Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Papa Francesco spegne le sigarette e chiude la tabaccheria Vaticana

L’immagine di Jude Law che nella serie tv di Paolo Sorrentino aspira voluttuosamente una sigaretta è destinata a rimanere l’icona di un momento impossibile. Perché dal 2018, per decisione del Santo Padre, il Vaticano terminerà la vendita delle sigarette ai suoi dipendenti. A dichiararlo questa mattina ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke. “Il motivo – ha commentato Burke – è molto semplice: la Santa Sede non può contribuire ad un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone”. Il Vaticano sembra essere il primo Stato disposto a mettere fine alla grande ipocrisia dei governi che da una parte organizzano campagne antifumo più o meno convinte, mentre dall’altra contano gli introiti garantiti dalla vendita delle sigarette. Per uno Stato piccolo come quello guidato da Francesco non sarà stato semplice rinunciare al denaro garantito dalla vendita del tabacco - circa 10 milioni di euro secondo le stime di una ricerca di Ernst&Young - ma  "nonostante le sigarette vendute ai dipendenti e pensionati del Vaticano ad un prezzo scontato siano fonte di reddito per la Santa Sede - ha concluso Burke - nessun profitto può essere legittimo se mette a rischio la vita delle persone”.

Turchia, l’Oms benedice il divieto di vendita e importazione

Il ministro delle Finanze turco, Naci Ağbal, ha appena dichiarato che i progetti per permettere l’importazione e la produzione di prodotti elettronici per la somministrazione di nicotina (cioè di ecig) e di riscaldatori di tabacco sono ritirati. Dunque in Turchia rimarrà vietato importare o produrre prodotti alternativi al fumo. E a diffondere la notizia con toni trionfalistici è addirittura l’Organizzazione mondiale della sanità, orgogliosa di avere sventato “la nuova strategia proposta dall’industria del tabacco”. Il comunicato dell’Oms a sostegno della decisione turca, riporta le dichiarazioni della professoressa Hilal Özcebe dell’Università di Hacettepe, che sostiene come le sigarette elettroniche siano dannose esattamente quanto quelle di tabacco. È molto triste che l’Organizzazione della sanità senta il bisogno di ricorrere ad affermazioni prive di fondamento scientifico per difendere la sua politica nel campo del controllo del tabacco. E dunque grazie anche all’Oms, nel Paese di Erdogan si continuerà a utilizzare i metodi di dissuasione usati finora e che hanno portato a risultati mirabolanti. Cioè il 43 per cento di fumatori fra gli uomini adulti, il 18,2 fra le donne e un terribile 16,8 per cento fra i ragazzi fra i 13 e i 15 anni. Tassi di gran lunga superiori ai Paesi dove è consentita la vendita dei prodotti del vaping. E allora chi è alla fine che guadagna davvero da questo divieto?

