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Consumatori sigarette elettroniche: “La salute prima della fiscalità”

“Secondo noi una politica di prevenzione sanitaria intelligente e lungimirante che guardi alla salute dei propri cittadini, ma anche al risparmio della spesa sanitaria di uno Stato, non può e non deve essere esclusivamente appannaggio di provvedimenti di carattere fiscale”. L’Associazione nazionale per i vapers uniti (Anpvu) torna sul tema della salute, chiedendo un’attenta politica di prevenzione della salute pubblica e in particolare del tabagismo, “responsabile in Italia di 80.000 morti all’anno”. Il governo italiano, finora, ha trattato il vaping soprattutto come un problema legato agli introiti nelle casse dell’erario, ma l’associazione dei consumatori auspica un approccio completamente diverso. E l’esempio indicato è, naturalmente, quello seguito Oltremanica: “Il Ministero della Salute inglese – si legge in un comunicato firmato dal presidente Carmine Canino – aprendo convintamente le porte al vaping come sistema alternativo, sicuro ed efficace rispetto al fumo di sigaretta, rappresenta la vera innovazione culturale in fatto di politiche di prevenzione delle patologie fumo-correlate e lotta al tabagismo”. Anpvu fa specifico riferimento al report pubblicato lo scorso 6 febbraio dall’agenzia Public Health England  che aggiorna quello del 2015, confermando che le ecig rappresentano un valido strumento per smettere di fumare e sono del 95 per cento meno dannose delle sigarette convenzionali. Il documento non condivide il pericolo del cosiddetto “effetto passerella”, che porterebbe i giovani a passare dal vaping al fumo, e anzi mette in guardia contro la disinformazione mediatica e scientifica: “Sarebbe tragico se migliaia di fumatori non iniziassero a svapare a causa di false convinzioni”, ha dichiarato John Newton, Direttore per il miglioramento della salute presso PHE. Insomma, secondo l’associazione “sono oramai migliaia gli studi scientifici che si susseguono nel mondo, molti dei quali pubblicati su riviste molto importanti e riconosciute come: The Lancet, The New England Journal of Medicine, British Journal of Medicine, British Journal of Respiratory, ecc. che attestano, in maniera oramai incontrovertibile, come i vaporizzatori rappresentino una valida opportunità per vincere la dipendenza dal tabacco e far fronte alle gravi patologie fumo-correlate”. È quindi arrivato il momento di chiedere un cambio di rotta allo Stato italiano che lo metta nella scia di quello del Regno Unito “dove il vaping viene promosso e incentivato dal proprio Ministero della Salute”. ANPVU chiede, infine, un dialogo costruttivo fra tutti gli attori del settore “affinché si possa avviare quella sensibilizzazione dell'opinione pubblica finalizzata ad avvicinare quanti più fumatori tradizionali possibili al vapore elettronico che risulta molto più agevole ed efficace e che possa garantire a tutti un futuro di svapo e non di cenere”.

Panuzzo (UniEcig): “Fatto valere un nostro diritto, adesso viene il difficile”

E alla fine Antonella Panuzzo ha avuto ragione. Ha avuto ragione ad impuntarsi e ha avuto ragione a pretendere il riconoscimento di un suo diritto, personale e civile. L'Agenzia dei Monopoli ha accolto la richiesta di essere ascoltata preventivamente la redazione del Decreto direttoriale che dovrà essere emanato entro il 31 marzo e con cui lo Stato gestirà la rete vendita delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica. Non è stato necessario dare vita all'azione di disobbedienza. Con fare educato ma deciso, Panuzzo ha chiesto di poter portare all'attenzione del direttore Kessler le istanze dei rivenditori di sigarette elettroniche, in quanto rappresentante nazionale dei loro interessi. Nonostante le svariate telefonate e messaggi di Posta certificata, in passato le richieste di incontro di UniEcig non avevamo mai ottenuto risposta. Un'ora di anticamera e poi la proposta: un rapido consulto immediato oppure un lungo incontro per lunedì 26 alle ore 11. Dopo essersi confrontata con i componenti del direttivo di UniEcig intervenuti a sostegno, Fabrizio Bollini e Fabio Manganello, si è deciso di optare per la seconda opportunità così da redigere e far protocollare un apposito documento. Verba volant, scripta manent, si direbbe in questi casi. A dar sostegno in piazza ad Antonella Panuzzo, oltre ad un piccolo gruppo di rappresentanti della filiera produttiva e distributiva, è intervenuto anche il presidente dell'associazione dei consumatori Anpvu, Carmine Canino, giunto appositamente da Catanzaro. "Abbiamo semplicemente ottenuto il riconoscimento di un nostro diritto - commenta Antonella Panuzzo -  Lunedì illustreremo ai vertici di Aams quali sono le nostre priorità, sia da salvaguardare che da evitare. Quando si vuole ottenere qualcosa, quando si è nel giusto e quando in gioco c'è la vita e il futuro di migliaia di lavoratori, non contano le parole ma bisogna intervenire. Per il momento sono soddisfatta ma la parte difficile arriva proprio adesso: far capire e far valere le nostre ragioni. Ma, considerate le premesse, sono sicura che lunedì andrà tutto bene".

