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Il vapore di sigaretta elettronica può essere un veicolo di diffusione del nuovo coronavirus? Sono stati in molti a domandarselo. Dalle nostre parti, per esempio, il deputato del Movimento 5 Stelle e medico Giorgio Trizzino che aveva affidato ad un lancio dell’agenzia Adnkronos la sua legittima preoccupazione, sovvenuta quando si era trovato a fare la fila per il supermercato dietro a uno svapatore. Il primo a rispondere a questo importante quesito è il professore Neal Benowitz della University of California di San Francisco, interrogato sulle colonne del quotidiano Mail Online.
“Non ritengo che le sigarette elettroniche presentino alcun rischio di diffondere il virus – spiega l’esperto di dipendenza da nicotina e tabacco e autore di molti studi sulla sigaretta elettronica – a meno che non si tossisca mentre si esala il vapore”. Questo perché, continua Benowitz, “il vapore espirato dalle sigarette elettroniche consiste in particelle molto piccole di acqua, glicole propilenico, glicerina e sostanze chimiche aromatizzanti, non in goccioline di saliva”.
“L’aerosol della sigaretta elettronica – conclude – evapora molto velocemente, mentre le particelle emesse con la tosse o lo starnuto sono più grandi e rimangono nell’aria per un periodo di tempo relativamente più lungo”. Questa è l’opinione dell’esperto della University of California ma, naturalmente, il consiglio da dare a tutti gli utilizzatori di sigaretta elettronica è quello di astenersi dal fare grosse nuvole di vapore, quando ci si trova in prossimità di altre persone. Un consiglio di buona educazione che vale in ogni situazione e in particolare in questi momenti delicati.