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Andriukaitis mira alla sigaretta elettronica per colpire Big Tobacco

“Credo che ci sia la possibilità di esaminare le sigarette elettroniche, per andare nella direzione di una regolamentazione più severa e del divieto di pubblicità e di vendita online”. Le dichiarazioni del commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, rilasciate a margine della presentazione del rapporto 2017 sullo Stato della salute nei paesi dell’Unione europea, hanno avuto probabilmente più risonanza di quanto ci si aspettava. Tanto che Euractiv, il sito che ha raccolto le parole del medico lituano, ha dovuto aggiungere un aggiornamento in capo all’intervista, specificando che “non sono in preparazione nuove leggi sugli strumenti elettronici legati al tabacco”. Cosa si intenda con questa locuzione, però, rimane incerto, visto che lo stesso Andriukaitis ha dimostrato di non avere chiara la differenza fra i vari strumenti, almeno se si deve prendere per buono il virgolettato di Euractiv. Il commissario lituano ha infatti dichiarato: “L’industria del tabacco sta facendo molto nell’uso di nuovi dispositivi elettronici. Usano sigarette con strumenti riscaldanti. Dispositivi nuovi e non coperti dalle direttive”. E poi ha ventilato l’ipotesi di rendere più stringente la regolamentazione sulla sigaretta elettronica. Ma è possibile che Andriukaitis, un medico oltretutto, confonda sigaretta elettronica e riscaldatori di tabacco? Due strumenti diversi in tutto – comprese, a quanto sembra, le ricadute sulla salute – e accomunati solo dall’assenza di combustione. Ed è possibile che chi decide ai più alti livelli della salute dei cittadini dell’Unione europea, non si curi del fatto che sta parlando di un prodotto giudicato dalle istituzioni sanitarie inglesi del 95 per cento meno dannoso del fumo? O che un recentissimo studio italiano, condotto dal professor Polosa, abbia rilevato che l’uso prolungato della sigaretta elettronica non comporti rischi alle vie respiratorie degli utilizzatori? Insomma, al commissario Andriukaitis non viene il dubbio che la sigaretta elettronica potrebbe essere un potente alleato per sconfiggere il tabagismo, proprio quello che lui dice di voler combattere?

Il coraggio e la speranza: Pozzetti e Bulgarelli inaugurano Il Vaporificio

Che quello del vaping sia un settore sotto molti aspetti anomalo, è noto a tutti. Il lavoro che si intreccia alla passione, il senso forte di comunità, la convinzione di fare qualcosa di buono lo rendono un mondo difficile da incasellare nei rigidi schemi dell’industria e del commercio. E così accade che, nel momento più buio e incerto della giovane ma travagliata storia del fumo elettronico, due ragazzi decidano di inaugurare un negozio e registrino il pienone. È successo sabato scorso a Cavezzo, in provincia di Modena, dove i ventiquattrenni Nicola Pozzetti e Marco Bulgarelli hanno aperto il loro punto vendita, Il Vaporificio, e sono rimasti sorpresi dalla partecipazione. “Mai ci saremmo aspettati di servire così tante persone – commenta Nicola – mai ci saremmo aspettati tanto interesse e tanta partecipazione”. “Abbiamo smentito i gufi – continua Pozzetti – i miscredenti, quelli che ci hanno remato contro. Questo settore è in forte crescita, le persone vogliono smettere di fumare e stare meglio, sia per sè stesse che per i propri cari. E nel nostro piccolo ne abbiamo avuto una prova assolutamente chiara”. La storia del nuovo negozio di Cavezzo nasce, almeno nei sogni, due anni fa quando Nicola inizia a svapare e “vede la luce”. “Ho capito che era il settore giusto – racconta – in cui investire soldi, tempo e passione e così ho fatto, nonostante la mia giovane età e l’inesperienza in campo imprenditoriale”. Naturalmente per iniziare la nuova attività Nicola e Marco, come tanti altri, hanno dovuto chiedere un prestito che definiscono “abbastanza pesante”. “Lo abbiamo fatto – spiega Nicola – convinti che questa scommessa ci avrebbe ripagati e giudicando da come sono andati questi primi due giorni, posso dire che la volontà comune anche dei consumatori è una sola: smettere con le bionde”. Pozzetti e Bulgarelli sono pieni di positività e guardano con fiducia al futuro. “Daremo tutto ciò che abbiamo – dice Nicola – per consolidare questo negozio e poi chissà… Abbiamo tanti progetti per il futuro, speriamo che questo sia solo l’inizio”. Già, chissà. Chissà se queste storie di lavoro, passione, impegno e speranza raggiungeranno il cuore della politica e faranno capire cos’è davvero questo settore. Speriamo che Nicola e Marco riescano a realizzare i loro sogni e che il loro entusiasmo sia premiato. Da parte nostra, lo auguriamo con tutto il cuore.

