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Sta scatenando una burrasca politica l’emendamento approvato ieri in Commissione Bilancio contenente anche la riduzione dell’imposta di consumo sui liquidi da inalazione. Non tanto per il tema delle sigarette elettroniche (comma 1 dell’articolo) ma per i successivi quindici commi che riguardano un nuovo prodotto, da poco nel mercato italiano: i sacchetti di nicotina. Si tratta di una sorta di snus senza tabacco. Sacchetti contenenti foglie aromatiche secche e sminuzzate alle quali vengono aggiunti sali di nicotina. Il consumatore potrà utilizzarla posizionando la bustina tra il labbro superiore e la gengiva all’altezza dei canini e scegliere tra varie gradazioni di nicotina. Il prodotto non era disciplinato ancora da alcuna norma, né commerciale né fiscale. E così grazie al voto dei deputati in Commissione, anche le nicotine pouches saranno sotto il controllo di Adm e con le stesse regole delle sigarette elettroniche (deposito fiscale, fascetta fiscale, imposta di consumo). Il problema è che si è trattato di un vero e proprio colpo di mano di una parte della maggioranza parlamentare che ne ha forzato l’inserimento e la votazione, usando l’imposta sulle sigarette elettroniche come Cavallo di Troia per far rientrare la disciplina dei sacchetti di nicotina. Tant’è che un emendamento identico – ma indipendente e non sottostante a quello delle sigarette elettroniche – era già stato dichiarato inammissibile perché estraneo all’oggetto del decreto Milleproroghe. In effetti, la norma non proroga alcunché ma stabilisce semplicemente nuove regole e consente la libera vendita di un prodotto sino ad oggi considerato border line.
Pesantissime le parole di Raffaele Nevi, deputato di Forza Italia: “Nella discussione sul decreto Milleproroghe è stato presentato all’ultimo un emendamento sulle sigarette elettroniche e sui prodotti sostitutivi del tabacco a base di nicotina. È impensabile inviare un emendamento così complesso, che regolamenta di fatto un intero settore, poco prima di metterlo in votazione e senza discuterne in maggioranza. Un atto proposto che trascura completamente la filiera del tabacco, che invece necessita, come chiediamo da tempo, di essere attenzionata in modo diverso anche per ciò che attiene le misure fiscali che devono essere revisionate. Secondo noi il tabacco italiano rappresenta investimenti e posti di lavoro e non può essere in alcun modo dimenticato“.
Anche Raffaele Trano (Gruppo Misto-Alternativa) ha espresso perplessità, tirando direttamente in causa una multinazionale del tabacco: “L’emendamento è stato approvato nel caos. Anzi, è una riforma, non è un emendamento normale. Nel primo comma, e sono d’accordo, c’è un rinvio delle percentuali sulle accise. Ma dal comma 2 fino al 16 c’è un testo che parla di tutt’altro ed è estraneo alla materia del proroga-termini. E parlando con qualche collega più informato è un’altra marchetta che si fa a British American Tobacco con la complicità di forze politiche che fino a qualche tempo fa erano contro a questo genere di approvazione. E mi rivolgo ai colleghi del Movimento Cinque Stelle, ormai completamente appiattiti, annullati, ormai sono parte di questo sistema, parte delle lobby, parte della casta che loro hanno voluto combattere”.
Il motivo di tanta fretta sarebbe da ricercarsi nella volontà di Bat di produrre i sacchetti di nicotina nel nuovo impianto di Trieste con un investimento annunciato pari a 500 milioni di euro. Ma senza il via libero del Parlamento avrebbe rischiato di compiere un clamoroso flop commerciale, oltretutto proponendo sul mercato un prodotto in assenza di regolamentazioni. Come ricostruisce Diego D’Amelio su Il Piccolo, “le cronache parlamentari raccontano del renziano Ettore Rosato uscito sfinito all’alba di ieri da Montecitorio, dove ha presidiato per tutta la notte la commissione bilancio per assicurarsi che l’emendamento fosse davvero inserito nella bozza del decreto. Il governatore Massimiliano Fedriga sensibilizzava intanto la componente leghista e il ministro allo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per blindare la proposta. L’iniziativa è stata trasversale e ha visto alla fine il governo fare proprio un emendamento presentato dal Carroccio in materia di sigarette elettroniche e modificarne i contenuti con l’aggiunta della commercializzazione delle bustine di nicotina”. L’emendamento originario che riguarda l’imposta di consumo dei liquidi a inalazione, infatti, era molto diverso: prevedeva un maggiore sconto fiscale alle sigarette elettroniche e uno sconto anche per il tabacco riscaldato. La nuova versione, invece, ha visto cancellare la parte sui riscaldatori, alzato l’imposta sui liquidi per sigarette elettroniche e inserito lo schema normativo cui dovranno fare riferimento i sacchetti di nicotina.
Secondo le aspettative del Ministero dell’economia, la tassa sui sacchetti di nicotina garantirà all’erario un introito di 1 milione di euro. Sempre secondo gli stessi funzionari, l’abbassamento dell’imposta di consumo sui liquidi toglierà all’erario circa 7 milioni di euro, calcolati prendendo come riferimento i volumi di vendita del 2021 (146 milioni di millilitri per i prodotti contenenti nicotina e a 34 milioni di millilitri per i prodotti non contenenti nicotina).