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Anche il Belgio dice basta alle sigarette elettroniche usa e getta

La Commissione europea dà il via libera al provvedimento per mettere al bando inizialmente solo quelle con nicotina. Nei prossimi giorni analoga richiesta anche da parte della Francia.

Si allunga la lista delle nazioni che vieteranno la vendita di sigarette elettroniche usa e getta. Dopo Scozia, Germania, Polonia, Nuova Zelanda, Irlanda, Regno Unito, Francia, Australia e Spagna si aggiunge anche il Belgio. Il governo guidato da De Croo ha infatti avuto il via libera dalla Commissione europea.
L’iter è cominciato alla fine del 2022, quando il governo belga ha pubblicato una cosiddetta strategia interfederale 2022-2028 per una generazione senza tabacco, il cui obiettivo principale è portare al 6 per cento il tasso di fumatori di età compresa tra 15 e 24 anni entro il 2028. Per raggiungere questo obiettivo, le autorità belghe hanno deciso di vietare la vendita di sigarette elettroniche usa e getta a partire dal 1° gennaio 2025. Per conformarsi direttiva sui prodotti del tabacco (Tpd), il Belgio doveva ottenere preventivamente il via libera della Commissione europea per attuare le sue nuove disposizioni. Via libera ottenuto proprio nella giornata di lunedì 18 marzo con una comunicazione firmata dalla commissaria alla salute Stella Kiriakides. In un primo momento saranno vietate soltanto le sigarette monouso contenenti nicotina. Lo specifica la nota del governo belga: “Dato che solo l’immissione sul mercato di sigarette elettroniche usa e getta contenenti nicotina rientra nell’ambito di applicazione della direttiva 2014/40/UE, l’ambito di applicazione della presente decisione […] è limitato alle sigarette elettroniche monouso di questo tipo“.
Intanto, in Francia, giovedì 21 marzo il governo convocherà una commissione parlamentare giovedì per esaminare il disegno di legge che introdurrà il divieto di vendita delle sigarette elettroniche monouso anche sul territorio transalpino. Se il testo verrà  approvato, bisognerà chiedere e ottenere l’approvazione della Commissione europea che avrà sei mesi per prendere la sua decisione.

 

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