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E-cig, l’associazione dei consumatori scrive a Salvini e Di Maio

L'Associazione nazionale per i vapers uniti scrive una lettera, inviata per mail e Pec ai vicepresidenti del Consiglio dei ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio e ai viceministri dell'economia e finanze Massimo Garavaglia e Laura Castelli. Nella missiva il presidente di Anpvu Carmine Canino evidenzia come la legislazione italiana - fiscale e non - estremamente punitiva sulla sigaretta elettronica, stia sortendo l'effetto di far aumentare il numero dei fumatori. Di fatto il nostro Paese sottrae ai suoi cittadini la possibilità di ridurre drasticamente il danno da fumo e costringe le aziende e gli operatori del settore a operare in condizioni di netto svantaggio rispetto ai concorrenti esteri, aprendo al contempo la strada a chi si muove ai margini della legalità. Canino conclude con l'auspicio che finalmente anche lo Stato Italiano approvi e condivida politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping. Ecco il testo della lettera: “Scrivo a nome del Direttivo dell’Associazione Nazionale dei Consumatori di ecig (in sigla “ANPVU”) per significare alcune preoccupazioni ed esigenze a tutela della categoria rappresentata dalla nostra associazione. Tali preoccupazioni trovano, purtroppo conforto nei dati recentemente diffusi in occasione della “giornata mondiale senza tabacco” dal nostro Istituto Superiore di Sanità, secondo cui nel nostro Paese i fumatori sono aumentati – anche tra i più giovani – e tornati ai livelli del passato decennio, mentre gli utilizzatori dei vaporizzatori personali sono diminuiti. Secondo quanto emerso i fumatori in Italia sono arrivati al 23,3% e gli utilizzatori abituali o occasionali di ecig toccano quota 1,1 milioni, in contrazione di circa 200mila unità, di cui il 75,3% è rappresentato dagli utilizzatori duali. L’extra tassazione, le stringenti norme di vendita e acquisto in vigore non solo minano pesantemente un comparto che dà lavoro a 30mila persone ma è anche un deterrente per i consumatori che, di fronte a un prezzo alle stelle per l’utilizzo della ecig, tornano al fumo di sigaretta. Allo stato attuale, la generalità dei consumatori subisce una irragionevole barriera all’ingresso del mercato del vaping, determinato da un’imposta irragionevole e abnorme; nel contempo alla generalità dei consumatori è negata in qualsiasi forma una informativa corretta e veritiera che espliciti con trasparenza la enorme riduzione del danno derivante dalla sostituzione delle sigarette analogiche con le ecig. In un simile contesto, riteniamo che le Istituzioni possano e debbano profondamente ripensare al ruolo da attribuirsi al “vaping” ed alla sigaretta elettronica, la cui regolamentazione “punitiva”, tradisce ad oggi una totale ed ingiustificata equiparazione alla “sigaretta analogica”, in primis per tramite della esorbitante imposta di consumo prevista all’art. 62 quater d.lgs. 504/95 e gravante sui “liquidi da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina” determinata in modo illogico ed irrazionale secondo, per l’appunto, un criterio di equivalenza con le sigarette “analogiche”. Difettano, ad oggi, nel nostro Paese studi istituzionali in merito, a fronte del fatto che altri Stati hanno adottato politiche di favore per il “vaping”, muovendo dalla mole di contributi scientifici che ne hanno certificato la valenza a diminuire quasi totalmente la dannosità derivante dal fumo analogico, oltre che dalle migliaia di testimonianze di persone che grazie alla sigaretta elettronica hanno smesso o diminuito il consumo di sigarette tradizionali, aumentando enormemente la qualità della propria vita. Preme sottolineare la assoluta negatività dell’attuale imposta, a danno della salute della generalità dei consumatori che intendano smettere di fumare, sotto il duplice profilo di (i) creare una imponente “barriera” all’ingresso e quindi disincentivarli dall’utilizzo dei dispositivi da inalazione, nonché di (ii) incentivare l’acquisto tramite canali nazionali ed esteri non autorizzati, con evidenti ricadute in termini di certezza in ordine alla salubrità dei prodotti acquistati. La generalizzazione del divieto di vendita a distanza dei “liquidi da inalazione”, introdotta, nel 2017, con la Legge di Bilancio che ha modificato l’art. 21 del d.lgs. 6/2016, non ha fatto altro che acuire l’effetto concorrenzialmente distorsivo derivante dalla proliferazione di un mondo che opera al di fuori delle regole, nell’ambito di un “mercato globale” che viaggia sul “web”, in cui pare obiettivamente impossibile arginare fenomeni elusivi; il tutto a danno non solo dei consumatori, ma anche dei “nostri” rivenditori “fisici” e “online”. Ultimi non ultimi, i nostri produttori, tra i quali si distinguono assolute eccellenze nel mercato mondiale dei liquidi e dei dispositivi, che parimenti patiscono il pessimo clima ingenerato dall’attuale assetto, con gravi pregiudizi e svantaggi rispetto ai concorrenti esteri. In sintesi non possiamo che stigmatizzare l’attuale regolamentazione ritenendola non sufficientemente rispettosa del diritto alla salute dei consumatori, nonché dei diritti degli operatori ad agire in un mercato concorrenzialmente leale e corretto, attraverso regole certe e giuste che possano valere per tutti. Essendo a rischio sopravvivenza un intero settore, seppur piccolo, dell’economia italiana, le urgenti e prioritarie aspettative che la nostra associazione rimette nelle Vostre mani sono quelle di vedere finalmente anche lo Stato Italiano approvare e condividere politiche atte a favorire, rilanciare, promuovere ed incentivare il settore del vaping. Certi di un Vostro positivo riscontro, ringrazio e porgo i miei cordiali saluti.”

