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Dibattito incandescente fra medici francesi sulla sigaretta elettronica

L'Alto Consiglio per la salute pubblica relega il vaping al di fuori del sistema sanitario, ma molti medici e scienziati non ci stanno.

Diventa sempre più incandescente il confronto sulle sigarette elettroniche fra medici e scienziati francesi. Nei primi giorni dell’anno l’Haute Conseil de la santé publique, organo istituzionale di supporto al Ministero della salute, ha pubblicato un parere relativo a rischi e benefici della sigaretta elettronica. In sintesi l’Alto Consiglio conclude che non vi sono ancora sufficienti prove scientifiche dell’efficacia e della sicurezza dell’e-cigarette come strumento per smettere di fumare e che quindi non possano essere proposte dai professionisti sanitari, che devono invece puntare su “trattamenti farmacologici o non farmacologici – si legge nel testo – che hanno dimostrato la loro efficacia”. Il parere, dunque, esclude le e-cigarette dal percorso sanitario ma non le condanna, affermando che possono essere utilizzate “al di fuori del sistema sanitario”, non escludendo che il rapporto rischi/benefici “possa rappresentare un aiuto per alcuni consumatori e contribuire a migliorarne la salute”.
Una apertura che non è bastata al mondo del vaping francese, indignato da questa posizione cerchiobottista, ma anche a molti esponenti del mondo medico e scientifico. “Alcune conclusioni non sono fatti scientifici, ma opinioni che non condivido”, ha commentato il noto pneumologo e tabaccologo Bertrand Dautzenberg, accusando l’organo francese di schizofrenia. “Mentre l’Alto Consiglio descrive lo svapo come un buon mezzo di disassuefazione per il fumatore che desidera smettere di fumare senza l’aiuto di un operatore sanitario, rifiuta al medico la possibilità di consigliarlo – osserva – Quale farmaco è buono se assunto come automedicazione e non raccomandato se prescritto da un medico? Con molti colleghi condividiamo l’opinione che il vaping sia uno strumento per aiutare le vittime del tabacco, che è ancora più efficace se integrato nelle cure fornite dai caregiver”.
Negli ultimi giorni ha espresso la sua posizione anche Santé respiratoire France, associazione nata nel 2003 sotto il nome di Association Bpco, che raccoglie quattromila aderenti fra medici e pazienti, allo scopo di migliorare la qualità della vita dei dieci milioni di francesi affetti da malattie croniche. Il suo presidente, lo pneumologo, allergologo e tabaccologo Frédéric le Guillou, evidenzia i limiti di un approccio (quello dell’Alto Consiglio come di molte istituzioni sanitarie pubbliche) basato solo sulla farmacologia e prende le distanze da un prodotto di consumo. Le Guillou ritiene, invece, che per gestire la dipendenza dal tabacco non sia sufficiente. “Questo è il limite dell’approccio scientifico – spiega – Nell’ottica di sconfiggere la dipendenza, non bisogna accontentarsi di un livello puramente scientifico ma più globale, sapendo sfruttare gli ausili che non hanno necessariamente risposto alle stesse procedure di validazione”. Insomma, bisogna saper guardare oltre farmaci e trattamenti che hanno ricevuto l’approvazione delle relative agenzie.
Una pratica necessaria, continua le Guillou, soprattutto nel rapporto medico-paziente, dove spesso si giunge ad una scelta condivisa. Il presidente di Santé respiratoire France critica l’Alto Consiglio quando suggerisce ai medici di non utilizzare la sigaretta elettronica. “Con i sostituti della nicotina – commenta – non rispondiamo alle necessità del 75% delle persone che chiedono di smettere di fumare. Quando un paziente ci consulta e investe in questo tipo di approccio, ha il diritto di non volere sostituti della nicotina di cui si conoscono i limiti e il professionista dovrebbe potergli offrire altre soluzioni”. Come appunto la sigaretta elettronica. “Questo fa parte del servizio medico reso al malato, anche senza prescrizione e con benevolenza: volere il bene dell’altro senza imporgli la propria versione del bene”, conclude infine le Guillo, citando il filosofo Alexandre Jollien.

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