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Chi ha interesse a incolpare le sigarette elettroniche (e non il Thc)?

L'ex commissario dell'Fda, Gottlieb: "La legalizzazione della cannabis di alcuni governatori ha creato lacune normative. Ma sono politiche che fanno crescere nei sondaggi".

Sembra che vi sia una certa riluttanza a dare la colpa (delle malattie polmonari negli Usa, ndr) alle leggi sulla marijuana. La sua legalizzazione fa salire il gradimento dei politici nei sondaggi e gli Stati non vogliono staccare la spina alle politiche liberal”. È ancora Scott Gottlieb, dal suo profilo Twitter e da tutti i media che gli danno tribuna, a lamentare l’ambiguità con cui si sta affrontando l’emergenza di gravi malattie polmonari scoppiata negli Stati Uniti lo scorso luglio. “Se sai che un prodotto al Thc fa del male a qualcuno, non lo chiami sigaretta elettronica”, scriveva qualche giorno fa, commentano la terminologia utilizzata dalle istituzioni sanitarie, dai politici e dai media. E il fatto che sia l’ex commissario dell’Fda, quello che ha lanciato con toni da crociata la battaglia contro il vaping fra i giovani, a difendere la sigaretta elettronica, la dice lunga sulla confusione e il clima isterico che si respira negli Usa.
Bisogna certamente – continua Gottlieb – affrontare il problema dell’accesso dei minori al vaping e dell’attrazione che esso esercita su di loro. Ma bisogna affrontare anche la ben più dannosa epidemia di cannabinoidi da svapare, che appare la causa più probabile delle tragiche lesioni polmonari”. La tesi dell’ex commissario, oggi consigliere di amministrazione del colosso farmaceutico Pfizer, è chiara: molti Stati hanno autonomamente legalizzato la marijuana per uso ricreativo. Gli accadimenti degli ultimi mesi, però, hanno messo in luce la presenza di lacune: in pratica le agenzie federali sono relegate al margine e non possono offrire una adeguata supervisione normativa alle leggi statali “che hanno alimentato l’uso diffuso di marijuana”.
Ora che emerge una crisi sanitaria legata al consumo di cannabioidi, i “legislatori mostrano nervosismo nell’attaccare la causa delle tragiche malattie polmonari”. Ma, commenta ironicamente Gottlieb “i governatori che devono essere a favore dell’erba, possono comunque essere contro lo svapo dei cannabinoidi”. Insomma, secondo l’ex commissario c’è una voluta “ambiguità politica” nel confondere le acque, nell’accusare la sigaretta elettronica senza andare troppo per il sottile, facendo a gara a chi vara misure più draconiane.
Lo aveva notato anche il cardiologo greco Konstantinos Farsalinos, in un suo intervento del 5 settembre scorso, in cui spiegava come fosse epidemiologicamente infondato che la causa della crisi fossero i normali prodotti per il vaping. Il medico lamentava che tutti gli annunci ufficiali delle istituzioni sanitarie come delle autorità locali, descrivessero i casi di malattie come “legati al vaping” e non come legati al Thc e alla cannabis, nonostante già numerosi rapporti ne riferissero l’uso da parte dei pazienti ricoverati.
Perché?, si chiede Farsalinos. “Sembra che alcuni Stati, in cui si sono verificati i gravi casi di malattie respiratorie, avessero già legalizzato la cannabis. C’è almeno un rapporto che riferisce di un decesso legato all’uso di prodotti acquistati da un negozio legale di cannabis (in Oregon, ndr). È facile capire che le autorità statali che hanno legalizzato un prodotto, non possono improvvisamente ammettere di avere sbagliato e che la loro decisione ha causato una crisi di malattie acute. È molto più facile (e più conveniente) dare la colpa di tutto alla malvagia sigaretta elettronica”.
Qui è opportuno ricordare, che ad oggi la causa delle malattie e dei decessi sembrano essere cartucce precaricate al Thc e diluite con olio di vitamina E, provenienti dal mercato illegale. Due fatti, però, sembrano sempre più chiari. Che la sigaretta elettronica, il sistema elettronico di somministrazione della nicotina, non c’entra niente. E che più di qualcuno ha interesse a confondere le acque.

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