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Scienza e politica a confronto sulla tassa sulle sigarette elettroniche

In un incontro organizzato da Egarage, i medici tedeschi hanno spiegato ai loro parlamentari perché è sbagliato tassare gli strumenti di riduzione del danno.

Per la Germania si è aperto un anno molto delicato per il settore del vaping. A luglio scatterà l’introduzione della nuova tassa sui liquidi per sigarette elettroniche, la prima tassa sul vaping in assoluto per il Paese. Un primo scatto che porterà il prezzo di un flacone da 10 millilitri ad aumentare di 1,60 euro e che, per passi successivi, si concluderà nel 2026 portando l’aumento complessivo a 3,20 euro. Una mazzata per produttori e rivenditori e a scalare per i consumatori, che dovranno rivedere al rialzo il budget destinato allo svapo in una fase di forte inflazione su tanti generi, compresi quelli primari dell’energia e dell’alimentazione. Gli analisti temono una flessione per il mercato, dopo anni di continua crescita che aveva resistito anche al biennio difficile della pandemia.
Ma la nuova tassa è anche una preoccupazione per gli operatori scientifici e sanitari, soprattutto per quel drappello di tenaci sostenitori delle politiche di riduzione del danno, che in Germania non hanno mai avuto vita facile. Tre di loro sono stati “convocati” nei giorni scorsi dalla rivista di settore Egarage per un confronto con gli esperti parlamentari dei quattro principali partiti tedeschi: il socialdemocratico Spd, il liberale Spd, i verdi dei Grünen e il conservatore Cdu. I primi tre partiti costituiscono la maggioranza del nuovo governo sotto la guida di Olaf Scholz (Spd), che in qualità di ministro delle Finanze del precedente governo Merkel è stato proprio l’artefice della controversa tassa sul vaping.
E il confronto si è focalizzato proprio sulla domanda riguardo al futuro della sigaretta elettronica nella legislatura che si è appena aperta: cosa accadrà alle politiche di riduzione del danno nei prossimi quattro anni (tanto dura una legislatura in Germania), che coincidono proprio con la progressiva applicazione dell’ammontare totale della tassa sui liquidi. I tre rappresentanti del mondo scientifico erano noti medici tedeschi, alcuni anche noti ai lettori italiani che hanno seguito sulle nostre pagine la loro battaglia per la riduzione del danno. Martin Storck, direttore della clinica di chirurgia vascolare di Karlsruhe, Thomas Hering, pneumologo berlinese e Thobias Rüther, direttore dell’ambulatorio del tabacco presso la Clinica Lmu di Monaco (gli ambulatori del tabacco sono centri di consulenza sulla dipendenza dal tabacco istituiti presso alcuni ospedali tedeschi).
Da parte loro è arrivato un nuovo impulso ai politici a ribaltare posizioni e pregiudizi nei confronti della sigaretta elettronica e a rapportarsi con questo nuovo strumento sulla base delle ricerche scientifiche e non del sensazionalismo o dell’abitudine. Per Hering la sigaretta elettronica può essere consoderata un vero e proprio “game changer” nei casi di fumatori colpiti da malattie gravi, come ad esempio la broncopneumopatia cronica ostruttiva, una malattia polmonare progressiva non completamente reversibile. “Come medico consiglio il passaggio all’e-cig quando la priorità per il paziente è la cessazione del fumo”, ha detto.
Anche Storck, che come chirurgo cardiovascolare appartiene alla categoria di medici tedeschi che più di ogni altra si è esposta negli ultimi anni a favore dell’utilizzo terapeutico del vaping, l’aiuto della sigaretta elettronica è “urgentemente necessario per quei fumatori che altrimenti non riuscirebbero ad abbandonare il fumo”. Il principio dell’harm reduction, ovvero la minimizzazione del rischio è “un’opportunità importante”, ha aggiunto Storck, ricordando come la sua specializzazione lo porti a contatto con pazienti giunti all’ultimo stadio per i danni provocati dal fumo.
Rüther, infine, ha ribadito ai deputati che “tutti gli studi più seri sostengono la minore dannosità delle sigarette elettroniche rispetto a quelle tradizionali”. E a una domanda sui rischi del vaping giovanile espressa dalla parlamentare socialdemocratica, ha illustrato i dati più recenti disponibili sull’identikit dello svapatore: “Solo una percentuale compresa tra lo 0,2 e il 2% è costituita da vaper che non avevano mai fumato in precedenza, tutto il resto è rappresentato da ex fumatori”. Una tendenza che si rintraccia anche nei numeri tedeschi, ha aggiunto Rüther, che ha ribadito anche la mancata conferma a livello scientifico ed empirico della teoria gateway, in base alla quale lo svapo introdurrebbe al fumo.

La cancelliera Angela Merkel con il ministro alle finanze Olaf Scholz

Il confronto è andato avanti per un bel po’ sui temi scientifici, fino a quando il deputato della Cdu, oggi all’opposizione, ha criticato la nuova tassa sull’e-cig ribaltando le responsabilità sui socialdemocratici. Ma sebbene Scholz porti la firma in calce alla legge, alla guida del governo c’era la cancelliera conservatrice Angela Merkel, che avrebbe potuto pur dire la sua, se avesse avuto opinioni contrarie. Le speranze di una revisione dell’ammontare della tassa sono così in mano dei liberali, tradizionalmente restii ad aumenti fiscali. La posizione espressa dal rappresentante liberale ha anche riflessi sul piano della salute. Siamo convinti che i prodotti più dannosi per la salute debbano essere maggiormente tassati, è stato in sostanza il suo discorso, ma piuttosto che prendere in considerazione un ulteriore aggravio delle tasse sul fumo vedremo se ci saranno le condizioni per diminuire quelle sulla sigaretta elettronica. Proposito difficile in un governo guidato proprio da Scholz.

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