Consumatori al fianco dei negozianti sigarette elettroniche

L'associazione nazionale dei vapers uniti (Anpvu) è pronta a sostenere qualsiasi iniziativa di protesta intrapresa da UniEcig qualora risultasse necessaria. Lo sostiene Carmine Canino, presidente Anpvu, che solidarizza con la campagna presentata da Antonella Panuzzo. "Seguiamo con attenzione l'evolversi della situazione normativa - commenta Canino - che interessa la filiera del vaping italiano e con viva preoccupazione prende atto di quanto oggi affermato dalla presidente di UniEcig Antonella Panuzzo, la quale lamenta un grave deficit di comunicazione da parte delle autorità competenti a decidere rilievi di capitale importanza riguardo il futuro dello svapo in questo Paese. Anpvu è al fianco di Antonella Panuzzo e di UniEcig quando lamentano un incomprensibile e reiterato silenzio da parte di Aams su questioni di vitale importanza per un settore già gravemente colpito e danneggiato dagli ultimi interventi normativi. Un monopolio imposto a prescindere, senza un minimo di confronto con le varie associazioni di categoria, ha il sapore di un immeritato castigo da parte di Aams a tutta la filiera del vaping, compresi i milioni di consumatori che saranno irrimediabilmente costretti a tornare a fumare a causa dell’abnorme tassazione che gravando sullo svapo, lo rende automaticamente un bene di lusso non più accessibile a tutti, come dovrebbe essere la principale e universalmente riconosciuta arma contro il tabagismo. Apvu, associazione formata da soli consumatori, è pronta a collaborare con le altre associazioni di categoria per intraprendere le misure necessarie affinché il mondo della sigaretta elettronica non sia ancora una volta penalizzato a danno dei tanti nostri soci che grazie al vaping sono riusciti a liberarsi dalle catene del tabagismo. Siamo convinti e disponibili - conclude Canino - ad appoggiare anche noi, senza se e senza ma, qualsiasi azione di protesta che UniEcig decida di portare avanti per il bene e la sopravvivenza dell'intero settore".

