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Riforma ADM: supertassa e prezzi imposti su liquidi e sigarette elettroniche

Depositato in Senato lo schema di riforma con le proposte emendative alla legge di bilancio suggerite dal direttore dell'Agenzia delle Dogane e Monopoli.

Il piede ha calciato la pietra. E adesso rotolando giù dalla montagna potrebbe causare una delle più gravi frane mai viste, arrecando danni inenarrabili e difficili da risanare nel breve periodo. Il piede è quello di Marcello Minenna, direttore Agenzia Dogane e Monopolio; la pietra è il cosiddetto Pacchetto Tabacchi depositato in audizione alla commissione finanze; i danni sono quelli a cui andrebbero incontro le migliaia di famiglie che (soprav)vivono di commercio di prodotti liquidi da inalazione e dispositivi di vaporizzazione personale (sigarette elettroniche).
Come avevamo già anticipato nei giorni scorsi, Minenna ultimamente sta spiegando alla stampa e alle istituzioni che il settore delle sigarette elettroniche non è controllato interamente e questo causerebbe elusione e introduzione nel territorio dello Stato di materiale non sicuro. La sua idea, dunque, sarebbe di assoggettare l’intera filiera alle stesse restrizioni di quelle già in essere nel tabacco. Dalle parole, però, adesso si passa ai fatti.
Nelle righe che seguono pubblichiamo la “Riforma Minenna del comparto delle sigarette elettroniche”. Le proposte sono state consegnate al presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Luciano D’Alfonso (Pd), che potrà presentarle sotto forma di emendamento nella prossima legge di bilancio. Se ciò avverrà e sarà approvato in Parlamento, ci sarà la quasi matematica certezza che a partire dal mese di luglio del prossimo anno (data prevista per l’entrata in vigore) il mondo della sigaretta elettronica e dei liquidi da inalazione non sarà più lo stesso.
Come scritto nella bozza, “tutti i dispositivi di qualunque natura, ivi compresi quelli elettronici o meccanici, funzionali per il consumo dei prodotti del vaping, sono assoggettati ad imposta di consumo in misura pari al 25 per cento del prezzo di vendita al pubblico“. Non solo dunque ci sarebbe un aumento considerevole dell’imposta sui liquidi che diventerebbe di circa 25 centesimi flat a millilitro con o senza nicotina (ovvero 2,5 euro per flacone da 10 ml.) ma tornerebbe anche una imposta gravante su tutto ciò che è venduto nei negozi di sigarette elettroniche. Oltre i liquidi, quindi, anche le batterie, le resistenze, i tank e tutto ciò che serve a far funzionare una sigaretta elettronica o a consumare il liquido. L’imposta prevista è del 25% sul prezzo di vendita al pubblico e sarà versata dal distributore in fase di vendita. Il prezzo è imposto dal produttore e dovrà essere dichiarato all’Agenzia delle Dogane. In caso di cambiamento di prezzo, lo stesso dovrà essere dichiarato allegando una scheda rappresentativa degli effetti economico-finanziari conseguenti alla variazione proposta. I produttori dovranno anche comunicare all’Agenzia delle Dogane e Monopoli quanti pezzi saranno prodotti e quanti distribuiti (sia di flaconi di liquidi che di accessori elettronici o meccanici); un campione di ogni referenza dovrà essere allegato alla richiesta di commercializzazione. Tutti i prodotti che avranno ottenuto il via libera alla vendita saranno dotati di un contrassegno di Stato e di avvertenze esclusivamente in lingua italiana.

Marcello Minenna (a sinistra) con il premier Giuseppe Conte

La vendita online di tutti i prodotti del vaping sarà consentita ai soli titolari di autorizzazione per la gestione del deposito fiscale. Ai negozi già autorizzati alla vendita di liquidi da inalazione sarà data in automatico anche l’autorizzazione alla vendita dei dispotivi elettronici e accessori; varrà ancora il concetto della prevalenza quindi potranno essere affiancati altri prodotti di differente tipologia merceologica.
Secondo le stime di Adm, applicando le nuove aliquote e considerando le quantità di prodotti venduti nel 2019 (il 2020 è considerato un anno “particolare” nel “contesto commerciale derivante dall’emergenza sanitaria”), si ipotizza un incremento di gettito di circa 15 milioni di euro. I riscaldatori, che saranno soggetti alle stesse regole e tassazioni, invece garantirebbero un incremento di circa 70 milioni di euro per anno, “anche se si può ipotizzare, visto il trend crescente, quantomeno un incremento di ulteriori 15 milioni di euro annui”.
Il disegno dell’Agenzia statale si sta rapidamente delineando: tutta la catena (produzione, distribuzione, vendita) deve essere sottoposta a controllo statale. Il prezzo di vendita dei prodotti sarà imposto dai produttori dopo consenso di Adm; il 25 per cento di questo sarà versato all’erario. Ai negozianti rimarrebbe il “gravoso” compito di fare da tramite tra produttore e consumatore, vendendo e comprando a prezzo fisso. Né più e né meno di quanto fanno oggi i tabaccai, vendendo i pacchetti di sigarette. Ma la loro è stata una scelta; i rivenditori di sigarette elettroniche hanno accettato la sfida della libera concorrenza e del mercato e adesso potrebbero ritrovarsi nelle fauci dello Stato decisore, protettore, controllore e sanzionatore. Occorre poi fare i conti anche con la sentenza della Corte costituzionale che dichiarò illegittima l’imposta del 2015 che prevedeva il 58,5% di prelievo su tutti i prodotti del vaping. Bisognerà stabilire se, visto il sopraggiunto ingresso in Adm e quindi con un cambio regole e interlocutori, una eventuale azione legale avrà gli stessi effetti e sarà riconosciuta la stessa valenza giuridica.
Fra un paio di settimane, quando l’iter di approvazione della legge di bilancio entrerà nel vivo, si potrà sapere se lo schema auspicato da Adm si trasformerà da ipotesi in realtà e, se sì, appoggiato da quali forze politiche.

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