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Sigarette elettroniche, medici ed esperti contro il divieto di San Francisco

Dure critiche alla decisione del Consiglio dei supervisori che rischia di obbligare gli ex fumatori al tornare al tabacco.

Il divieto di vendita di sigarette elettroniche deciso dalla città di San Francisco continua ad alimentare una infuocata polemica e non solo negli Stati Uniti. Proprio ieri, infatti, mentre la notizia faceva il giro del mondo, la britannica Bbc ha ritenuto necessario pubblicare un articolo sulla sicurezza del vaping, adottato nel Regno Unito dalle istituzioni sanitarie come alleato nella lotta al tabagismo. Anche oggi la rete nazionale ha continuato nella sua opera, raccogliendo pareri che consentano di prendere le distanze dalle decisioni del legislatore californiano e cercando di opporre una informazione corretta all’allarmismo mediatico proveniente da Oltreoceano.
Ma giudizi pesanti arrivano anche dall’interno degli Usa, dove cresce comprensibilmente il timore che altre città o interi Stati possano seguire la strada tracciata da San Francisco. La città della California non è la prima ad aver adottato misure draconiane contro il vaping. Già all’inizio del mese Beverly Hiils, la lussuosa enclave all’interno di Los Angeles, aveva vietato la vendita delle e-cigarette e di tutti i prodotti del tabacco. Ma l’enorme differenza sta proprio qui: la misura di San Francisco colpisce solo le sigarette elettroniche. Il prodotto più pericoloso, il tabacco, resterà invece disponibile e incontrastato sugli scaffali.
Per questo Michael Siegel, docente presso la Scuola di salute pubblica della Boston University, parla di “politica folle”. La decisione del consiglio dei supervisori, dichiara alla Nbc, “rende più facile procurarsi sigarette che prodotti del vaping”. “La cosa peggiore – continua – oltre al fatto che è insensato dal punto di vista della salute pubblica, è che produrrà danni a livello sanitario. Togliendo le sigarette elettroniche dagli scaffali, stai di fatto costringendo molti ex fumatori a tornare al tabacco”.
È della stessa idea Kenneth Warner, professore emerito alla University of Michigan of Public Health, che ritiene che si stia mettendo sullo stesso piano un rischio ipotetico – quello che i minori sviluppino una dipendenza – e il pericolo immediato e concreto di malattie fumo correlate e morti per i fumatori che non riescono a smettere. “Se il Consiglio dei supervisori avesse avuto a cuore la salute pubblica, – spiega – avrebbe proibito la vendita di sigarette. Una priorità molto più alta da un punto di vista sanitario”. E commentando le politiche cittadine, conclude: “È davvero ironico che oggi si possano tranquillamente acquistare marijuana e sigarette, ma non i prodotti del vaping, che sono indubbiamente molto meno dannosi del fumo. È ridicolo”.
Ugualmente critico anche Neal Benowitz, docente di medicina proprio alla University of California di San Francisco. “La cosa logica – dichiara – sarebbe stato cercare di limitare l’accesso a questi strumenti per i minori. Potevano vietarne la vendita nelle stazioni di servizio e nelle drogherie, ma le sigarette elettroniche sarebbero dovute rimanere disponibili nei negozi specializzati e online, dove vi sono sistemi di verifica dell’età”.
Secondo Sally Satel, psichiatra della Scuola di medicina della Yale University e ricercatrice dell’American Enterprise Institute, “vietare la sigaretta elettronica è la peggiore soluzione al meno pressante dei problemi di San Francisco”. In un articolo su Usa Today, Satel parla di “massimizzazione del danno”, sottolineando l’illogicità di proibire il prodotto più sicuro, in favore di quello più dannoso e ricordando come l’amministrazione cittadina pratichi invece la riduzione del danno per chi consuma eroina o altre droghe. “I fumatori – conclude Satel – che, è bene ricordarlo, consumano una sostanza legale, meritano lo stesso compromesso per la loro salute”.

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