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La sigaretta elettronica entra al Senato per la riduzione del rischio

La sigaretta elettronica è il primo strumento a favore della riduzione del danno e dei rischi del tabacco. Ma affinché questo possa essere seriamente preso in considerazione anche dalle istituzioni occorre l'unità di tutti gli stakeholder con il supporto di comunità scientifica e classe politica. E' la tesi conclusiva del convegno organizzato da Anafe in collaborazione con l'intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica che si è svolto questa mattina a Palazzo Giustiniani a Roma. Sono intervenuti Massimiliano Mancini e Umberto Roccatti (presidente e vice presidente di Anafe), Ignazio Abrignani (presidente dell'Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica), Maria Rizzotti (vicepresidente della Commissione sanità del Senato), Fabio Beatrice (direttore di Otorinolaringoiatria dell'ospedale San Giovanni Bosco a Torino), Sebastiano Barbanti (deputato membro dell'Intergruppo ), Agostino Macrì (Unione nazionale consumatori), moderati da Carmelo Palma e Stefano Caliciuri, rispettivamente direttori delle riviste Strade e Sigmagazine. Atteso anche il sottosegretario alla salute Davide Faraone che però alla fine non è riuscito a partecipare all'incontro. Il professor Fabio Beatrice ha toccato un punto fondamentale nella lotta al tabacco: i fumatori non possono essere obbligati a smettere di fumare, bisogna accompagnarli suggerendo loro strumenti alternativi che riducano il rischio.  "Se un fumatore non riesce a smettere di fumare, bisogna fargli una proposta ricevibile e cioè consigliare un metodo che gli consenta di continuare ad assumere nicotina, senza i danni derivanti dalla combustione di tabacco". "Troppo spesso – ha aggiunto Beatrice – i fumatori appaiono abbandonati, se non ghettizzati, mentre ci si concentra sui divieti o su questioni fiscali. Anche a causa di questa impostazione si perde l'occasione di aiutare  gli 11,5 milioni di tabagisti italiani che continuano ad ammalarsi e, purtroppo, a morire”. L'esempio da seguire è quello della Gran Bretagna: Public Health England proprio in questi giorni ha lanciato una campagna di sensibilizzazione a sostegno dei prodotti a rischio ridotto. Lo Stato britannico non considera i fumatori colpevoli ma li accompagna nel percorso di disintossicazione dalle scorie della combustione. “E’ la combustione - ha spiegato ancora Beatrice - la principale responsabile della tossicità delle sigarette. I fumatori che non sono riusciti a smettere con i metodi tradizionali dovrebbero essere indirizzati verso la sigaretta elettronica, che è del 95% meno dannosa della sigaretta normale. D’altra parte, l’ecig e i riscaldatori non dovrebbero essere inquadrati solo come strumenti medicali di sostegno alla cessazione, ma più semplicemente in un processo di sostituzione della sigaretta, con l’obiettivo ultimo di ridurre le malattie fumo-correlate e i decessi. Sta ai decisori di oggi – ha concluso Beatrice – immaginare e pianificare un futuro senza sigarette”. E i decisori, almeno per quanto riguarda i componenti dell’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica, hanno raccolto l'invito, estendendolo anche alle associazioni della filiera del vaping. “E’ compito della politica – ha detto il Presidente dell’Intergruppo Ignazio Abrignani – prendere consapevolezza del fatto che tutti i nuovi prodotti a rischio ridotto, a cominciare dalle ecig, vanno tutelati non tanto come strumento per smettere di fumare, ma proprio come strumento per la riduzione del rischio rispetto alle sigarette tradizionali". "L’aspetto fiscale – ha aggiunto – è senza dubbio centrale. E’ necessaria una tassazione sostenibile, ma è opportuno attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale che dovrà decidere la cornice entro la quale sarà opportuno e giusto muoversi”. E poi l’appello rivolto alle aziende e alla filiera del settore: “La politica deve fare la sua parte. Ma anche il mercato e le imprese devono garantire alle istituzioni il proprio sostegno, contribuendo ad individuare con i decisori pubblici le priorità e la direzione da percorrere. In definitiva – ha concluso Abrignani – tutti devono fare, ciascuno nel proprio ruolo, la propria parte. Per farlo, lancio la proposta di un’associazione del rischio ridotto che si faccia promotrice di queste istanze”. Massimiliano Mancini, presidente di Anafe–Confindustria ha coniugato il tema della salute con quello della fiscalità. “Il tema medico-scientifico è strettamente legato a quello fiscale. Attendiamo con rispetto il pronunciamento della Corte Costituzionale. Ma se un prodotto fa meno male, deve essere incentivato anzitutto attraverso una tassazione agevolata, legittima sotto il profilo costituzionale, sostenibile e coerente con gli interessi delle aziende che vogliono svilupparsi, fare investimenti e creare occupazione. La filiera industriale è pronta a fare le sua parte. Abbiamo avviato una nuova stagione di confronto con le istituzioni, fatta di dialogo e ascolto reciproco, che auspichiamo ci consenta di raggiungere quei risultati che in passato ci sono stati preclusi. Il convegno di oggi non è un punto d’arrivo, ma un nuovo inizio”. Anche Umberto Roccatti ha espresso forti aspettative per la sentenza della Corte, "soprattutto perché non si può pensare che lo Stato possa continuare a chiedere un'accisa già in parte definita anticostituzionale su un prodotto che, se incentivato, gioverebbe alla salute di milioni di persone e al contempo alla floridità della sanità pubblica".