Class action a tutela dei consumatori di sigarette elettroniche

di Redazione Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del presidente dell'Associazione nazionale per i vapers uniti (Anpvu), Carmine Canino: "Registriamo con rammarico il giudizio di inammissibilità dell’emendamento volto all’abolizione dell’imposta. Attendiamo di sottoporre al vaglio dei fatti le opinioni pro-vaping già manifestate dalle forze politiche di maggioranza, consapevoli che, se sussiste la volontà politica, si sapranno trovare anche gli strumenti tecnico-normativi e procedurali per poter procedere ad una rapida cancellazione della tassa sugli eliquid. Permane il silenzio del Ministero della Salute che desta preoccupazione almeno quanto il mantenimento dell’imposta. Allo stato attuale, la generalità dei consumatori subisce una irragionevole barriera all’ingresso del mercato del vaping, determinato da un’imposta irragionevole e abnorme; nel contempo alla generalità dei consumatori è negata in qualsiasi forma una informativa corretta e veritiera che espliciti con trasparenza la enorme riduzione del danno derivante dalla sostituzione delle sigarette analogiche con le ecig. In questo contesto, tantissimi fumatori non prendono in considerazione l’utilizzo dei vaporizzatori e, fatto ancor più grave, tantissimi vapers hanno ricominciato a fumare. Motivo per cui Anpvu ha posto allo studio la possibilità di esercizio di una class action, a tutela della salute di migliaia di consumatori, che continua ad incontrare evidente pregiudizio nella suddetta mala-informazione nonché nell’assurda imposta di consumo che grava sui liquidi".

Parte petizione europea per “uno svapo senza tassa”

