Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigaretta elettronica e disinformazione, se la scienza non aiuta i media

Spesso le notizie distorte partono dalle stesse istituzioni scientifiche: il caso di uno studio americano su e-cig e tossicità cardiovascolare.

Ci si lamenta spesso, e a ragione, della disinformazione dilagante sulla sigaretta elettronica, i suoi rischi e le sue potenzialità. Si accusa quasi sempre la stampa, che ha certamente le sue colpe, ma spesso la fonte della distorsione della notizia sta ancora più a monte. Ne è un chiaro esempio uno studio pubblicato alcuni mesi fa su Circulation, la rivista della American Heart Association (Aha), intitolato “Association of Cigarette and Electronic Cigarette Use Patterns With Levels of Inflammatory and Oxidative Stress Biomarkers Among US Adults” e condotto da un team di tredici ricercatori americani, coordinati da Andrew C. Stokes della Boston University.
Come si evince dal titolo, lo studio cercava di stabilire la tossicità cardiovascolare dell’uso delle sigarette elettroniche rispetto al tabacco combusto, analizzando i biomarcatori che indicano il livello di stress infiammatorio o ossidativo negli utilizzatori, utilizzando i dati del Population Assessment of Tobacco and Health (Path), lo studio di coorte annuale rappresentativo di tutti gli Stati Uniti, relativo al 2013 e 2014. Il campione comprendeva 7130 adulti, suddivisi in non fumatori né utilizzatori di e-cigarette (58,6%), utilizzatori esclusivi di e-cig (1,9%), fumatori esclusivi (29,6%) e utilizzatori duali, cioè persone che fumano e svapano contemporaneamente (9,9%).
I risultati dello studio dimostrano senza ombra di dubbio la riduzione del danno del vaping rispetto al fumo. “Nei modelli multivariabili – si legge infatti nello studio – non abbiamo osservato alcuna differenza nella concentrazione di biomarcatori dello stress infiammatorio o ossidativo tra i partecipanti che hanno utilizzato sigarette elettroniche e i non utilizzatori”. E ancora: “rispetto ai fumatori esclusivi, gli utenti esclusivi di sigarette elettroniche avevano livelli significativamente più bassi di quasi tutti i biomarcatori di stress infiammatorio e ossidativo diversi dalla proteina C-reattiva ad alta sensibilità”. Cioè, detto in parole semplicissime, chi usa solo l’e-cigarette ha gli stessi risultati di chi non fuma e non svapa, e indicatori di tossicità molto inferiori ai fumatori. Risultato, fra l’altro, coerente con studi precedenti. I fumatori esclusivi e gli utilizzatori duali, invece, avevano livelli più elevati in tutti i biomarcatori rispetto ai non utilizzatori, anche questa cosa piuttosto nota.
Come pensate che l’American Hearth Association abbia diffuso la notizia? Mettendo in evidenza che passando all’uso esclusivo della sigaretta elettronica si riduce drasticamente la tossicità cardiovascolare? No. Il comunicato diffuso alla stampa si intitolava: “Il vaping associato al fumo è probabilmente dannoso come il fumo”. Solo questo è segnalato nei punti in evidenza della ricerca e bisogna arrivare alla riga 34 per scoprire che gli svapatori esclusivi hanno gli stessi biomarcatori dei non utilizzatori. Insomma, la stampa pecca sicuramente spesso di superficialità ma è anche vero che la scienza non gli rende facile il lavoro. Probabilmente nel clima di esasperazione degli Stati Uniti, l’Aha ha ritenuto troppo imbarazzante diffondere una “buona notizia” sulla sigaretta elettronica. Peccato che a farne le spese sono, ancora una volta, la verità e la salute pubblica.

Articoli correlati