Cipro tassa i liquidi di ricarica e i riscaldatori di tabacco

Il Parlamento cipriota ha introdotto una tassa specifica per i liquidi da ricarica per le sigarette elettroniche. Nella stessa seduta, l’assemblea ha anche introdotto oneri fiscali per i riscaldatori di tabacco, ancora non in commercio nello Stato insulare dell’Unione europea. Con 26 voti a favore e 17 contrari il Parlamento ha deciso di applicare ai liquidi di ricarica una tassa di consumo pari a 0,12 euro per millilitro. Invece i riscaldatori di tabacco, di cui si aspetta l’arrivo nei prossimi mesi, a Cipro saranno soggetti a una tassa di consumo sul tabacco che ammonta a 150 euro per chilogrammo. Il quotidiano Cyprus Mail riporta le posizioni contrarie al provvedimento dei deputati Aristos Damianou del Partito progressista dei lavoratori e Giorgios Perdikis dei Verdi. Dopo aver sottolineato come il governo si sia ben guardato dall’aumentare le tasse sui sigari, il cui consumo è in costante aumento, i due parlamentari criticano la contraddittorietà di tassare prodotti che “possono aiutare a smettere di fumare”. Questione che in un Paese che registra una delle percentuali di fumatori più alta dell’Unione europea, il 31 per cento, non dovrebbe essere un dettaglio trascurabile.

