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“Nella discussione sulle sigarette elettroniche dobbiamo ricordare che ci sono milioni di fumatori che hanno bisogno di aiuto e che potrebbero trarre vantaggio dal loro utilizzo”. Sono parole importanti, perché a scriverle in un editoriale sul Journal of the American Medical Association (Jama) è Nancy Rigotti, direttore del Tobacco Research and Treatment Center del Massachusetts General Hospital di Boston e docente di Medicina presso la Harvard Medical School. Rigotti è stata anche fra gli autori della revisione Cochrane, pubblicata lo scorso ottobre, che conclude che le sigarette elettroniche sono più efficaci delle terapie tradizionali per smettere di fumare. E infatti l’intervento su Jama parte proprio da questo: “Nuove ricerche – scrive la docente – dimostrano che le e-cigarette possono aiutare i fumatori ad abbandonare le sigarette”.
Ricordando che ogni anno mezzo milione di cittadini americani muore per malattie legate al fumo, l’autrice riconosce che i trattamenti approvati dalla Food and drug administration (gomme, cerotti, farmaci e simili) aumentano le probabilità di riuscire a smettere di fumare. “Ma molti fumatori che usano queste terapie – aggiunge – non riescono a rimanere lontani dal tabacco”. Certo, ammette Rigotti, questi strumenti dovrebbero essere la prima scelta, “ma cosa diciamo – si chiede – a un fumatore che li ha provati e ha fallito? O che non vuole provarli?”. In quel caso, continua, è ragionevole discutere con il paziente i potenziali benefici e danni della sigaretta elettronica, ricordando appunto che esistono milioni di fumatori che potrebbero trarne miglioramenti per la propria salute.
L’autrice vede “un ruolo promettente per le sigarette elettroniche come nuova alternativa per aiutare i fumatori a smettere”, sottolineando il fatto che siano ben accettati dai consumatori perché mimano l’esperienza del fumo e, non bruciando tabacco, consentono di inalare la nicotina senza le sostanze tossiche contenute nel fumo. “Sebbene non innocuo – specifica Rigotti – usare la sigaretta elettronica è molto meno dannoso di continuare a fumare”.
Sullo stesso numero di Jama in cui compare l’editoriale di Nancy Rigotti, è pubblicato anche uno studio, coordinato Mark J. Eisenberg, cardiolodo canadese del Jewish General Hospital del Quebec e docente di medicina alla McGill University di Montreal, di cui demmo notizia dopo la sua presentazione al congresso dell’American College of Cardiology del marzo scorso. Secondo questa ricerca, L’uso della sigaretta elettronica con nicotina associato al counseling raddoppia le possibilità di smettere di fumare rispetto a una terapia di solo counseling. Rigotti sottolinea l’importanza di questi studi randomizzati e la necessità di farne di nuovi, soprattutto sui dispositivi di nuova generazione con le pod-mod. Ma tenendo la porta aperta a uno strumento che può aiutare milioni di fumatori ad abbandonare il fumo.