Sigarette elettroniche, Federazione unitaria: le associazioni dicono Nì

Otto ore di discussione, a tratti anche intensa, sono servite per delineare il posizionamento di ogni singola associazione del vaping all'interno del panorama politico-istituzionale. Presso il Meeting Center di Roma, UniEcig ha chiamato a confronto le associazioni dei negozianti specializzati in sigarette elettroniche e le aziende di produzione e distribuzione. All'ordine del giorno: ipotesi di resistenza - o linee condivise - all'imposizione fiscale e prospettive di collaborazione o fusione o federazione tra tutte le sigle associative. Le aziende partecipanti hanno ragionato su come affrontare nel breve periodo l'emergenza e tutte hanno sostenuto che non occorre più cercare e adottare escamotage volti a tamponare la contingenza. Occorre invece aggredire il legislatore con proposte e ipotesi di confronto coordinate. Se tutti si sono trovati d'accordo ad applicare l'imposta piena sui flaconi da 10 millilitri, perplessità sono state dimostrate nei confronti di due soluzioni alternative: i liquidi scomposti e la soluzione di acqua e nicotina. Il dibattito, per la verità, è stato animato proprio da un serrato confronto su questi due temi. In conclusione non è emersa una linea comune ma ha prevalso la libertà di scelta e di iniziativa imprenditoriale: ogni produttore è libero di immettere sul mercato ciò che reputa opportuno nel rispetto delle norme di sicurezza, mentre ogni negoziante è libero di scegliere cosa vendere. Sarà comunque il decreto Aams a stabilire se e come i due prodotti potranno essere venduti: mentre per i liquidi scomposti la controversia si è limitata all'applicazione dell'imposta di consumo, per le soluzioni di acqua e nicotina il dibattito ha dimostrato che alcuni rivenditori nutrono qualche perplessità a causa dell'alta concentrazione nicotinica. Nella seconda parte della giornata si è invece affrontato il tema delle strutture organizzative di settore: federazione unica, associazioni plurime, delegazione unitaria? Non si è trovato un comune punto d'incontro, anche se alcune associazioni si sono dimostrate aperte a soluzioni unitarie. Antonella Panuzzo, presidente di UniEcig, associazione promotrice della giornata di confronto, ha ipotizzato una rappresentanza federale a garanzia delle differenti realtà e strutture associative. In sintesi, un contenitore unico che possa essere rappresentato da un singolo soggetto, portavoce delle istanze comuni. Per quanto riguarda le criticità di ogni singolo anello della filiera, sarà cura delle associazioni interessate dare dignità di rappresentanza ad un unico soggetto. Elisabetta Robotti (Anide) ha chiuso ogni possibilità di fusione, proponendo di aprire un confronto iniziale e propositivo aperto ai presidenti delle cinque associazioni di produttori e negozianti: Anafe, UniEcig, Eim, Coiv, oltre la stessa Anide. Aldo Mastandrea ha presentato il progetto politico legato alla sigla Eim. Tra i punti in evidenza: contributo annuale di 2mila euro da versare allo Stato per i negozianti che vogliono vendere ecig; imposta flat di 50 centesimi sui liquidi notificati a norma Tpd; obbligo di apertura di partita Iva italiana e controlli serrati verso le aziende estere che vogliono affacciarsi sul mercato italiano; chiusura del contenzioso Stato-aziende sul pregresso attraverso rimodulazione del dovuto; tracciabilita dei prodotti attraverso codice univoco. Umberto Roccatti (Anafe) ha chiuso sul nascere l'ipotesi di fusione delle associazioni esistenti, sottolineando che non nessuno avrà mai la delega di rappresentanza in bianco. Ha però proposto di porre l'associazione confindustriale come collettore di altre rappresentanze. In sostanza: no alla federazione, sì all'allargamento di Anafe. Massimiliano Federici ha anticipato che è stata avviata la costituzione formale di Coiv, sigla che cura gli interessi dei piccoli e medi produttori e distributori. Ha altresì programma a medio a lungo termine, senza lavorare esclusivamente nell'emergenza. In sintesi, creare creare una linea d'azione pluriennale. Vincenzo Sparacino, ideatore del progetto legato al gruppo Fisel, si è detto disponibile ad ogni soluzione che possa portare unità, allargamento e condivisione. Il progetto prevede il diritto di rappresentanza anche ai consumatori. Intanto, dopo l'uscita da Anafe, Sparacino ha espresso l'intenzione di aderire formalmente a Coiv. Anche Anpvu, associazione dei consumatori, ha espresso la volontà di unirsi in una federazione. La maggioranza degli intervenuti ha evidenziato la necessità di organizzare una struttura che possa occuparsi in maniera professionale e incisiva di lobbying, comunicazione e tutela legale.