E-cig: mentre l’Italia tassa e vieta, il Regno Unito informa e sostiene

Il comitato scientifico della British Medical Association ha pubblicato un importante documento sulla sigaretta elettronica. Nelle 15 pagine del suo position paper, l’associazione che riunisce e rappresenta i professionisti della salute britannici si rivolge non soltanto ai medici, quanto soprattutto ai politici, nello sforzo di portare un contributo all’evoluzione del quadro normativo che regola il vaping nel Regno Unito. Il documento, in breve “delinea quella che la Bma ritiene una politica appropriata per minimizzare i potenziali rischi associati all’uso della sigaretta elettronica, massimizzandone al contempo il potenziale per ridurre i danni alla salute associati al fumo”. Fra gli attori della salute pubblica britannica, la British Medical Association era finora stata la più prudente nel giudizio sul vaping; questo paper testimonia una significativa inversione di tendenza. Nel documento, intitolato E-cigarettes: balancing risks and opportunities, si trovano dei box in evidenza che contengono i messaggi chiave per il legislatore e che forniscono il punto di vista della Bma su molti temi controversi. Qui si evidenzia che “utilizzare la sigaretta elettronica è significativamente meno dannoso di fumare tabacco”, mentre “i rischi associati al vaping appaiono minimi” e “gli aromi utilizzati non sembrano avere alcun impatto acuto sulla salute dei consumatori”. L’ecigarette, si spiega, è lo strumento più utilizzato per smettere di fumare e “sebbene si registri la mancanza di ricerche di qualità sulla loro efficacia come mezo per smettere, la maggior parte degli studi evidenzia una relazione positiva fra l’uso della sigaretta elettronica e la cessazione del fumo”. I rischi da minimizzare sono soprattutto quelli relativi ai minori e anche qui la posizione della Bma è ben riassunta nei messaggi ai policymaker. “Anche se nel nostro Paese – si legge – la sperimentazione con le sigarette elettroniche è in crescita, sono pochi i minori che diventano utilizzatori abituali e quasi tutti sono ragazzi che fumano o hanno fumato”. L’associazione prende posizione anche sull’effetto passerella, che in Italia è stato citato persino nella sentenza della Corte Costituzionale per giustificare l’imposizione fiscale. “I dati sull’uso della sigaretta elettronica non confermano le preoccupazioni che l’ecig promuoverà l’uso del tabacco fra i minori. Il tasso dei giovani fumatori è diminuito nel periodo in cui le sigarette elettroniche sono diventate sempre più disponibili”. Per quanto riguarda la protezione di terzi, cioè il cosiddetto vapore passivo, il documento specifica che “non vi sono prove scientifiche che l’esposizione al vapore di sigaretta elettronica ponga rischi specifici alla salute dei non vaper”. La British Medical Association sottolinea inoltre che “i dati sul fumo e sul vaping dimostrano l’infondatezza del timore che l’ecig stia rinormalizzando il fumo di sigaretta o mettendo in pericolo l’osservanza della legislazione antifumo”. In conclusione del documento l’associazione abbraccia la sigaretta elettronica come “lo strumento più popolare per smettere di fumare” che contribuirà a far raggiungere l’obiettivo di “una società senza fumo, dove la mortalità causata dalle malattie collegate al tabacco sia significativamente ridotta”. Per questo la Bma si associa al Royal College of General Practitioners (il collegio dei medici di base) nel suggerire ai medici di “raccomandare e sostenere l’uso dell’ecig fra i pazienti che non riescono a smettere di fumare con altri strumenti”.

