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di Stefano Caliciuri
Grecia e Lussemburgo danno altri due colpi micidiali al vaping. Entrambi i Paesi stanno per recepire la Tpd assimilando in toto il fumo elettronico al tabacco. Divieto dunque d’utilizzo dell’ecig nei luoghi in cui non si può fumare, di vendita e somministrazione di liquidi ai minori, di pubblicità. In Lussemburgo però c’è un divieto ulteiore: il divieto di utilizzare l’ecig in automobile se è presente un bambino di età inferiore ai 12 anni. E’ la conseguenza diretta dell’assimilazione al tabacco. Non ci poteva aspettare nulla di diverso da un paradiso fiscale che vive dei proventi delle multinazionali, e quelle del tabacco sono tra le più “generose” dal fronte fiscale.
Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione, rimane l’Italia il Paese più “morbido” in ottica recepimento. Se inizialmente il tempismo con cui ha recepito la Tpd ha fatto storcere il naso a molti, alla lunga invece è emerso che il vaping italiano può sopravvivere anche dentro il regolamento europeo. Lo stesso non si può dire in altri Paesi (scandinavi ed Est Europa su tutti) e, a quanto pare, neppure negli Usa, dove è in discussione una legge retroattiva che obbligherà le aziende a certificare tutti i prodotti immessi sul mercato a partire dal 2007.
L’Italia dovrà riucire a farsi da portavoce delle istanze a livello europeo affinché il vapore venga sganciato dalla norvativa dei tabacchi. Prima, però, sia l’intergruppo parlamentare che il comitato scientifico coordinato da Polosa e al quale partecipa anche Umberto Veronesi dovranno essere abili a coinvolgere il maggior numero possibile di sostenitori, sia a livello politico che a livello scientifico. Più ampio sarà il fronte d’opinione, maggiore sarà il peso specifico italiano in seno agli organismi europei.