Sigaretta elettronica: sigle, associazioni e coalizioni balcanizzano la filiera

La filiera italiana del vaping conta circa un centinaio di aziende di produzione e distribuzione, circa 2500 negozi e una platea di consumatori che, secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, non supera i 2 milioni; i lavoratori coinvolti direttamente o indirettamente sono circa 30mila. Numeri che incidono relativamente nell'ambito dell'economia pianificata nazionale, anche perché sono distribuiti a macchia di leopardo. Mentre i margini di crescita dei consumatori sono esponenziali, l'industria produttiva e la rete vendita potrebbero aver raggiunto la saturazione con il consolidamento delle imprese che negli anni passati hanno maggiormente investito e si sono imposte sul mercato. I problemi normativi e legislativi degli anni passati hanno costretto le aziende a colalizzarsi in associazioni di scopo per tutelarsi attraverso ricorsi e azioni legali; i negozi, invece, hanno cercato di compattarsi per respingere i colpi esterni tentati (e riusciti) dei Monopoli e della concorrenza sleale di origine prevalentemente estera. Sono così nate le associazioni di settore nel tentativo di far convivere interessi simili sotto un unico cappello identitario. Gli esperimenti si sono succeduti nel tempo e, dopo i primi anni in cui gli operatori di settore hanno cercato un assestamento, nei mesi scorsi pareva che questo si fosse trovato. Anafe, l'associazione dei grandi produttori, distributori e importatori legati a Confindustria, al centro dello schieramento ai cui lati stavano le due sigle dei rivenditori, Anide a UniEcig. Storica e battagliera la prima, recente e razionale la seconda. A queste si è quindi aggiunta Coiv, definitasi coalizione di piccoli e medi distributori e importatori, ed Eim, in rappresentanza di otto produttori che hanno scelto di affiliarsi a Confartigianato. Ognuna di queste sigle ha tentato, nel corso delle discussioni parlamentari, di intervenire a difesa degli interessi rappresentati. A freddo, nessuno è riuscito a salvaguardarsi dall'affondo governativo: i produttori non hanno ottenuto alcuno sconto sul pregresso, i negozi sono finiti sotto Aams, i distributori continueranno ad essere depositi fiscali e sottostare alle rigidità del Mef. E nessuno, in questo baillame, è riuscito a convincere la ragioneria dello Stato che l'imposta sui liquidi potesse essere ritoccata al ribasso. Alle associazioni degli operatori, occorre aggiungere quella nata per tutelare gli interessi dei consumatori e far da sentinella di legalità e trasparenza: Vapit. Dopo un primo periodo di attività, si è lentamente assopita sino a raggiungere l'attuale stallo con il direttivo fondatore dimissionario. Nelle ultime settimane tra gli operatori del vaping pare serpeggiare un certo malcontento. Tra chi fa appello all'unità del settore e chi invece vorrebbe rappresentanze distinte, sono intanto nate altre due associazioni. Aise, composta da rivenditori, sta seguendo una linea innovativa: delocalizzare le informazioni associative attraverso un tour lungo la Penisola. Come dire: se i negozianti non vanno alle associazioni, è l'associazione che va ai negozianti. Ma anche il fronte dei consumatori si è arricchito di una sigla: Anpvu, acronimo quasi impronunciabile che corrisponde all'Associazione nazionale per i vapers uniti e che vuole dare dignità di parola e rappresentanza a chiunque utilizzi la sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare. È di ieri la notizia, inoltre, del rimpasto in seno ad Anafe: lo storico presidente Massimiliano Mancini ha ceduto il timone a Umberto Roccatti. La prima dichiarazione pubblica dell'imprenditore torinese ha già delineato un cambio di rotta: l'associazione confindustriale apre il tesseramento anche ai negozianti. Le tredici aziende di produzione e distribuzione potrebbero ben presto essere affiancate da una rappresentanza di esercenti su strada, che troverebbero così riparo sotto l'imponente ombrello confindustriale. Anide, Eim, UniEcig, Anafe, Anpvu, Aise, Vapit, Coiv. Otto sigle, circa due per anello della filiera. La forza di un settore non si conta dal numero delle associazioni esistenti. Come dire: ognuno può creare un'associazione, banalmente ogni tre persone si potrebbe avere una differente associazione. La forza, invece, è data soprattutto dall'autorevolezza. Che naturalmente cresce con il numero degli associati, che aumentano se hanno servizi di cui usufruire. La Federazione jugoslava reggeva perché a guidarla c'era un maresciallo forte, autorevole, cinico e freddo. Venendo a mancare il comandante, la Jugoslavia si è sgretolata a colpi di artiglieria pesante, creando vari Stati e innumerevoli énclaves. Nel vaping sta accadendo la stessa analoga balcanizzazione, senza però aver mai dovuto fare i conti con un maresciallo Tito.