VapitalyPRO: 1684 partecipanti; workshop sold out

Questa volta non si può dire che si sia trattato di un successo annunciato. Anzi, la decisione del presidente di Vapitaly Mosè Giacomello di organizzare il 4 e il 5 novembre una due giorni dedicata esclusivamente agli operatori del settore, con un focus formativo rivolto in particolare ai negozianti o a chi intendesse aprire a breve un punto vendita, era stata accolta da aspre polemiche e forte scetticismo. Particolari critiche aveva suscitato la scelta di far pagare l’ingresso ai padiglioni dell’hotel Ergife di Roma. Una misura poco più che simbolica, visto che tutti gli operatori che avevano partecipato ad almeno una delle fiere di Verona hanno ricevuto un ingresso omaggio. La fee di ingresso era stata pensata per garantire la presenza esclusiva di un pubblico davvero interessato. L’espresso divieto di vendita negli stand, inoltre, metteva al riparo dalla possibilità che qualcuno potesse pensare di investire i 60 euro dell’ingresso per poi fare il pieno di prodotti a prezzi da fiera. Insomma, dice Giacomello, per il primo VapitalyPro si è deciso di puntare sulla qualità e non sulla quantità. Dunque per una volta dire che il risultato di VapitalyPro è andato ben oltre le aspettative – degli organizzatori come degli osservatori – non è un puro esercizio di retorica. Ma lasciamo parlare i numeri diffusi dalla segreteria organizzativa dell’evento. La due giorni romana ha contato 1.684 partecipanti. Fra questi la percentuale dei paganti si è aggirata intorno al 20 per cento, ed è in questo dato che si presume si collochino gli aspiranti negozianti. La partecipazione tanto temuta dei tabaccai ha invece inciso poco: ne sono entrati 123. La fiera si è svolta esattamente come si sperava: gli espositori hanno avuto lungo tempo per dedicarsi ai negozianti, per ascoltare le loro esigenze e le loro esperienze, per promuovere nuovi prodotti, per allacciare contatti. Questo, almeno, è il sentiment che l’organizzazione dichiara di avere raccolto dai suoi clienti. Menzione a parte meritano i corsi formativi, un esperimento del tutto inedito nel settore del vaping, che ha proposto tre appuntamenti nella giornata di sabato e quattro in quella di domenica. I temi affrontati erano tagliati a misura di negoziante e andavano dalla gestione del cliente alla comunicazione e all’informazione, dalla normativa sulla sicurezza alle previsioni specifiche di Tpd e Clp, passando per ecommerce e pubblicità. La sala per i corsi dalla capienza di 220 persone è sempre stata piena di ascoltatori e in alcune sessioni, soprattutto quelle del sabato, chi non ha trovato posto a sedere ha assistito in piedi alle lezioni. I negozianti non solo sono stati presenti, ma hanno partecipato attivamente ponendo domande, esprimendo considerazioni e cercando risoluzione a dubbi. Alla fine dei corsi i presenti hanno ricevuto un attestato di partecipazione. Soprattutto questo ultimo aspetto ha restituito l’immagine di un settore che ha davvero voglia di crescere e di “professionalizzarsi”, di misurarsi con le nuove opportunità e di districarsi nell’incertezza generale. Insomma, Giacomello ha vinto la sua scommessa “di essere una fiera – come scriveva sul numero 4 della rivista cartacea Sigmagazine – che cresce con il settore e che ne anticipa le esigenze”. E c’è da essere certi che la formula VapitalyPro diventerà un appuntamento fisso come la fiera di maggio a Verona.

Regno Unito, un anno di campagna per la sigaretta elettronica

Nel Regno Unito si è da poco conclusa la tradizionale campagna antifumo Stoptober, che si svolge tradizionalmente nel mese di ottobre e che quest’anno ha puntato esplicitamente sulla sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare. La scelta delle autorità sanitarie si è rivelata un successo e, grazie anche al coinvolgimento attivo delle associazioni dei produttori e dei negozianti del vaping, oggi si contano i segni positivi. Secondo quanto dichiarato al nostro giornale da Dan Merchant, direttore del rivenditore online Vape Club, la crescita delle vendite degli starter kit nel mese di ottobre, dopo aver registrato un’impennata al 37 per cento verso la metà del mese , si è attestata al 29 per cento rispetto all’anno scorso. Merchant non ha dubbi che la benedizione del Servizio sanitario nazionale rappresenti “un punto di svolta cruciale che porterà enormi benefici alla salute pubblica e al controllo del tabacco”. Per non disperdere questo risultato, il presidente del gruppo interparlamentare per le sigarette elettroniche britannico, il conservatore Mark Pawsey, chiede ufficialmente al governo di battere il ferro finché è caldo. “Il messaggio sanitario positivo sul vaping – dichiara – non è riuscito a raggiungere i 7,6 milioni di cittadini che ancora fumano nel Regno Unito. La campagna di Public Health England ha rappresentato un importante cambiamento e ha avuto un ovvio effetto positivo. Ma – continua Pawsey – deve essere portata avanti e non lasciare che sia un evento isolato”. E ricordando che, secondo recenti sondaggi, solo il 20 per cento della popolazione britannica percepisce la sigaretta elettronica come “molto meno dannosa del fumo”, i parlamentari dell’intergruppo chiedono espressamente al governo di “garantire che queste campagne diventino la norma, non un’eccezione, per far sì che il Regno Unito possa sfruttare fino il fondo il potenziale del vaping per la salute pubblica. Altrimenti – mettono in guardia – i messaggi contrastanti sul vaping continueranno, creando un quadro confuso”. Nella giornata odierna le proposte dell’intergruppo saranno discusse nella Camera dei comuni. A farsene portavoce sarà il conservatore Gareth Johnson, eletto nel collegio di Dartford. Il parlamentare, vice presidente dell’intergruppo, chiederà al governo di capitalizzare il successo di Stoptober e di lanciare una campagna di un anno per continuare a promuovere la sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare o per ridurre il danno.

