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Sigaretta elettronica e disfunzione erettile, uno studio che distorce la verità

In un intervento sull'Ajpm, Polosa, Calogero, Caponnetto e Capodicasa criticano su basi scientifiche l'associazione fra vaping e problemi dell'erezione.

Lo scorso dicembre uno studio di tre università (New York University, Johns Hopkins University e Mohammed Bin Rashid University of Medicine and Health Sciences di Dubai) guadagnò gli onori delle cronache in tutto il mondo. Il lavoro coordinato da Omar El-Shahawy evidenziava l’associazione fra l’uso della sigaretta elettronica e la disfunzione erettile. E, sebbene i limiti dello studio fossero ben evidenti (come riportato a suo tempo in questo articolo), il tema pruriginoso rappresentava un’occasione imperdibile per la stampa, compresa quella italiana. Tanto che molti articoli arrivarono a parlare di nesso di causalità fra il vaping e l’impotenza maschile, cosa che – a onor del vero – gli autori dello studio non fanno mai.
Oggi, con un intervento pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, quattro scienziati italiani prendono posizione sulla (o meglio contro) la ricerca in questione, sostenendo che “divulghi disinformazione e distorca la verità scientifica sulla sigaretta elettronica in relazione alla disfunzione erettile”. I quattro sono tutti docenti dell’Università di Catania: Giovanni Capodicasa e Aldo E. Calogero della facoltà di Medicina clinica e sperimentale, Pasquale Caponnetto della facoltà di Scienze dell’Educazione, sezione Psicologia, e Riccardo Polosa, della stessa facoltà dei primi due oltre che fondatore del Centro di eccellenza per l’accelerazione della riduzione del danno (Coehar).
I quattro, nel loro intervento intitolato “Association of E-cigarette With Erectile Dysfunction: The Population Assessment of Tobacco and Health Study”, mettono in discussione la stessa diagnosi di disfunzione erettile (De) dello studio, visto che si è basata sulla risposta a una singola domanda e non a un questionario validato, come l’International Index of Erectile Function. “È probabile – si legge nell’articolo – che questo approccio eccessivamente semplicistico generi dati inaffidabili sulla reale prevalenza della De”. In secondo luogo, viene criticata l’ipotesi che l’esposizione alla nicotina contenuta nelle e-cig possa ridurre il flusso arterioso del pene, suggerendo una componente vascolare prevalente per il disturbo. Non solo questa spiegazione è contraddetta dalla asserita mancanza di associazione con il fumo attuale, ma – affermano i quattro studiosi – lo studio non indaga la presenza di disfunzione erettile psicogena, un importante fattore di confusione, e non esclude dal lavoro gli uomini che ne soffrono.
Inoltre El-Shahawy e i suoi colleghi ipotizzano anche che il problema potrebbe essere spiegato da una riduzione dei livelli di testosterone causata dall’esposizione a sostanze contenute nei liquidi di ricarica. Eppure, non presentano dati sui livelli sierici di testosterone a sostegno di questa ipotesi. “A nostro avviso – commentano Polosa e gli altri – la mancanza di dati sul testosterone costituisce un pregiudizio significativo, poiché l’ipogonadismo è un importante fattore di rischio indipendente per lo sviluppo della disfunzione erettile non correlato all’uso di e-cigarette”. Ancora, quasi tutti gli utilizzatori di sigarette elettroniche presi in considerazione erano fumatori o ex fumatori ed è molto più probabile che, se c’era un effetto biologico, questo fosse causato dal fumo. “Sorprendentemente – si legge nell’articolo – il fatto che i pazienti fumassero non è stato considerato nelle analisi. Ciò contrasta con la nozione comune che il fumo sia un fattore di rischio indipendente per la disfunzione erettile e solleva serie preoccupazioni sulla validità delle conclusioni dello studio. Un altro elemento non plausibile è che l’associazione stimata con la De è molto più forte per il vaping che per il diabete”.
L’ultima debolezza riscontrata nello studio è l’assenza di una valutazione dei farmaci assunti da questi uomini. Molti farmaci ampiamente diffusi (come betabloccanti, antidepressivi e ansiolitici) possono infatti causare disfunzione erettile. Stesso discorso vale per il consumo di alcool. Insomma, come già evidenziato in precedenza, lo studio di El-Shahawy non permette di trarre conclusioni su un possibile nesso di causalità fra uso di sigarette elettroniche e problemi erettili. E infatti l’articolo dei quattro professori catanesi auspica “una ricerca di migliore qualità per fornire stime quantitative dei rischi e dei benefici per la salute derivanti dall’utilizzo di strumenti elettronici per la somministrazione di nicotina”.

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