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Appello di 24 scienziati: pericoloso vietare aromi per sigarette elettroniche

Il duro commento è firmato da ventiquattro fra i più noti e attivi accademici ed esperti di tabacco e riduzione del danno da fumo.

È firmato da ventiquattro fra i più noti e attivi scienziati ed esperti di tabacco e riduzione del danno da fumo il documento inviato in risposta alla proposta del Ministro della salute olandese di vietare gli aromi nei liquidi per sigaretta elettronica. Sulla questione il governo di Mark Rutte ha aperto una consultazione pubblica, il cui termine è stato prorogato di due settimane (fino al 2 febbraio) per la massiccia e forse inattesa partecipazione. Il caso, infatti, ha ben presto valicato i confini nazionali, attirando l’attenzione di consumatori, associazioni, medici e scienziati di tutto il mondo, che hanno sottoposto i loro commenti negativi al disegno governativo, nel timore che il caso olandese costituisse un precedente alle posizioni proibizioniste. Paura non infondata, a giudicare dalle voci sulla prossima revisione della Tpd e dalla bozza del Piano europeo contro il cancro circolata nei giorni scorsi.
I ventiquattro scienziati rispondono approfonditamente alla proposta del governo (le cui basi vengono descritte come “completamente inadeguate”), con un documento pubblicato lo scorso 27 gennaio, lungo trenta pagine e riassunto in dodici punti. Il divieto sugli aromi, secondo i promotori, dovrebbe aiutare a raggiungere entro il 2040 l’obiettivo “Olanda senza fumo”. Senza fumo, appunto, non senza nicotina. Se però – spiegano i firmatari – la portata si sposta dal fumo a tutti i prodotti con nicotina senza fumo e senza tabacco, come le sigarette elettroniche, “sarà impossibile usare l’approccio della riduzione del danno, nonostante il suo enorme potenziale per ridurre morti e malattie”.
Il documento contesta le affermazioni del governo “false e fuorvianti” sui rischi della sigaretta elettronica, che non tengono conto dell’enorme mole di evidenze scientifiche. “Da studi tossicologici e sull’esposizione – scrivono – è chiaro che le e-cigarette sono, al di là di ogni ragionevole dubbio, molto meno dannose delle sigarette tradizionali”. Ignorare questo dato e iper regolamentare i prodotti del vaping, continuano, in sostanza protegge il mercato del tabacco. Contestato anche il richiamo ai casi di Evali, irrilevante nel contesto perché ricondotto all’uso di cartucce illegali e adulterate al Thc, che niente hanno a che fare con lo svapo con nicotina.
Gli scienziati affrontano anche il tema dell’uso duale, portato a dimostrazione (non solo dal governo olandese) dell’inefficacia dell’e-cig per smettere di fumare. Il consumo duale di prodotti del vaping e di tabacco, invece, è per molti consumatori una fase transitoria verso la drastica riduzione del fumo e la cessazione completa. E se molti vaper non riescono a smettere del tutto, può essere dovuto anche alla ostilità delle istituzioni sanitarie pubbliche verso il vaping, che non consente al consumatore di capire i vantaggi di uno switch totale.
Ovviamente grande spazio è dato nel documento al tema dei minori. Il memorandum del governo parla di gateway effect, sostenendo che i giovani sono spinti al fumo dalla sigaretta elettronica. Gli scienziati ribaltano il punto di vista, parlando di dissuasione al fumo per gli adolescenti a rischio, confermato dai tassi di fumatori in drastico calo dopo la comparsa delle e-cig. “L’approccio ai comportamenti rischiosi giovani è semplicistico e ingenuo, perché questi comportamenti non cessano solo perché gli adulti nelle istituzioni li disapprovano o adottano delle leggi per impedirli”, come dimostrato dal consumo delle droghe illegali.
La politica dei divieti, invece, potrebbe avere delle conseguenze negative per minori e adulti facilmente prevedibili, eppure non prese in considerazione dal governo. Secondo gli scienziati diminuirebbero i fumatori che passano al vaping e molti svapatori ricadrebbero nel fumo. Gli adolescenti fumerebbero invece di usare l’e-cig e molti svaperebbero cannabinoidi come il Thc. Aumenterebbero le vendite transfrontaliere di liquidi aromatizzati, fiorirebbe il mercato nero e molti ricorrerebbero all’autoproduzione, magari con aromi per alimenti, mentre la rete di rivenditori e aziende legali sarebbe soppiantata da network criminali o da esportatori al di fuori dell’Olanda o dell’Unione europea. Il divieto sugli aromi, inoltre, secondo il documento degli scienziati violerebbe le norme del mercato interno europeo, creando di fatto una protezione normativa per il mercato delle sigarette tradizionali e incentivando il fumo con conseguente aumento di morti e malattie. Un grande danno per i singoli fumatori e per la società nel suo complesso.
Il documento si chiude con un giudizio di natura politica. “La misura – si legge – appare eccessivamente illiberale, perché si intromette nel diritto degli adulti di proteggere la propria salute, di propria iniziativa e a proprie spese, o semplicemente di consumare nicotina in maniera più sicura, se scelgono di farlo. Crea un precedente per i governi che potranno usare potenziali rischi per i minori per limitare le scelte ragionevoli e libere degli adulti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di usare misure mirate al controllo dei rischi per i minori, non misure generali che colpiscono tutti i consumatori. Questo divieto rappresenta una reazione esagerata verso un rischio relativamente minore e gestibile e nega o ignora una importante opportunità per aiutare milioni di fumatori a ridurre drasticamente i rischi per la loro salute”.

I firmatari del documento sono David B Abrams della New York University, Karolien Adriaens dell’Università di Lovanio, Clive Bates direttore di Counterfactual Consulting Limited, Frank Baeyens dell’Università di Lovanio, Ron Borland della University of Melbourne, Sharon Cox dello University College London, Lynne Dawkins della London South Bank University, Jean-François Etter dell’Università di Ginevra, Konstantinos Farsalinos dell’Università dell’Attica occidentale, Peter Hajek della Queen Mary University di Londra, Martin J Jarvis dello University College London, Lynn T. Kozlowski della Buffalo University, Eva Králíková della Charles University di Praga, Christopher E. Lalonde della University of Victoria, il tabaccologo francese Jacques Le Houezec, Karl Erik Lund del Norwegian Institute of Public Health di Oslo, Bernd Mayer dell’Università di Graz, Raymond S. Niaura della New York University, Caitlin Notley della University of East Anglia, Lars M. Ramström dell’Institute for Tobacco Studies svedese, Lion Shahab dello University College London, Andrzej Sobczak della Medical University of Silesia, David T. Sweanor della University of Ottawa e l’italiano Umberto Tirelli, direttore del Tirelli Medical Group.

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