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Che la Nuova Zelanda stia rapidamente diventando un punto di riferimento nel mondo del vaping, lo dimostrano il numero di studi, ricerche e le misure politiche che sempre più spesso riportiamo sul nostro giornale. Ben saldo sulla strada del realismo, il Pese ai nostri antipodi si è decisamente avviato sulla strada tracciata dal Regno Unito. Oggi dal Global Forum on Nicotine in corso a Varsavia ne arriva un’ulteriore conferma. La coalizione internazionale delle associazioni di consumatori, che proprio ieri ha accolto fra le sue fila l’italiana Anpvu, ha assegnato l’INNCO Professional Advocate of the Year Award alla ricercatrice Marewa Glover. Si tratta dello stesso premio che l’anno scorso, dopo una campagna partita dalle nostre colonne, andò al professor Riccardo Polosa, nel frattempo divenuto consigliere scientifico dall’organizzazione.
“La dottoressa Glover – ha dichiarato la presidente di INNCO, Nancy Stutthoff – si è distinta per la sua dedizione verso la riduzione del danno da tabacco specialmente fra le popolazioni maori e pasifika della Nuova Zelanda e per essersi sforzata di far entrare nella discussione la voce dei vaper, fino ad allora trascurata”.
Marewa Glover, che si occupa di tabagismo da 25 anni e ha sempre cercato di capire il punto di vista dei fumatori, si dichiara onorata dal riconoscimento che viene da una associazione di consumatori. L’incontro con i vaper, spiega, ha cambiato molte delle sue precedenti convinzioni. “Il vaping e i social media – afferma – hanno cambiato tutto. Esiste una enorme rete mondiale di consumatori che riesce a raggiungere di più fumatori, di quanti gli esperti di controllo del tabacco potrebbero mai agganciare. Il futuro del sostegno alla cessazione del fumo ora è nelle mani dei consumatori”.
Un punto di vista rivoluzionario, specialmente perché viene da un ricercatore. Quale sarà allora il ruolo dei professionisti della salute? “Il nostro ruolo ora – spiega Glover – è quello di avvicinare gli esperti di controllo del tabacco e i consumatori. Evidenziare gli effetti dannosi di alcune delle nostre politiche, come la tassazione eccessiva e la limitazione dell’accesso ai prodotti a rischio ridotto, forse aiuterà i professionisti della sanità e gli accademici a rivedere le loro posizioni”.