© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
Ancora uno studio mette in guardia i legislatori dalle conseguenze nefaste delle tasse su sigarette elettroniche e prodotti del vaping. Si tratta di un lavoro americano, che arriva proprio dopo che una gran quantità di Stati statunitensi hanno promulgato nuove imposizioni fiscali su questo tipo di prodotti. Ma attenzione, mettono in guardia i ricercatori, così si incrementa il fumo. E, dunque, se l’obiettivo è quello di ridurre il consumo di tabacco combusto – di gran lunga più dannoso – tassare le sigarette elettroniche non è la risposta giusta. Lo studio in questione si intitola “The effects of e-cigarette taxes on e-cigarette prices and tobacco product sales: Evidence from retail panel data” e sarà pubblicato nel numero di dicembre del Journal of Health Economics. È stato finanziato dal National Institutes of Health e condotto da un gruppo di sei economisti sanitari con esperienza nell’analisi di comportamenti a rischio e abitudini dei consumatori.
Il primo autore è Chad Cotti, docente di economia presso il College of Business della University of Wisconsin-Oshkosh. Fra gli altri ricercatori, provenienti da diversi atenei statunitensi, c’è anche Michael Pesko della Georgia State University, che si è spesso occupato di questi temi. I dati che lo studio ha analizzato per comprendere le conseguenze delle tasse sui prodotti del vaping sono quelli del NielsenIQ Retail Scanner dal 2013 al 2019 compresi. Il primo elemento che è i ricercatori hanno evidenziato è che il 90% delle tasse sulle sigarette elettroniche viene riversato sul prezzo al dettaglio. Quindi a un sostanziale aumento del prelievo fiscale ne corrisponde uno altrettanto importante per le tasche del consumatore. L’altro dato rilevato dallo studio è un’elasticità incrociata positiva della domanda fra sigarette elettroniche e sigarette a tabacco combusto. Questo indica che i due prodotti sono dei sostituti economici. E per questo quando si attua una fiscalità sui prodotti del vaping, i consumatori tendono a rivolgersi alle sigarette tradizionali.
Quindi imporre una tassazione elevata sulle e-cigarette non è la risposta giusta in termini di salute pubblica, perché farà aumentare i fumatori. A questa stessa conclusione sono giunti molti studi, che hanno messo in guardia contro contro l’effetto boomerang di tasse e divieti. Solo per fare un esempio, ricordiamo la ricerca dell’inizio del 2020 condotta dal National Bureau of Economic Research sul caso studio del Minnesota, che rilevava come l’aumento del prelievo fiscale sulle e-cigarette fosse un ostacolo alla cessazione dei fumatori adulti. A commento del suo studio, Chad Cotti ha dichiarato che la sua speranza è che “il suo lavoro abbia un significato e indirizzi la discussione”. Purtroppo, però, finora è andata diversamente, non solo negli Stati Uniti.