di Stefano Caliciuri Una petizione per chiedere alla commissione europea di non tassare la sigaretta elettronica e i liquidi di ricarica. È l'iniziativa promossa da Anpvu in collaborazione con altre associazioni europee a tutela del vaping. "Per uno svapo senza tassa sul tabacco, facciamo sentire le nostre ragioni all'Unione Europea", questo il titolo della raccolta firme. Redatta in varie lingue, Anpvu ha curato la parte in lingua italiano. "Quando c'è la volontà di fare qualcosa - spiega Carmine Canino, presidente Anpvu - la si fa e anche in fretta. Se un argomento è comune, l'unità si trova senza alcuna polemica o divisione. La tassa unisce tutti noi in un unico e grande "No" europeo". Queste le associazioni che hanno lavorato nella stesura del testo e stanno diffondendo la petizione: Acvoda (Olanda), Aiduce (Francia), Anesvape (Spagna), ANPVU (Italia), Cyprus Vaping Association (Cipro), DADAFO (Denmark), IG-ED (Germania), Initiativ Fräien Damp Lëtzebuerg (Lussemburgo), La vape du Coeur (Francia), NNA Suitsuvaba Eesti (Estonia), NNA Sweden (Svezia), NNA UK (Regno Unito), ÖDC (Austria), Sovape (Francia), UBV-BDB (Belgio), Villanypára Egyesület (Ungheria). "La Commissione Europea - si legge nella petizione - ha avviato una consultazione pubblica sulla tassazione del fumo e dello svapo aperta fino al 3 settembre (1). Le Associazioni di Consumatori di e-cig e le Associazioni che difendono la riduzione dei rischi di fronte ai danni causati dal fumo richiedono una mobilitazione. Lo svapo ha permesso a oltre 7,5 milioni di europei di liberarsi dal fumo e a 9 milioni di persone di ridurre il consumo di sigarette. Non è giustificabile alcuna sovrimposta punitiva che riduca l'accesso e la libertà degli utenti nei confronti di un prodotto di consumo che non è un prodotto a base di tabacco e che riduce in modo significativo i danni alla salute rispetto al tabacco fumato. Il progetto di armonizzazione dovrebbe vietare tutte le accise sullo svapo nell'Unione Europea. Lo svapo non contiene tabacco, né foglie o filtro, e soprattutto non si consuma come una sigaretta. Lo svapo non produce fumo, né monossido di carbonio o catrame. Inoltre, è un prodotto di consumo per il quale gli utenti non devono essere sottoposti a un'ingiustificata imposta punitiva. In definitiva, la tassa anti-svapo protegge il fumo, come dimostrano gli esempi dei paesi che hanno introdotto tale tassa (Italia, Portogallo, Grecia, Ungheria...). La tassazione punitiva infrangerebbe le misure attuate dalla direttiva europea sul tabacco (DET) intesa per proteggere le persone. L'89,88% dei partecipanti ha già respinto un progetto di imposta punitiva contro gli svapatori e la riduzione dei rischi nella precedente consultazione analoga della Commissione europea Taxud nel 2016. Adesso basta! Chiediamo a tutti coloro che si preoccupano per la salute pubblica, per il mantenimento del diritto di accesso agli strumenti di riduzione del rischio, anche per i più svantaggiati, e per il diritto di proteggere la propria salute, di rispondere alla consultazione pubblica della Commissione sulla tassazione dei prodotti di fumo e di svapo disponibile nelle varie lingue. Accompagniamo questo appello con una petizione online per difendere il diritto di accesso allo svapo esente da imposte in tutta Europa". Per firmare la petizione è sufficiente collegarsi a questo link e scrivere il proprio nome.  

Sigarette elettroniche, appello Liaf: “Riconoscere evidenze scientifiche”

C'erano anche una multinazionale del tabacco e la Lega italiana antifumo insieme alle associazioni del vaping all'incontro svoltosi al Ministero della Salute con il sottosegretario uscente Davide Faraone. E proprio la Liaf dirama un comunicato per diffondere la propria posizione a 24 ore dall'incontro. I funzionari del ministero si sarebbero dimostrati ben disposti a “valutare il report con le ultime evidenze scientifiche internazionali presentato dalla Lega Italiana Anti Fumo" e già nelle prossime settimane si impegnerebbero "a condividere insieme a voi un nuovo percorso per una giusta regolamentazione delle sigarette elettroniche”. Il sottosegretario ha spiegato che “nell’attesa di una nuova fase governativa, siamo qui ancora una volta per ascoltare le vostre proposte e cercare insieme di trovare una soluzione che possa essere condivisa anche con l’Istituto Superiore di Sanità” ha affermato Faraone. All’incontro, promosso dall’associazione EIM, erano presenti le sigle associative del settore: Anafe, Anide, Uniecig, Coiv, Anpvu, Vapit e Aise. Oltre la stessa Liaf era presente la multinazionale Fontem Ventures.  "Nell’incontro - si legge nel comunicato firmato dalla Liaf - è emersa la disponibilità dei rappresentanti del Ministero, non appena la situazione politica lo consentirà, a procedere ad incontri tecnico scientifici  finalizzati all’accertamento sia della riduzione del danno che dei criteri valutativi della qualità dei liquidi utilizzati nello svapo individuando le basi per una normazione efficace dell’ambito produttivo. Altro aspetto è stato il considerare la distribuzione specializzata quale canale isolato dal contesto del fumo tradizionale utile pertanto nell’allontanamento dal tabagismo e soprattutto nell’evitare l’avvicinamento da parte dei più giovani alle sigarette". Tutti gli stati membri sono stati chiamati al recepimento della normativa europea soprattutto dal punto di vista della sicurezza e qualità dei prodotti con situazioni, quale quella inglese, in cui lo stato ha valorizzato la diffusione dell’utilizzo della sigaretta elettronica. Un esempio dal quale l’Italia potrebbe assumere posizioni almeno di tutela e di favore allo sviluppo e diffusione dello svapo. E’ per questo motivo che, riportando anche la voce stessa delle associazioni, Liaf si augura “che le autorità sanitarie non si ostinino a restare sorde davanti all’intera comunità scientifica internazionale che continua a dimostrare l’efficacia delle sigarette elettroniche nella riduzione del danno derivato dal fumo di sigaretta convenzionale, condannando in questo modo il settore ad un lento ed inesorabile oblio”.