Anafe apre dialogo istituzionale su politiche di riduzione del danno

Si parlerà di riduzione del danno nel convegno organizzato da Anafe in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica. L’incontro, che si terrà martedì 3 ottobre presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica, si intitola appunto “Un futuro senza sigarette, la riduzione del danno fra consapevolezza e informazione”. L’intervento di apertura sarà affidato a Carmelo Palma, direttore della rivista Strade che proprio questo mese dedica una sezione al tema del fumo. Seguiranno le relazioni introduttive dell'onorevole Ignazio Abrignani e Massimiliano Mancini, presidenti rispettivamente dell’Intergruppo parlamentare sulla sigaretta elettronica e di Anafe. Nella seconda parte della mattinata si entrerà nel vivo del tema della riduzione del danno con l’intervento di Fabio Beatrice, direttore di Otorinolaringoiatria presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Agostino Macrì dell’Unione nazionale consumatori si occuperà del diritto all’informazione da parte degli utenti. Sul piano politico, l’onorevole Sebastiano Barbanti affronterà il tema dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, mentre la senatrice Maria Rizzotti – vicepresidente della Commissione salute del Senato – cercherà di coniugare rischio ridotto e politiche per la salute. Seguirà quindi l'intervento del vicepresidente di Anafe Umberto Roccatti che toccherà un tema particolarmente sensibile per il settore: la fiscalità. A tirare le conclusioni dell'incontro sarà un ospite importante: il sottosegretario al Ministero della salute, Davide Faraone. I lavori saranno coordinati da Stefano Caliciuri, direttore di Sigmagazine. Secondo il presidente Massimiliano Mancini proprio la riduzione del danno può essere il tema che apre nuove strade alla sigaretta elettronica. "Partiamo dai numeri - spiega Mancini - nel mondo ci sono circa un miliardo di fumatori. E il tabagismo è la principale causa di morte evitabile, con circa sette milioni di decessi l’anno. Basta questo per comprendere come questo tema sia e debba essere sempre più centrale nell’agenda politica e nel dibattito che coinvolge addetti ai lavori e protagonisti del settore. Si fuma per la nicotina, è vero. Ma è ancor più vero, come dimostrano importanti evidenze scientifiche, che si muore per la combustione del tabacco. E si muore nonostante le pubblicità progresso, le cosiddette immagini shock sui pacchetti, i divieti e le politiche di prezzo. Tutte iniziative senz’altro utili, ma non sufficienti. Le alternative ci sono, a cominciare dalle sigarette elettroniche. Ecco quindi che, se l’esperienza ci insegna che è difficile far desistere un fumatore dal fumo tradizionale, potrebbe essere utile esplorare l’area di ogni possibile alternativa, a patto che sia meno pericolosa per la salute, come sono appunto le sigarette elettroniche. Da qui l’importanza di approfondire il tema della riduzione del danno". Per la prima volta un sottosegretario alla Salute partecipa ad un convegno organizzato da Anafe. È il segno di una nuova consapevolezza da parte delle istituzioni sanitarie? Ringraziamo il sottosegretario Faraone per la disponibilità e l’attenzione dimostrata nei confronti della nostra associazione. La sua presenza è un fatto estremamente positivo. Una dimostrazione dell’accresciuta credibilità di Anafe e della capacità sempre maggiore di intrecciare un dialogo serio e costruttivo con le istituzioni e gli stakeholder di riferimento. Cosa è stato fatto e cosa ancora rimane da fare per aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica dei vantaggi per la salute dei prodotti a rischio ridotto? Anzitutto parlarne, come faremo martedì in occasione del convegno. Va poi sostenuto lo sforzo della ricerca per inquadrare ancor meglio, da un punto di vista scientifico, i vantaggi dei prodotti a rischio ridotto. E, naturalmente, anche la stampa, in questo senso, può rivestire un ruolo chiave nel creare le condizioni per una cittadinanza ancor più informata e consapevole, selezionando bene le fonti e controllando la natura e le origini delle notizie. Troppe spesso leggiamo sui giornali notizie e approfondimenti sulle ecig davvero troppo lontani dalla realtà. Guardiamo anche ad alcune interessanti esperienze internazionali. In Scozia, ad esempio, è stato proprio il Sistema sanitario nazionale, l’NHS Scotland, a prendere posizione in “prima persona” a favore delle sigarette elettroniche, considerate ufficialmente meno dannose del fumo, promuovendone l’uso in quanto prodotto indirizzato ai fumatori, e definendo indicazioni ben precise a medici e al personale sanitario. Parteciperanno anche esponenti dell’Intergruppo parlamentare per la sigaretta elettronica. Cosa vi aspettate da questa sinergia? Il convegno è organizzato proprio in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare e, in particolare, grazie al Presidente Ignazio Abrignani. Abbiamo avviato una nuova stagione del confronto istituzionale, fatto di ascolto reciproco, rispetto e collaborazione. Ci aspettiamo che le istituzioni prendano carico delle nostre istanze, non solo con riferimento a quello che Anafe rappresenta – ovvero aziende, indotto occupazionale e capacità di generare sviluppo e reddito – ma tenendo ben presente le cifre appena esposte, quelle sui fumatori e i decessi che le sigarette determinano. Il vicepresidente Anafe interverrà per parlare di fiscalità, un tema fondamentale per il settore. Qual è ad oggi la vostra posizione? Tanto Anafe quanto il governo sono in attesa del prossimo pronunciamento della Corte Costituzionale. Solo dopo la sentenza, che fornirà la base giuridica sulla quale costruire la nuova tassazione, sarà possibile dare al mercato regole certe nell’interesse dei consumatori e del gettito erariale. Sono inoltre tutt’ora pendenti presso le corti tributarie ricorsi che non stanno determinando risultati univoci. È necessario quindi che venga definito un quadro normativo chiaro e coerente, nella convinzione che il Paese non può permettersi di affossare un intero settore. La fiscalità è la leva più importante che il governo ha a disposizione per incentivare il consumo di alcuni prodotti, quelli a rischio ridotto appunto, a scapito di altri. Non è un caso se dall’entrata in vigore della tassa, il mercato italiano sia crollato, con la perdita di posizioni dell’industria nazionale rispetto ai competitor europei. Tra i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è una delle pochissime nazioni a tassare le sigarette elettroniche. Se proprio deve esserci una tassa, questa non può che essere costituzionalmente legittima ma, soprattutto, sostenibile per le imprese e per tutta la filiera. La definizione “prodotti a rischio ridotto” è ampia e comprende le sigarette elettroniche come pure i riscaldatori di tabacco. Si apre una fase di dialogo con le multinazionali del tabacco? Se finalmente anche le multinazionali del tabacco, dopo tanti anni in cui hanno osteggiato le sigarette elettroniche e i prodotti innovativi, sono arrivate alla conclusione per cui l’innovazione tecnologica consente la riduzione del rischio e dei danni correlati al fumo, questa è una nostra vittoria di cui possiamo andare fieri. Siamo aperti al dialogo con chiunque voglia realmente e concretamente combattere le sigarette. Per accreditarsi inviare una mail con i propri dati personali a segretario.generale@anafeconfindustria.it

