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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 24 al 30 ottobre

Colpo basso della Commissione europea che avrebbe già pronta una misura restrittiva contro le sigarette elettroniche, scavalcando così il parere sia del parlamento europeo che dei governi e dei parlamenti nazionali.

Unione europeaLa Commissione prepara un colpo basso contro le sigarette elettroniche?
Colpo basso dell’Unione europea contro le sigarette elettroniche sotto l’ombrello protettore dell’Oms? Secondo quanto rivelato dall’organizzazione tedesca Table Media, con un articolo firmato da Markus Grabitz, la Commissione europea sarebbe intenzionata a far adottare misure restrittive sulla sigaretta elettronica e gli altri prodotti a rischio ridotto sostitutivi del tabacco durante la decima Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale di sanità, in programma dal 20 al 25 novembre prossimi a Panama. Nelle intenzioni della Commissione, una tale mossa le consentirebbe di scavalcare tanto il Parlamento europeo quanto quelli nazionali, appellandosi al carattere vincolante delle decisioni della Convenzione. Grabitz scrive che lo scorso 7 settembre la Commissione ha inviato agli Stati membri la sua proposta di posizione, dando solo 10 giorni per poter rispondere. Un tempo davvero troppo breve per elaborare critiche per poi farle accettare a livello unitario. Questo il sospetto, che viene approfondito con ulteriori indizi nel resoconto di Sigmagazine.

Cop 10, la Commissione europea pronta ad aggirare la democrazia

 

SveziaEsperto critica le strategie Oms e auspica un totale cambio di rotta alla Conferenza delle parti di Panama
E a proposito di Oms e della decima Conferenza delle parti della Fctc, una critica alle politiche di prevenzione contro il fumo dell’organizzazione Onu arriva dal direttore dell’Istituto per gli studi sul tabacco di Taby, in Svezia Lars Ramström, esperto di fama internazionale nella lotta al fumo. In un commento intitolato “The WHO Strategies to reduce tobacco-related deaths are insufficient”,  Ramström segnala come poco sia migliorato a seguito delle strategie Oms adottate dal 2005, tanto che ancor oggi il fumo continua ad essere la prima causa prevenibile di morte e di malattie. Il calo del tabagismo nei Paesi ad alto reddito è stato purtroppo compensato da un aumento in quelli a basso e medio reddito e in Asia. Servono dunque politiche di controllo del tabacco molto più efficaci, ammonisce Ramström, che alla critica associa un auspicio per la conferenza di Panama, che dovrebbe trasformarsi in un’opportunità “per sollecitare l’Organizzazione mondiale di sanità ad applicare le chiare evidenze che indicano che sostituire le sigarette con prodotti meno dannosi può salvare vite umane”.

Lotta al fumo, le politiche di prevenzione dell’Oms sono insufficienti

 

Gran Bretagna Il governo sulla via neozelandese: più drastici contro il fumo, più aperti alle alternative meno dannose
Una misura estremamente drastica sul lato del fumo e una maggiore apertura su alternative a minor danno come le sigarette elettroniche. Sarebbe questo il piano allo studio del primo ministro britannico Rishi Sunak che prevederebbe da un lato un divieto sulle sigarette che di fatto impedirebbe alla prossima generazione di accedervi e acquistarle, dall’altro l’ampliamento di incentivi per la diffusione della sigaretta elettronica. Ne parla il quotidiano The Guardian. Una strategia simile a quella già in atto in Nuova Zelanda, che comporta il costante aumento dell’età legale per fumare, con il risultato che i nati a partire dal 1 gennaio 2009 non potranno mai acquistare prodotti del tabacco. L’altra faccia della medaglia è una maggiore apertura agli strumenti alternativi e, per il quotidiano inglese, un primo segnale del governo può essere rintracciato nella cessione a titolo gratuito di un milione di kit per svapare ad altrettanti fumatori che era contenuta nel programma “swap to stop” o nelle sperimentazioni avvenute nelle carceri.

