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Anche in Italia il sostegno verso gli strumenti alternativi al fumo, come le sigarette elettroniche, è forte è ben radicato. È quanto emerge dalle risposte all’ultima consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea sulla Direttiva tabacchi, la cosiddetta Tpd, in vista dalla sua revisione. Come noto, la Direttiva norma non solo i prodotti da fumo ma anche i nuovi strumenti come, appunto, le e-cigarette e il tabacco da riscaldare ed è dunque molto importante per il settore del vaping fare il possibile per evitare che la nuova versione contenga misure restrittive, o addirittura punitive, per i nuovi prodotti.
La consultazione ha ricevuto quasi 18 mila risposte in tutta l’Unione che il sito svedese Snusforumnet si è preso la briga di analizzare e sistematizzare nel totale e paese per paese. In totale la maggior parte dei partecipanti (l’87,9%) sono stati privati cittadini, proporzione che per l’Italia sale addirittura al 95%. Dei 2.196 contributi inviati, infatti, ben 2.083 sono di cittadini privati e solo 113 da parti interessate (industria, negozianti), associazioni o istituti di ricerca. Ed è il 70% di questi cittadini a ritenere che i prodotti alternativi possano aiutare i fumatori a smettere, mentre solo il 2% è in netto disaccordo con questo assunto. Allo stesso modo, sette partecipanti alla consultazione su dieci non credono che i nuovi prodotti rappresentino un serio rischio per la salute pubblica.
Addirittura il 96% fra i cittadini partecipanti non crede che vietare le aromatizzazioni diverse dal tabacco nei prodotti del tabacco e nelle sigarette elettroniche servirebbe a ridurre i rischi sanitari. Quasi il 90% ritiene poi che i pacchetti neutri per i prodotti del tabacco non abbiano avuto un vero impatto nella riduzione dei rischi del fumo. Infine circa il 95% è convinto che le attuali norme che limitano la visibilità delle sigarette elettroniche nei punti vendita siano sufficienti. L’84% lo pensa anche per quelle applicate ai riscaldatori di tabacco e l’81% a quelle per le bustine di nicotina.
Alla consultazione sulla Tpd hanno partecipato anche alcuni accademici e istituti di ricerca italiani. Sempre secondo l’analisi di Snusforumnet, fra questi, sono più di quattro su cinque a ritenere che i prodotti alternativi possano essere utili per far smettere di fumare e circa il 90% non li considera un rischio sanitario importante. L’83%, poi, giudica sufficienti le restrizioni alla visibilità delle sigarette elettroniche nei punti vendita e ben il 94% è convinto che gli aromi nei nuovi prodotti del tabacco, come i riscaldatori, non li rendano più attraenti per i minori.
Si tratta di numeri schiaccianti, benché provengano naturalmente da un pubblico interessato all’argomento, come consumatori e stakeholders. Ma proprio perché interessato, si tratta anche di un pubblico che probabilmente conosce bene l’argomento e gli effetti dei prodotti a rischio ridotto. Quello che certamente continua ad emergere in maniera stridente, come sottolineato qualche giorno fa dal direttore della rete di consumatori World Vapers’ Alliance Michael Landl, è la netta divaricazione fra le posizioni della Commissione europea e quella dei suoi cittadini. “La Commissione – esortava Landl – deve allineare le sue politiche con le chiare evidenze scientifiche e con l’opinione pubblica, invece di aggrapparsi a metodi obsoleti e inefficaci”.
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