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Cop10, sulla sigaretta elettronica la Commissione aggira il processo democratico

In un'interrogazione, l'europarlamentare Sara Skyttedal denuncia la marginalizzazione del Parlamento e degli Stati membri.

È ancora una volta l’eurodeputata svedese Sara Skyttedal a preoccuparsi del futuro degli strumenti di riduzione del danno da fumo nell’ambito delle politiche europee. Anche se, nel caso in questione, oltre alla normativa sulle sigarette elettroniche, ci sono in ballo le procedure democratiche del processo decisionale a livello europeo. Come abbiamo raccontato su queste colonne il 28 settembre scorso, in vista della decima Conferenza delle parti (Cop10) sul controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale di sanità, la Commissione europea ha inviato agli Stati membri una proposta di posizione che di fatto equiparerebbe i prodotti alternativi al tabacco combusto, rifiutando di riconoscere il principio di riduzione del rischio. Agli Stati membri erano dati solo 10 giorni per rispondere, un tempo davvero esiguo per elaborare posizioni alternative e farle accettare a livello unitario.
Ma l’aspetto più preoccupante è che la proposta conferisce alla Commissione il potere di modificare la posizione dell’Ue “durante le riunioni di coordinamento in loco, senza un’ulteriore decisione del Consiglio”. In pratica i funzionari di Bruxelles si conferiscono la facoltà di prendere decisioni durante la Cop10, che non verranno poi passate a vaglio del Consiglio, composto dai ministri competenti degli Stati membri, che verrebbero completamente scavalcati. Sara Skyttedal ha dunque presentato un’interrogazione scritta indirizzata proprio alla Commissione. “È una cosa senza precedenti – si legge nel testo della deputata svedese – Le decisioni delle Cop vincolano giuridicamente gli Stati membri in quanto firmatari della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc), il che significa che la Commissione imporrebbe requisiti giuridici internazionali agli Stati membri senza il loro consenso”.
La politica del tabacco nell’Ue – continua l’interrogazione – viene definita mediante la procedura legislativa ordinaria, quindi anche il Parlamento deve essere d’accordo. Il Parlamento non viene consultato in questo caso, ma presto gli verrà chiesto di esaminare le proposte sul controllo del tabacco. Dovrebbe essere in grado di farlo senza che la Commissione accetti i trattati internazionali che limitano il campo d’azione del Parlamento”. È chiaro a tutti che, se dovesse essere accettato questo modus operandi sulla politica del controllo del tabacco, nulla vieta che esso venga riapplicato in futuro.
La Commissione non dovrebbe aggirare il processo democratico o addirittura la sua stessa revisione legislativa sul controllo del tabacco senza il consenso del Parlamento e del Consiglio. Ciò ha implicazioni legali e democratiche e costituisce un pericoloso precedente per futuri negoziati internazionali”, conclude infatti Skyttedal, prima di formulare le sue due domande: “Intende la Commissione garantire che le decisioni prese alla Cop10 non pregiudichino le future decisioni legislative delle istituzioni dell’Ue? Intende la Commissione utilizzare questo sistema in altri negoziati internazionali e, in caso affermativo, quali?”. Attendiamo anche noi una risposta dalla Commissione, sperando che arrivi prima della Cop10, che si terrà dal 20 al 25 novembre prossimi a Panama.

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