Basta fumo, puntare sulla sigaretta elettronica: l’annuncio del premier Sunak

 

IrlandaDalla World Vapers’ Alliance un appello contro gli inasprimenti sul vaping annunciati dal governo
La World Vapers’ Alliance (WVA) è allarmata dall’annuncio del ministro della Sanità irlandese Stephen Donnelly di voler inasprire la regolamentazione sullo svapo con un doppio colpo: il divieto dei vaporizzatori usa e getta e degli aromi. In un appello l’associazione esorta i politici a riconsiderare le conseguenze di vasta portata che questa mossa avrebbe sulla salute pubblica e sulle strategie di riduzione del danno. “Vietare i sapori significherebbe un disastro per i fumatori che vogliono smettere, per gli attuali vapers e per la salute pubblica. È essenziale offrire una varietà di sapori affinché i fumatori possano effettuare con successo la transizione”, ha detto Michael Landl, direttore della WVA. “Vietare gli aromi spingerebbe innumerevoli consumatori irlandesi a fumare”, ha proseguito Landl, “e questo sarebbe un ostacolo inutile sulla strada verso un’Irlanda senza fumo”. Il direttore di WVA ha sottolineato che “i paesi con un approccio aperto alla riduzione del danno, come la Svezia, che ha recentemente ridotto le tasse sullo snus, e il Regno Unito sono riusciti a ridurre con successo i tassi di fumo con un’apertura verso alternative meno dannose”. L’appello ai politici è rafforzato da un duro attacco diretto al ministro irlandese: “Invece, il ministro Donnelly sta ignorando la scienza e l’esperienza di altri paesi”, ha concluso Landl, “e con queste politiche rischia di guidare ulteriormente l’Irlanda lungo il percorso controproducente del proibizionismo, non riuscendo ad affrontare in modo efficace la forma più dannosa di assunzione di nicotina: il fumo”. Poco tempo fa la WVA aveva criticato in maniera simile l’ipotesi del governo inglese di vietare le e-cig monouso.

 

Gran BretagnaStudio:l’e-cig contribuisce a ridurre i tassi di fumatori e non spinge i giovani al fumo
L’uso di prodotti con nicotina a rischio ridotto, come la sigaretta elettronica, stanno contribuendo a ridurre i tassi di fumo. Lo certifica un nuovo studio osservazionale dal titolo “Effects of reduced-risk nicotine-delivery products on smoking prevalence and cigarette sales: an observational study”, pubblicato su Public Health Research. Gli autori sono tutti nomi noti della ricerca sulla riduzione del danno da fumo: Anna Phillips-Waller e Peter Hajek della Queen Mary University di Londra, Emma Beard, Lion Shahab e Martin Jarvis dello University College London e David Sweanor dell’Università di Ottawa, in Canada, coordinati da Francesca Pesola della Queen Mary University di Londra. Metodologia della ricerca e selezione del campione sono approfondite nell’articolo di Sigmagazine qui linkato, l’analisi si è concentrata sul confronto fra le realtà di Regno Unito e Stati Uniti, che consentono la vendita di e-cigarette e altro, e dell’Australia, che invece la vieta. La limitatezza dei dati a monte – avvertono gli stessi autori – rende provvisorio il risultato dello studio, dal quale tuttavia non emerge alcuna associazione tra i tassi di fumo e i tassi di utilizzo di prodotti alternativi alla nicotina. “Abbiamo rilevato alcune indicazioni che i prodotti alternativi alla nicotina competono con le sigarette piuttosto che promuovere il fumo”, scrivono i ricercatori nelle loro conclusioni, “e che le normative che ne consentono la vendita sono associate a una riduzione piuttosto che a un aumento del fumo”. Il che suona come l’ennesima confutazione del cosiddetto “gateway effect”.

Studio: la sigaretta elettronica non spinge i giovani al fumo

 

BangladeshIl governo propone il bando alle sigarette elettroniche, la parola passa ora al parlamento
Il Bangladesh è pronto a vietare i vaporizzatori e le buste di nicotina. Il ministero della Sanità ha redatto un emendamento alla legge sul fumo e sull’uso dei prodotti del tabacco, che è stato già esaminato dal gabinetto di governo e attende ora il dibattito parlamentare per l’approvazione. Se il divieto proposto verrà approvato, chiunque venga sorpreso a svapare, indipendentemente dal contenuto di nicotina, sarà soggetto a una multa pari a 46 dollari. Verrebbero vietati anche la vendita, la produzione, l’importazione, l’esportazione, lo stoccaggio e il trasporto di vaporizzatori, con sanzioni che partono da una multa di entità più elevata fino a tre mesi di reclusione. Reati recidivi sarebbero soggetti a condanne più lunghe. Critiche le organizzazioni pro-vaping del paese asiatico. “Un divieto sui dispositivi di svapo avrà conseguenze disastrose per le persone che cercano di smettere di fumare sigarette”, ha affermato Nafis Farhan, membro di Voice of Vapers Bangladesh, il quale ha attribuito i tassi di fumo ancora elevati nel paese alla “disponibilità limitata di strumenti per smettere, come i vaporizzatori”.

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