Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Hong Kong, sterzata proibizionista contro le sigarette elettroniche

Sarà discusso il 20 febbraio un testo che proibirà introduzione, importazione, produzione, vendita e promozione dei prodotti alternativi al fumo.

Rischia di diventare drammatica la svolta proibizionista di Hong Kong sui prodotti del vaping. Le parole pronunciate dalla leader dell’esecutivo Carrie Lam lo scorso ottobre nel corso del suo secondo discorso politico del 2018 (una relazione sui programmi e le politiche del governo), in cui proponeva di vietare completamente la vendita delle sigarette elettroniche, rischiano di diventare presto realtà. Il 20 febbraio prossimo, sarà infatti discusso in prima lettura dal Consiglio legislativo (l’assemblea parlamentare della Regione amministrativa speciale della Repubblica popolare cinese) un emendamento alla Legge sul fumo che ha come oggetto proprio gli strumenti alternativi alle sigarette tradizionali. E si va verso un divieto totale.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, in base al nuovo testo, introdurre, importare, produrre, vendere, distribuire o promuovere prodotti alternativi al fumo – comprese sigarette elettroniche, riscaldatori di tabacco e sigarette alle erbe – ad Hong Kong sarà punito con un massimo di sei mesi di carcere e una multa di 50 mila dollari locali (circa 5600 euro). La stessa pena è prevista per il possesso di tali prodotti o di parti di essi allo scopo di produzione, vendita e distribuzione. Sarà vietata anche la distribuzione sotto forma di premio o di regalo. Da queste norme sono esentati i carichi e le persone in transito nella Regione. Anche la pubblicità degli strumenti alternativi al fumo sarà punita con una multa fino 50mila dollari locali, a cui si aggiungeranno 1.500 dollari al giorno se la violazione continua.
Nuove regole anche per i turisti che si recano a Hong Kong. Gli ufficiali di dogana saranno autorizzati a bloccare e perquisire qualsiasi pacco, carico, bagaglio o viaggiatore ritengano sospetto e chiedere l’intervento della polizia se le persone non si dimostreranno collaborative. I visitatori dovranno volontariamente lasciare le loro sigarette elettroniche e gli altri strumenti in appositi contenitori nei porti e negli aeroporti. Ma la deputy secretary per la salute Amy Yuen Wai-yin assicura che saranno trattati con “clemenza” per i primi tre mesi dall’entrata in vigore della legge, nel caso in cui venissero trovati ancora in possesso della loro sigaretta elettronica al controllo immigrazione. Sempre che dimostrino di voler cooperare con le autorità.
Il nostro principio – spiega Yuen – è che a nessuno sia consentito introdurre un prodotto alternativo al fumo dicendo che è per uso personale, perché non saremmo in grado di seguirlo una volta che è entrato ad Hong Kong e non vogliamo che da questa scappatoia si crei un mercato nero”. L’unica cosa che non viene punita è l’uso dei prodotti alternativi, a meno che non avvenga in un’area in cui è vietato fumare e allora è prevista una multa compresa fra i 1500 e i 500 dollari (circa 170 e i 560 euro). Ma certo con leggi così restrittive sulla vendita e l’introduzione dei prodotti punire l’uso risulta quasi superfluo.
La ratio dietro questa legge, sempre secondo quanto spiegato dalla deputy secretary, è prevenire di bloccare la diffusione dei prodotti alternativi, prima che diventino popolari, per evitare anche che i giovani passino dal vaping al fumo. Insomma, la vecchia e più volte smentita teoria del gateway effect, citata anche dalla premier. E quando, in conferenza stampa, le è stato chiesto perché non proibire il fumo, Yuen ha risposto che non sarebbe fattibile e che il governo non vuole “creare troppi problemi ai cittadini”. Insomma, a nulla sono serviti gli appelli di scienziati come Polosa e Farsalinos; Hong Kong sembra destinata a inserirsi sempre più saldamente nel panorama proibizionista asiatico.

Articoli correlati