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Ideato metodo per evitare tiri a secco durante le analisi di laboratorio

Con l'aiuto di alcuni consumatori di sigarette elettroniche, ricercatori olandesi hanno messo a punto un sistema per valutare correttamente le emissioni.

Un gruppo di ricercatori olandesi ha studiato un metodo per identificare i cosiddetti “tiri a secco” nelle analisi di laboratorio delle emissioni delle sigarette elettroniche. È successo molte volte, infatti che studi scientifici abbiano dato risultati falsati, proprio perché si settavano i dispositivi con wattaggi troppo alti, quelli che danno origine ai tiri a secco che, per il disgustoso sapore di bruciato, impediscono a chiunque di utilizzare l’e-cigarette. In breve questi studi non solo non replicano la reale condizione di svapo degli utenti ma, ammoniscono gli autori “si traducono in una sovrastima dei livelli di sostanze tossiche (soprattutto di alcuni carbonili)”.
Il lavoro si intitola “Improving the Analysis of E-Cigarette Emissions: Detecting Human “Dry Puff” Conditions in a Laboratory as Validated by a Panel of Experienced Vapers” ed è stato condotto da ricercatori dell’Istituto nazionale per la salute pubblica e l’ambiente (Rivm) e della Wageningen University, coordinati da Wouter F. Visser. Gli autori hanno chiesto a tredici volontari utilizzatori di sigaretta elettronica esperti di valutare se il sapore di tiro a secco era presente a diverse impostazioni di potenza del dispositivo (10-25 watt), registrando la loro valutazione su una scala analogica visiva di 100 unità. Le e-cigarette utilizzate per la valutazione avevano resistenze da 1,2 o 1,6 ohm e contenevano liquidi al mentolo, vaniglia o frutta.
Poi in un esperimento con una vaping-machine (un macchinario per lo svapo automatico che viene utilizzato nei laboratori), sono state sottoposte ad analisi per i carbonili le emissioni delle stesse combinazioni di liquido, resistenza e potenza usate dai volontari. “È stato applicato un semplice algoritmo – spiega lo studio – basato sui valori limite per ciascun marcatore, per mettere in relazione il sapore del tiro a secco (come valutato dai volontari umani) alle misurazioni di laboratorio”.
L’esperimento ha riscontrato che 11 composti carbonilici concordano con le valutazioni umane e, sulla base delle quantità di questi composti nelle emissioni, il sapore del tiro a secco corrispondeva a tutte le combinazioni di liquidi elettronici e bobine esaminate. Detto in termini più terra terra, queste sostanze tossiche sono indicative di una condizione in cui è impossibile svapare (quella che in gergo si chiama “steccata”) e dunque riflettono una condizione d’uso non realistica. Secondo i ricercatori olandesi, il metodo descritto è in grado di rilevare il tiro a secco ed è uno strumento utile per garantire condizioni appropriate nelle analisi di laboratorio delle emissioni delle sigarette elettroniche.
Questo studio – concludono infatti gli autori – migliora l’analisi chimica delle emissioni delle sigarette elettroniche. Offre un metodo per selezionare un’impostazione di potenza appropriata (rilevante per l’utente) per le sigarette elettroniche, che è un parametro critico per l’analisi delle emissioni e quindi importante per scopi normativi e valutazioni del rischio”. Una scoperta di cui si sentiva davvero necessità e che si spera verrà valutata e eventualmente adottata nei laboratori, per evitare i tanti studi allarmistici sulla tossicità delle sigarette elettroniche, basati su modalità di utilizzo impossibili nella realtà.

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