Sparacino (Ribilio) ai negozi: “Iscrivetevi a UniEcig, vi risarcisco in prodotti”

“Me la sento di aiutare gli esercenti che si iscrivono a Uniecig”. Coì Vincenzo Sparacino, titolare di Ribilio, lancia la sua proposta durante una live su Facebook. Scondo lui, è necessario ingrossare le fila dell’associazione dei commercianti “per dare forza alle azioni a tutela del settore” che ci si appresta a intraprendere. Naturalmente il pensiero va subito al possibile ricorso contro il decreto direttoriale di Aams per l’autorizzazione alla vendita di prodotti per il vaping, azione di cui si parla da qualche settimana ma per la quale non è ancora stato dato mandato. Sparacino, dunque, si dichiara disponibile a agli esercenti rimborsare il costo della quota associativa a Uniecig (150 euro) con prodotti di valore pari alla quota. E, al contempo, invita chi è già iscritto a fare delle donazioni volontarie all’associazione. “È una mia idea”, specifica Sparacino, sottolineando come la presidente di Uniecig, Antonella Panuzzo, e i membri del direttivo non siano a conoscenza della sua iniziativa. Il titolare di Ribilio esorta anche i negozianti a far iscrivere i vaper all’associazione consumatori, Anpvu, magari offrendo in cambio un piccolo omaggio. Mentre per produttori e distributori l’invito è quello di associarsi a Coiv. Sparacino, inoltre, esorta tutti i negozianti, corner compresi, a presentare la richiesta di autorizzazione alla vendita e, in caso di rifiuto, di impugnare il provvedimento.

Sigarette elettroniche, tutte le associazioni ricevute al Ministero Salute

Otto associazioni del vaping più la Lega Italiana Antifumo di Riccardo Polosa saranno ricevute martedì 10 aprile dal sottosegretario alla salute, il senatore Davide Faraone. Per la prima volta potrebbe dunque accadere che tutte le sigle saranno ospiti presso una istituzione ministeriale per sostenere la causa della sigaretta elettronica in ottica di riduzione del danno e contenimento della spesa sanitaria: Aise, Anide e UniEcig per i negozianti; Coiv per i distributori; Anafe ed Eim per i produttori; Vapit e Anpvu per i consumatori. L'incontro avverrà alle ore 17 e si terrà presso il Ministero della Salute a Roma Eur. Il punto di maggior attrito sarà certamente quello che riguarda il cosiddetto gateway effect: mentre è pensiero comune che la sigaretta elettronica sia uno strumento che riduce il danno da tabacco e consente alle persone di smettere di fumare, le istituzioni sanitarie italiane, rafforzate dalla sentenza della Consulta, sono convinte del contrario, cioé che l'ecig induca i giovani a fumare. Una teoria che costantemente si ripete a seconda dell'esigenza del momento: dalla cannabis alle droghe pesanti; dal vino ai superalcolici; dal Lotto all'azzardo. Purtroppo è molto più semplice giustificare il deficit di competenza dello Stato attraverso queste spiegazioni rispetto affrontare direttamente la questione, risolverla e consentire ai cittadini di poter scegliere la soluzione meno nociva per se stessi, ma forse conseguentemente più "tossica" per le casse erariali.

