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Sigarette elettroniche, la riduzione del danno è un diritto umano

Lo afferma il primo rapporto sullo stato della riduzione del danno a livello globale, che fa il punto sulla situazione dei prodotti con nicotina a rischio ridotto.

È disponibile il primo rapporto sullo stato della riduzione del danno a livello globale. Il rapporto, firmato da Harry Shapiro, è stato pubblicato da Knowledge Action Change e reso possibile da un finanziamento dalla Foundation for a Smoke Free World, la fondazione no-profit guidata dall’ex capo di gabinetto dell’Oms Derek Yach e più volte nell’occhio del ciclone per il forte finanziamento iniziale di Philip Morris. Il timing dell’uscita del report non è probabilmente causale. Si cerca di sfruttare la concomitanza con il Cop8 di Ginevra per offrire un punto di vista diverso. Quello della riduzione del danno. Alla compilazione del rapporto Global State of Tobacco Harm Reduction hanno partecipato in molti fra esperti e scienziati. Fra questi, come rilevato ieri, l’italiano Riccardo Polosa.
Si tratta di un lavoro poderoso, lungo 129 pagine, che redige per la prima volta una mappa a livello mondiale, regionale e nazionale della disponibilità e dell’uso dei prodotti a rischio ridotto, delle risposte normative a questi prodotti e ci si sofferma sui loro potenziali benefici per la salute pubblica. I prodotti a rischio ridotto sui cui si concentra sono di tre tipi: le sigarette elettroniche, i riscaldatori di tabacco e lo snus, le bustine di tabacco per uso orale vietate in tutta l’Unione europea con l’esclusione della Svezia (che ha il tasso di mortalità per malattie fumo-correlate più basso d’Europa).
Nel rapporto si ricorda che ogni sei secondi nel mondo una persona muore per una malattia fumo-correlata; fanno sei milioni di vite all’anno. Il fumo uccide più della malaria, dell’Hiv e della tubercolosi messe insieme e la metà dei fumatori morirà per malattie ad esso legate. In termini di spesa sanitaria e di mancata produttività, il costo delle malattie fumo-correlate, secondo dati dell’Oms, ammonta a mille miliardi di dollari all’anno. I fumatori, come si ripete da anni, fumano per la nicotina ma si ammalano e muoiono per le sostanze derivate dalla combustione. E gli strumenti classici del tobacco control – si legge nel report – hanno ormai sfruttato tutto il loro potenziale e infatti nei Paesi più sviluppati la prevalenza del fumo rimane più o meno stazionaria, mentre nelle regioni più povere del globo cresce.
Ma c’è un’altra via, spiega il GSTHR, quello dei Safer nicotine products, i prodotti che somministrano nicotina senza combustione, riducendo il danno – secondo le stime – del 95 per cento. Il rapporto cita alcune delle più significative conclusioni a cui sono giunti studi scientifici clinici e indipendenti e inchieste parlamentari. Per esempio che passare al vaping può essere un valido sostegno per smettere di fumare; o che al momento non sono noti affetti nocivi per la salute del vaping o dello snus; che non esistono rischi dell’inalazione passiva dell’aerosol della sigaretta elettronica; che, nonostante gli adolescenti sperimentino per natura, non vi sono evidenze che l’uso dell’ecig introduca al fumo; e che non sono noti effetti negativi a breve o lungo termine dell’uso della nicotina.
Nonostante questo, si legge nel report, 39 Paesi hanno vietato questi prodotti e fra di essi si trovano nazioni con un’alta prevalenza di fumatori. Sono 69, invece, gli Stati che applicano la legislazione del tabacco anche alle sigarette elettroniche. Il GSTHR auspica l’apertura di una nuova era nel tobacco control sottolineando anche come non sia solo una questione di salute e sicurezza, ma anche di diritti umani. La Costituzione dell’Organizzazione mondiale della sanità del 1946 sancisce che “Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale”. Una previsione che, si legge nel report, “riguarda anche i fumatori e il loro diritto a ricevere informazioni, servizi e prodotti che possano aiutarli a raggiungere quest’obiettivo”. Insomma, spiega il GSTHR, non bisogna impedire ai fumatori l’accesso ai prodotti che riducono il danno, che li possono aiutare ad evitare di ammalarsi e morire prematuramente a causa del fumo.
Nelle intenzioni degli autori, il rapporto sullo stato della riduzione del danno verrà redatto ogni due anni, per tenere d’occhio la situazione mondiale, fare il punto su eventuali progressi o passi indietro e offrire a tutti uno strumento di analisi e studio.

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