E-cig, negozianti piemontesi in piazza anche giovedì 30

Farsi sentire a tutti i livelli istituzionali, questo è oggi l’imperativo per il settore del vaping. Ed è per questo che, dopo la manifestazione nazionale degli operatori che si terrà domani a Roma, i negozianti di Torino e provincia si sono organizzati per una dimostrazione davanti agli uffici della Regione Piemonte. L’appuntamento è per giovedì 30 novembre in Piazza Castello dalle 10 alle 14. La Questura ha ammesso l’uso di megafoni, bandiere e striscioni. Due rappresentanti della filiera saranno poi ricevuti dall’Ufficio commercio della Regione per esporre le proprie rivendicazioni. Tre sono le richieste elaborate dai promotori della manifestazione. Prima di tutto l’imposizione di una tassa equa sui liquidi contenti nicotina, che - a loro detta - dovrebbe atestarsi sull'euro e mezzo euro per 10 ml. Quindi l’eliminazione dell’accisa sui liquidi senza nicotina e basi neutre, glicole, glicerolo e aromi. Infine si chiede la creazione di un protocollo per la nascita di una licenza per i negozianti del fumo elettronico. In particolare si chiedono: competenze territoriali identiche alle licenze per sali e tabacchi; diritto di prelazione per i negozi già esistenti; quantità minima di referenze hardware – quantificate a mo’ di esempio fra le 100 e le 150 – per poter ottenere la licenza. Dall’organizzazione fanno sapere anche che tutti i negozi indipendenti di Torino abbasseranno la serranda nella giornata di giovedì, sobbarcandosi un ulteriore giorno di chiusura dopo la serrata nazionale di mercoledì 29. Il portavoce  per la manifestazione torinese è Michele Matera di Outlet della sigaretta elettronica e di The Vaping Company, mentre il referente è Daniel Compri di Re Svapo di Chivasso.

Giacomello (Vapitaly): “Da Rotta e Boccadutri segnale di speranza”

"Sono grato agli onorevoli Alessia Rotta e Sergio Boccadutri per la forte presa di posizione e l’impegno a favore dell’intero comparto del vaping”. Parole di Mosè Giacomello, presidente di Vapitaly, la più importante fiera europea dedicata alla sigaretta elettronica per numero di visitatori. “Il loro impegno a presentare a breve un ordine del giorno, avrà l’obiettivo di salvaguardare il mercato in attesa degli emendamenti soppressivi e potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lunga battaglia per il riconoscimento del settore e della professionalità degli operatori del mondo del vaping”. Vapitaly è una realtà ormai consolidata nel panorama europeo, punto di incontro di tutti i rappresentanti della filiera e degli stakeholders di settore. Nell’ultima edizione, Vapitaly ha ospitato il sottosegretario Benedetto Della Vedova e il senatore Giampiero Dalla Zuanna per un confronto tra il comparto del vaping e il mondo istituzionale. "Il settore - continua Giacomello - è in forte crescita e attualmente dà lavoro ad oltre 10mila persone - 30mila persone indirettamente - per un volume d’affari di oltre 600milioni di euro e un panorama di consumatori nazionali di circa 1,3 milioni, compresi gli svapatori occasionali. L’emendamento Vicari inserito nella legge di stabilità e l’assurda tassazione, purtroppo confermata dalla Consulta anche sui liquidi senza nicotina, rischiano di mettere in ginocchio questo comparto e di farlo sparire. Per questo è importante essere presenti - conclude Mosè Giacomello - la mattina di mercoledì 29 novembre, alla manifestazione che l’intero mondo del vaping ha organizzato a Roma, davanti a Montecitorio. Far sentire la nostra voce è fondamentale".

