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Sigarette elettroniche, Regno Unito mette in discussione la Tpd

Il parlamento potrebbe approfittare della Brexit per abrogare la Direttiva europea sul tabacco. "Normativa troppo repressiva, scoraggia i fumatori a passare all'ecig". Si contesta anche il divieto di pubblicità, non a caso il ministero della salute britannico promuove spot a favore dell'utilizzo della sigaretta elettronica.

Approfittare della Brexit per abolire la TPD al fine di convincere i fumatori a passare alla sigaretta elettronica. È quanto due giorni fa un gruppo composto da esperti ha suggerito in audizione alla Science and Technology Select Committee, la stessa commissione del Parlamento del Regno Unito che lo scorso 9 gennaio aveva ascoltato Riccardo Polosa ed altri scienziati proprio sul tema vaping e salute. Temi del dibattito sono stati in particolare il divieto di pubblicità, il limite alla concentrazione di nicotina nei liquidi e alla capacità degli atomizzatori, tutte misure previste dalla Direttiva europea sui prodotti del tabacco. Ma, sostengono in molti, sono regole che rischiano di scoraggiare i fumatori a provare una alternativa che riduce il danno del 95 per cento e, in sostanza, li convincono a continuare a fumare. Una contraddizione per un Paese in cui le autorità sanitarie hanno scelto di puntare con decisione sulla sigaretta elettronica per combattere il tabagismo.
Il limite alla concentrazione di nicotina, per esempio, colpisce proprio i neofiti del vaping, quelli che abbandonano la sigaretta a favore di un vaporizzatore per principianti e che hanno bisogno di livelli di nicotina più alti. “Non esiste un motivo razionale – ha dichiarato la dottoressa Lynne Dawkins del Centre for Addictive Behaviours Research al quotidiano The Register – per porre il limite della nicotina a 20 mg, è una scelta arbitraria. Le nostre ricerche dimostrano che se si riduce la concentrazione, si compensa aumentando la quantità, che ha un costo finanziario e per la salute”. Discorso simile per le limitazioni alla capacità degli atomizzatori, che sono state recepite dalla legge del Regno Unito. L’unico risultato che si ottiene davvero è quello di dover effettuare soventi ricariche di liquido: una seccatura che rischia di scoraggiare i neofiti.
Il divieto di fare pubblicità ai prodotti del vaping, poi, diventa addirittura paradossale in un Paese dove lo stesso Ministero della salute ha inserito la sigaretta elettronica nello spot promozionale della campagna annuale antifumo, andato in onda su tutte le reti nazionali.  E dove solo qualche settimana fa Public Health England ha sottolineato la necessità di contrastare la disinformazione sul vaping e sui suoi effetti sulla salute.  Insomma, secondo i critici, alcune norme previste dalla Tpd sortiscono l’effetto di scoraggiare il passaggio dal tabacco al vaping, esattamente il contrario di quello che è l’obiettivo del governo britannico. La Brexit potrebbe davvero essere la buona occasione per liberarsene.

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