La sigaretta elettronica riduce il danno, su questo non c’è discussione

di Fortunato Francia direttore scientifico Anpvu È universalmente accettato che i vaporizzatori personali costituiscono uno strumento efficace in grado di ridurre del 95% il danno derivante dalla combustione del tabacco fumato. Nessuno ha mai sostenuto che i vaporizzatori personali siano assolutamente innocui: del resto non lo è neanche l’aria che respiriamo nelle nostre città, dove spesso si rende necessario un blocco del traffico automobilistico per ridurre la concentrazione atmosferica delle polveri sottili (PM10). È bene sempre ricordare che in Italia sono attualmente presenti 11,5 milioni di fumatori e che circa il 67% di questi, nonostante abbia tentato di smettere di fumare, non è tuttavia riuscito a liberarsi da tale subdola dipendenza. Nonostante gli sforzi esercitati dai centri antifumo presenti sul territorio italiano i risultati ottenuti, seppur ammirevoli, non hanno certamente centrato l’obiettivo sperato: sarebbe intelligente e vantaggioso, soprattutto per il paziente tabagista, laddove le altre ipotesi terapeutiche avessero fallito, lasciare la possibilità di scegliere un’alternativa molto meno dannosa delle sigarette; ciò significherebbe prendersi cura del paziente e non abbandonarlo a se stesso e alla sua dipendenza. Mentre nella combustione del tabacco contiamo più di 4000 composti tossici e almeno 40 di questi sono considerati sicuramente cancerogeni e/o mutageni, nello studio in vitro guidato dalla University of North Carolina Health, finanziato dalla FDA e pubblicato da Plos Biology riguardante la tossicità di alcune molecole aromatiche presenti negli eliquids, si prendono in esame due composti in particolare che sembrerebbero più tossici di altri, nella fattispecie si parla all'aldeide cinnamica, componente dell'olio di cannella (presente nell’aroma di cannella) e della vanillina (presente nell’aroma vaniglia) entrambi molto usati nell’industria alimentare per la preparazione di prodotti dolciari ma anche per preparare torte casalinghe. Nello studio si fa riferimento inoltre alla infinita molteplicità di aromi (7700) che potrebbero essere impiegati negli eliquids, ma possiamo dire che non più di centocinquanta vengono comunemente utilizzati per essere nebulizzati con i vaporizzatori. Questi cosiddetti “additivi chimici” - che preferirei chiamarli semplicemente aromi (molti sono estratti naturali) secondo Robert Tarran, ricercatore in biologia cellulare e fisiologia – sono molto diversi tra loro e alcuni sono più tossici della nicotina da sola o degli ingredienti base di una ecig, quali il glicole propilenico e la glicerina vegetale. La tossicità secondo lo studio è dovuta ad un’inibizione della crescita in “vitro” di cellule umane a crescita rapida, ma tale effetto inibitorio si manterrebbe anche con altri tipi di cellule (polmoni e alte vie respiratorie) e non solo per contatto diretto con il liquido, ma anche attraverso il contatto con il nebulizzato (svapata). Per sgombrare il campo da malintesi, dico subito che alla luce di questi dati è interesse di tutti approfondire il più possibile la ricerca e andare avanti con test degli aromi più utilizzati. D’altro canto l’obiettivo di questo tipo di studi preliminari in vitro è proprio quello di valutare l’opportunità o meno di strutturare nuovi è più esaustivi lavori in vivo. Attualmente i produttori di eliquids potrebbero prendere in considerazione l’opzione di non utilizzare gli aromi cannella e vaniglia, anche se ad onor del vero, per la prima ipotesi non ci sarebbero grandi difficoltà, mentre per la vanillina (vaniglia) la scelta non sarebbe semplice per la presenza della vaniglia in moltissimi eliquid. Occorre ricordare che la normativa europea (TPD) impone, per i liquidi contenenti nicotina, un’analisi accurata e certificata del nebulizzato e la non aggiunta nel prodotto da commercializzare di almeno 23 molecole (blacklist) considerate tossiche (diacetile, acetilpropionil, aldeide formica, aldeide acetica, ecc.). Nel 2017 sono stati pubblicati i risultati del primo studio a lungo termine sul vaping, che ha confrontato l'esposizione tossica tra pazienti che hanno smesso di fumare e che hanno utilizzato i vaporizzatori per una media di 16 mesi, confrontati con il gruppo dei pazienti che invece ha continuato a fumare. Finanziato dalla Cancer Reseach Uk, lo studio ha evidenziato una forte riduzione dei carcinogeni e di altri composti tossici nei vaper, nel confronto con i fumatori e ha messo in luce un dato di estrema importanza: ha evidenziato un rischio di sviluppare un tumore da vaping pari a circa l'1% di quello da fumo da sigarette analogiche, in altre parole una riduzione del rischio di circa il 99%. Questi nuovi studi e altri hanno influenzato positivamente la politica in Inghilterra dove già dal 2016 esiste un importante consenso condiviso da molte organizzazioni sanitarie che incoraggiano i fumatori che non riescono a smettere di fumare a provare l’alternativa vaping caratterizzata da una forte riduzione del danno.