La Polonia tassa i liquidi per sigarette elettroniche: 1,2 euro per flacone

Il governo polacco ci ripensa e riconsidera la tassa sui liquidi per sigaretta elettronica che entrerà a gennaio del 2018. Nella proposta del Ministero delle Finanze presentata lo scorso luglio si prevedeva una tassa di 0,7 zloty, circa 17 centesimi di euro, per millilitro a prescindere dal contenuto di nicotina del liquido. Quindi su un flacone da 10 ml, 1,70 euro sarebbero stati destinati all’erario. Il Consiglio dei ministri polacco, invece, ha deciso di abbassare la posta e di sottoporre al Parlamento una nuova proposta di imposizione fiscale per il vaping: 0,5 zloty per ml, cioè 12 centesimi di euro. La misura si applicherà sempre a tutti i liquidi, senza distinzione. Così la Polonia applicherebbe il tasso più basso fra i pochi Paesi europei che impongono una tassa ai liquidi di ricarica (fra i quali, purtroppo, svetta l’Italia). La riduzione prevista, però, non basta a rassicurare l’industria polacca del vaping, preoccupata per la sua stessa sopravvivenza. Secondo gli operatori anche una tassa di 0,5 zloty è insostenibile per un settore che ha già subito un drastico ridimensionamento. Il rischio è che dopo il 1 gennaio prossimo molte aziende saranno costrette a chiudere l’attività o a trasferirsi all’estero.

Regno Unito, inchiesta parlamentare sulla sigaretta elettronica

Un gruppo trasversale di parlamentari del Regno Unito svolgerà un’indagine sulla sigaretta elettronica, preoccupato dai “messaggi contrastanti” che circolano sul vaping. La spinta ai parlamentari è stata certamente data dall’accelerazione di Public Health England, che nell’ambito dell’annuale campagna antifumo Stoptober, ha esplicitamente promosso l’ecig come strumento per smettere di fumare. E infatti il liberaldemocratico Norman Lamb, presidente della Commissione scienza e tecnologia, spiega: “Alcuni considerano la sigaretta elettronica un prezioso strumento per ridurre il numero dei consumatori di sigarette ‘convenzionali’, altri sostengono che rinormalizzi il fumo per le generazioni più giovani”. Oggi nel Regno Unito i vaper sono quasi 3 milioni e dunque il Parlamento ha deciso di farsi un’idea chiara della sigaretta elettronica. “Vogliamo capire – ha continuato Lamb – dove sono le lacune nelle prove scientifiche, l’impatto della normativa e le conseguenze di questa industria in crescita sui costi per il Servizio sanitario nazionale e sulle finanze pubbliche del Paese”. Una particolare attenzione, in campo normativo, sarà posto alle implicazioni che potrebbe avere la Brexit. Anche nel Regno Unito, infatti, la sigaretta elettronica è regolamentata dalla legge di recepimento della Direttiva europea sui prodotti del tabacco, la Tpd. Sarà il Ministero della salute a fornire dati sull’impatto della normativa sull’ecigarette, mentre Public Health England si occuperà delle prove scientifiche sui rischi dell’elettronica paragonati a quelli del fumo. La Commissione scienza e tecnologia, inoltre, esaminerà tutti i contributi che saranno inviati entro il prossimo 8 dicembre e sollecita espressamente pareri sui nuovi prodotti, come i riscaldatori di tabacco, recentemente entrati nel mercato: la politica e le misure del governo sono riuscite a stare al passo con la varietà di nuovi prodotti del tabacco? © Copyright – Best edizioni - Tutti i diritti riservati