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Sigarette elettroniche usa e getta sotto accusa anche negli States

L'enorme diffusione dei nuovi dispositivi con nicotina ha allertato la Food and drug administration. In Italia la situazione è però ancora più complessa.

Un giro di affari da 2 miliardi dollari. Basta questo dato per capire quanto le sigarette elettroniche siano ormai diffuse negli Stati Uniti. La Food and drug administration si è detta allarmata sugli effetti che possano avere nei confronti dei soggetti più deboli, minorenni su tutti, dicendosi “profondamente impegnata ad affrontare le continue preoccupazioni di salute pubblica costantemente monitorando il mercato in evoluzione“. Un annuncio che potrebbe significare che ben presto potrebbero essere attuate attività di controllo mirate ma, soprattutto, sequestri e chiusure forzate di aziende di produzione e distribuzione. Le regole di vendita statunitense differiscono molto da quelle europee e italiane. Prima di poter essere venduti, i prodotti del vaping devono ottenere l’autorizzazione dalla Fda. Ma per ottenerla, le aziende devono dimostrare che i loro prodotti soddisfano i requisiti di sicurezza della sanità pubblica. Insomma, che non facciano male ai consumatori. Il costo elevato (sino a 6 milioni di dollari), i lunghi tempi di attesa e l’iter farraginoso sino ad oggi hanno causato una vera e propria morìa nel settore: pochissime le autorizzazioni andate a buon fine, migliaia quelle bocciate o non ancora valutate. Anche le sigarette elettroniche usa e getta dovrebbero sottostare allo stesso procedimento anche se in realtà la stragrande maggioranza è priva dei requisiti. Da qui l’allarme della Fda. Sotto accusa sono soprattutto i gusti dolci e zuccherini contenuti nei devices dai colori sgargianti e vivaci, particolarmente attrattivi agli occhi dei giovani consumatori. Secondo i dati diffusi dall’agenzia Reuter, i tre marchi più diffusi (Kangvape Onee Stick, Esco Bars e Breeze Smoke) negli ultimi due mesi hanno registrato un fatturato settimanale di oltre 3 milioni di dollari milioni ciascuno.
Il pericolo, insomma, è che a breve potrebbe scatenarsi un’altra tempesta che potrebbe sommergere pericolosamente il settore del vaping internazionale. Non sarebbe la prima volta che uno scandalo a stelle e strisce assumerebbe dimensioni globali. In Italia la situazione è ancora più complicata: oltre alla notifica presso il Ministero della Salute, le sigarette usa e getta sono anche soggette alle regole della Direttiva europei tabacchi (possono contenere non più di 2 millilitri di liquido con gradazione massima di nicotina al 2% oppure 20 mg/ml) e devono pagare l’imposta di consumo. La riprova dell’avvenuto pagamento è data dalla presenza del contrassegno fiscale applicato sulla confezione. Acquistare e vendere sigarette elettroniche usa e getta prive di contrassegno può comportare una sanzione amministrativa da 5 mila a 50 mila euro, oltre al pagamento dell’imposta e dell’Iva evase maggiorate da due a dieci volte; per quantitativi superiori ai 1,7 litri (ovvero 850 sigarette elettroniche usa e getta da 2 ml) scatta invece l’incriminazione per contrabbando (pene da due a cinque anni di reclusione e multa di 10 euro per millilitro evaso) e, in caso di titolarità di esercizio commerciale, la sospensione della licenza o dell’autorizzazione Adm.

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