UK, associazione produttori: “Assicurazione sanitaria scontata per i vaper”

“Svapare non è fumare, i prodotti del vaping non sono prodotti del tabacco. Il fumo provoca danni alla salute e causa morti premature, il vaping no. In base a questo principio il vaping deve essere trattato in maniera diversa e i vapers non devono essere assimilati ai fumatori a scopi assicurativi”. Dopo essersi confrontata con la compagnia aerea Ryanair e averla indotta a rivedere la policy che di fatto vietava il trasporto di sigarette elettroniche sui suoi aeromobili, l’attivissima Associazione britannica dei produttori indipendenti del vaping – la IBVTA – sposta la sua attenzione al campo delle assicurazioni. Il motivo di rimostranza è che al momento di stipulare una assicurazione sulla vita i vapers siano classificati come “fumatori” e dunque paghino premi doppi rispetto ai non fumatori. Un controsenso, secondo i vertici della IBVTA, che hanno deciso di perorare la causa dei vapers inviando una lettera al direttore generale della Association of British Insurers, Huw Evans. La richiesta inoltrata è molto semplice: “Crediamo – si legge nella lettera – che le assicurazioni debbano cambiare il modo in cui trattano i vapers e riconoscere che non sono più fumatori”. La IBVTA cita il parere di molti scienziati ed esperti in materia, sottolineando naturalmente che il Royal College of Physicians e Public Health England – due istituzioni sanitare – hanno stimato che la sigaretta elettronica sia del 95 per cento meno dannosa del fumo. La lettera dell’associazione entra anche nel merito del dibattito sulla pericolosità della nicotina, citando le conclusioni di Robert West, responsabile per gli studi sul tabacco del Dipartimento di epidemiologia e salute pubblica dello University College di Londra: “Non è la nicotina che uccide quando si fuma il tabacco. Svapare è probabilmente sicuro come bere caffè”. Ma soprattutto ricordando che il National Institute for Health and Care Excellence e la MHRA (l’ente britannico che regola le medicine) hanno affermato che l’uso a lungo termine della nicotina non è dannoso per la salute. Secondo la IBVTA, dunque, non vi sono motivi scientifici per assimilare vapers e fumatori e costringere i primi a pagare lo stesso premio è una vessazione che viola il principio di non discriminazione. L’equiparazione potrebbe, inoltre – si legge nella lettera – scoraggiare i fumatori dal passare alla sigaretta elettronica. I produttori concludono rendendosi disponibile a ulteriori discussioni e ad un incontro con i vertici dell’Associazione degli assicuratori. Il nostro augurio è che replichino il successo avuto con Ryanair.