Sigarette elettroniche e minori, divieto vendita è solo per nicotina

Il sostegno alla presidente di Uniecig, Antonella Panuzzo, arriva dai presidenti dell’associazione consumatori Anpvu e dalla neo costituita Coiv. In un comunicato congiunto firmato da Carmine Canino e Massimiliano Federici, infatti, le due associazioni dichiarano di sostenere in toto le perplessità di Panuzzo “sul rischio di un’interpretazione restrittiva da parte di AAMS della legge che regola il vaping in Italia ed in particolare per quanto riguarda il divieto di vendita ai minori dei liquidi privi di nicotina”.  Un provvedimento che andrebbe in contraddizione con la Circolare del Ministero della salute del 2 febbraio 2016, che limita il divieto ai soli liquidi contenenti nicotina. La ratio del divieto sarebbe ancora una volta quella di preservare i minori dal cosiddetto effetto passerella dalla sigaretta elettronica a quella di tabacco. “Peccato però – obietta il comunicato - che questa tesi non risulti per niente veritiera, da dati statistici accreditati dall’ISS, l’età anagrafica del primo approccio al fumo delle sigarette tradizionali è di 14 anni”. Dunque la vera emergenza per i minori non è il vaping, ma rimane il tabagismo. “Non è certamente vietando gli eliquids privi di nicotina ai minori di 18 anni – scrivono a questo proposito Canino e Federici – che si scoraggia l’ingresso dei giovanissimi alla dipendenza dal catrame, ma occorrerebbe (come si è fatto in molti paesi) raddoppiare o triplicare il costo di un pacchetto di sigarette (non certo degli eliquids), promuovere una corretta informazione nelle scuole, rivolta soprattutto agli studenti delle medie e impegnarsi seriamente in campagne di divulgazione mediatica attraverso la voce di testimonials che parlino lo stesso linguaggio dei ragazzi e non arruolare personaggi che al contrario sarebbero perfetti per un battage informativo sulla prevenzione delle patologie della prostata”. È inoltre singolare il fatto che, secondo le indiscrezioni riportato dagli incontri con Aams, l’agenzia sarebbe orientata verso il divieto di vendita i minori dei liquidi con e senza nicotina ma non degli hardware. “Non si capisce quali eliquids questi giovani consumatori debbano utilizzare per una svapata sicura – commentano i rappresentanti di Anpvu e Coiv – dopo aver acquistato tranquillamente un vaporizzatore: in questi casi vige come sempre la regola, non sempre raccomandata, del fai da te”. Attenzione, dunque, al pericolo sempre in agguato dell’eterogenesi dei fini: si rischia che un provvedimento nato per tutelare i minori, finisca per esporli a rischi non necessari. Ancora una volta ci si richiama all’esempio del Regno Unito ed al recente documento pubblicato da Public Health England, dove si afferma che non esiste un’emergenza vaping fra i giovani e che l’uso regolare della sigaretta elettronica tra i giovani che non hanno mai fumato rimane trascurabile (meno dell’1 per cento). Il comunicato Anpvu-Coiv si conclude auspicando che lo Stato italiano abbandoni una volta per tutte le politiche proibizionistiche e “approvi e condivida le politiche del Regno Unito dove il vaping viene promosso e incentivato dal proprio Ministero della Salute”. Anche per quanto riguarda la vendita di liquidi ai minori.