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India, sigaretta elettronica vietata per decreto: carcere per i trasgressori

Al vaglio un decreto che vieta la produzione, la distribuzione e la vendita di e-cigarette e altri prodotti di riduzione del danno da fumo. Polosa scrive al governo.

Il governo indiano è pronto a mantenere la promessa di proibire le sigarette elettroniche entro i primi cento giorni del nuovo mandato. È di ieri, infatti, la notizia che una bozza di decreto per proibire la produzione, la distribuzione e la vendita di e-cigarette è al vaglio di un Gruppo di ministri del nuovo esecutivo del premier Narendra Modi, riconfermato lo scorso maggio con percentuali quasi plebiscitarie. Nella democrazia indiana i Gruppi di ministri sono degli enti creati ad hoc per decidere su determinate questioni per conto dell’intero gabinetto.
Dunque fallito il tentativo di classificare i prodotti del vaping come farmaci, a causa dell’opposizione dell’Alta Corte di Delhi e Bombay, il governo ha deciso di assumersi direttamente la responsabilità della misura. E lo fa prevedendo sanzioni molto severe. Oltre ad una sanzione pecuniaria (che va dall’equivalente di 1.300 a 6.300 euro circa), per i trasgressori è previsto fino a un anno di carcere per la prima violazione e fino a tre anni per chi reitera il reato. Insomma, sotto questo aspetto, sembra che l’India di Modi si avvicini sempre più a Paesi come la Tailandia.
Il divieto, oltre che alle sigarette elettroniche, si applicherà ai riscaldatori di tabacco e alle pipe ad acqua elettroniche sulla base dei presunti danni alla salute causati da questi strumenti. In pratica, incurante dei suoi 120 milioni di fumatori, il governo indiano dichiara guerra alla riduzione del danno da fumo ed è inutile sottolineare che nessuna misura simile è invece prevista per le sigarette e il tabacco.
Il decreto del governo dovrà poi essere trasformato in legge dal Parlamento e quello sarà forse l’ultima possibilità per i consumatori e gli operatori del settore per cercare di condurre la politica a più miti consigli. L’associazione indiana Trade representatives of Ends, che raccoglie importatori, distributori e altre figure commerciali, ha chiesto all’esecutivo di avviare un processo consultivo con la partecipazione di tutte le parti interessate, in modo da “mettere i fatti nella giusta prospettiva”.
Il professor Riccardo Polosa (direttore Coehar) ha inviato una lettera al governo indiano per convincerlo a fare dietrofront: “In un paese dove l’uso del tabacco uccide circa 1 milione di persone ogni anno e dove le sigarette vengono vendute liberamente nei negozi diffondere alternative più sicure potrebbe aiutare a rafforzare le misure di controllo del tabacco. Contemporaneamente i consumatori hanno avviato una campagna di mail al primo ministro Modi, chiedendo la legalizzazione della sigaretta elettronica. Ma obiettivamente, la pervicacia con cui il governo indiano continua a cercare vie per proibire gli strumenti di riduzione del danno, non fa presagire nulla di buono.

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