalenza del fumo nei paesi in cui le sigarette elettroniche sono disponibili e regolamentate.

Consumatori e industria esclusi dalla Cop10 dell’Oms: è polemica internazionale

 

Gran BretagnaCop10, occhi (e auspici) puntati su Londra per la difesa delle strategie di harm reduction
E dal Regno Unito, contro l’approccio della Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco di Panama, arriva la voce (anzi lo scritto) di Andrew Lewer, parlamentare britannico conservatore, che in un articolo pubblicato su The Parliament Politcs sottolinea i successi britannici nella lotta al fumo basati anche sul sostegno offerto dai sistemi alternativi di assunzione della nicotina e dalle strategie di riduzione del danno. Lewer snocciola i dati e gli studi, che indicano come lo svapo sia principalmente la via scelta dai fumatori per affrancarsi dalla dipendenza del tabacco, e prende di petto l’Oms: “È perciò strano vedere che l’Organizzazione mondiale di sanità sia pronta a promuovere la sua agenda anti-vaping alla prossima Cop10. Nonostante la scienza indichi chiaramente che l’uso di alternative al fumo salva vite umane, l’Oms la ignora e chiede ai paesi di sottoscrivere normative più severe che potrebbero minacciare l’uso diffuso di prodotti per la riduzione del danno da parte di miliardi di fumatori che vogliono smettere”. Un buon viatico, giacché risiede soprattutto nella delegazione britannica la speranza di una difesa strenua delle strategie di harm reduction.

Regno Unito, sempre più voci contro la politica Oms sul vaping

 

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