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“I livelli di piombo nel sangue e di cadmio, bario e antimonio nelle urine erano simili fra i partecipanti che usano le sigarette elettroniche e quelli che non la usano”. Queste le conclusioni di uno studio, intitolato “Association of electronic cigarette use with lead, cadmium, barium, and antimony body burden: Nhanes 2015-2016”, che sarà pubblicato sul numero di dicembre 2020 della rivista Journal of Trace Elements in Medicine and Biology. A occuparsi dell’esposizione ai metalli degli svapatori son due ricercatrici dell’americana West Virginia University: Ruchi Bhandari, del dipartimento di epidemiologia della Scuola di salute pubblica dell’ateneo, e R. Contance Wiener, della Scuola di odontoiatria.
Per determinare se esiste un’associazione fra l’uso della sigaretta elettronica e alti livelli di metalli pesanti nel corpo – tema di forte preoccupazione negli Usa e non solo – le ricercatrici hanno analizzato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (Nhanes), relativi agli anni 2015 e 2016. Si tratta di un programma di studi che valuta e tiene traccia dello stato sanitario e nutrizionale di adulti e bambini negli Stati Uniti. A condurlo è il National Center for Health Statistics, che fa parte dei Centers for Disease Control e Prevention e, dunque, ha tutti i crismi dell’ufficialità.
I partecipanti sono stati classificati in tre gruppi: quelli che non avevano mai fumato né utilizzato l’e-cigarette; quelli con una storia di fumatori (compresi gli utilizzatori duali); e gli utilizzatori esclusivi di sigaretta elettronica (attuali o ex). I risultati sono molto incoraggianti, perché il lavoro rileva che “l’uso attuale o passato dell’e-cigarette non ha raggiunto una rilevanza statistica nell’associazione con i metalli”. In altre parole, gli svapatori avevano livelli di piombo nel sangue e di cadmio, bario e antimonio nelle urine del tutto simili ai componenti del primo gruppo, quelli che non avevano mai fumato né svapato.
Risultati diversi, invece, rilevati per i partecipanti con una storia di fumatori e per gli utilizzatori duali. Questi avevano maggiori probabilità di avere livelli più alti di piombo nel sangue e cadmio nelle urine, sempre rispetto al primo gruppo. Insomma, anche il lavoro scientifico di Bhandari e Wiener conferma molti studi passati, smentendo per l’ennesima volta una preoccupazione infondata.