Sigarette elettroniche, tutti in piazza perché nessuno si salva da solo

La manifestazione di mercoledì 29 novembre in piazza Montecitorio a Roma è un’azione per rivendicare i diritti di tutta la filiera del vaping, di cui anche Sigmagazine fa parte. Siamo convinti che il comparto debba reagire in maniera compatta e che non ci debbano essere interessi prioritari da tutelare a discapito di altri. Come abbiamo già scritto, se perde anche uno solo degli attori della filiera, perderemo tutti. Se non nell’immediato, sicuramente nel medio termine. Mai come in questo caso, nessuno si salva da solo. Mercoledì saremo in piazza per chiedere che sia adottata una tassazione equa sui liquidi contenenti nicotina e solo su quelli. Questo vuol dire che l’imposizione fiscale deve essere sostenibile per i produttori e anche per i consumatori, deve consentire ad un prodotto che riduce il danno del fumo di continuare ad essere acquistabile da tutte le fasce della popolazione e non rendere economicamente più vantaggioso continuare o – peggio ancora – tornare a fumare. Quest’ultimo è un pericolo reale: se i liquidi, a causa di un’imposta elevata, avranno un prezzo alto per il consumatore, chi potrà permettersi gli atomizzatori rigenerabili o di polmone, che consumano molto liquido, ma hanno consentito a molti di abbassare o azzerare la nicotina? Assisteremo ad un ritorno al passato della tecnologia con sistemi meno soddisfacenti e ad un appiattimento dei device? E quanti riusciranno a non farsi tentare dal ritorno alla sigaretta tradizionale? Saremo in piazza anche con i negozianti per chiedere che non si compia l’aberrazione di mettere sotto monopolio la rete vendita e la distribuzione dei liquidi per inalazione. Il monopolio esiste per il tabacco e il gioco d’azzardo. Il vaping è un prodotto di riduzione del danno, è la cura non la malattia e deve restare un prodotto di libera vendita. Assoggettarlo allo Stato, significa togliere ai negozianti la libertà di scegliere i propri prodotti e le proprie strategie di mercato. Al momento la legge prevede che anche la distribuzione e l’approvvigionamento andranno sotto monopolio. Non si sa come sarà esercitato, se i negozi dovranno fare riferimento ad un unico distributore - come per le sigarette - e dunque si potrà acquistare solo quello che esso propone, oppure se saranno trattati come i bar e le edicole che vendono sigarette: sono vincolate ad acquistarle dal tabaccaio più vicino. Nessuna delle ipotesi ci sembra in ogni caso rassicurante. Anche i negozianti per svolgere la propria attività dovranno ottenere una licenza dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Qualcuno sostiene che questo farà aumentare il valore della loro attività, ma è poco più di una speranza, visto che nessuno sa quali saranno i vincoli posti ai negozianti, quale mercato sarà loro lasciato e se potranno davvero aprire nuovi negozi. Una cosa, però, ci permettiamo di dare per certa: affidare la pecora al lupo non è mai una strategia assennata. Saremo in piazza anche per il futuro dei negozianti online, che con la legge uscita dal Senato sarebbero cancellati dal mondo del vaping. Proibire tout-court il commercio sul web è semplicemente antistorico e folle e non darebbe nessuna possibilità di sopravvivenza a tanti imprenditori che hanno puntato tutto sul mezzo del futuro. Andrebbe, inoltre, a penalizzare tutti quei consumatori che abitano in piccoli centri e magari non hanno negozi fisici specializzati nelle vicinanze. Un conto è scrivere regole specifiche per gli shop online, un altro è scrivere nero su bianco che devono morire. Negli ultimi giorni il nostro settore è stato descritto in maniera offensiva, come un far west di evasori senza regole, che hanno prosperato sulle spalle dei cittadini onesti. Saremo in piazza anche per rifiutare con forza questa immagine, per dimostrare che siamo operatori che pagano tasse, Iva e che producono lavoro e fanno girare l’economia. Il settore del vaping non è una terra di nessuno: i liquidi per inalazione sono già regolati dalla legge che recepisce la Direttiva europea, sono notificati in tutte le loro componenti al Ministero della Salute e possono venire acquistati dai negozianti solo attraverso un deposito fiscale. Se ci sono state delle infrazioni e delle storture, il dovere dello Stato è controllare e colpire chi trasgredisce, non mettere in pericolo un intero settore produttivo, che è cresciuto e si è affermato senza aiuti e sovvenzioni, grazie alla sola iniziativa privata. E lo ha fatto, ricordiamolo sempre, proponendo un prodotto che riduce i rischi del fumo del 95 per cento. Intorno alla sigaretta elettronica è nato un mondo, fatto di produttori, di negozianti, di consumatori, di riviste specializzate e di fiere di settore. È nato un mondo di passioni, di condivisione, di entusiasmo, di speranze. Mercoledì andiamo in piazza per difendere tutto questo. Tutto. Grazie ad Emanuele Brambilla che ha creato una grafica per illustrarlo.

Riduzione del danno, la Svizzera pronta a favorire la sigaretta elettronica

Mentre in Italia si rischia di riportare la sigaretta elettronica all’età della pietra, in Svizzera la Federazione dei professionisti delle dipendenze chiede alla Confederazione di riconoscere il vaping come strumento di riduzione del rischio e di promuoverne l’uso fra i fumatori. Lo fa con una nota pubblica in vista delle consultazioni sulla legge sui prodotti del tabacco che l’Ufficio federale della salute pubblica elvetico aprirà a breve. I professionisti delle dipendenze chiedono di rivedere la politica di prevenzione del tabagismo, fino ad oggi orientata esclusivamente alla cessazione, e di ampliarla con i principi della riduzione del rischio. Dunque, si legge nella nota “la vendita dei liquidi con nicotina deve essere autorizzata e il passaggio dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica deve essere incoraggiato fra i fumatori”. La nota ricorda che il tabagismo è la prima causa di morti evitabili che in Svizzera ammontano a 9.500 all’anno. Nonostante questo, il numero dei fumatori resta stabile da dieci anni, come d’altronde accade anche in Italia. “Ora – si legge nella nota – esistono alternative alla combustione del tabacco: il vaping, i vaporizzatori e lo snus”. Gli specialisti, si ricorda, sono concordi nel sostenere che la sigaretta elettronica è del 95 per cento meno dannosa del fumo, pur riuscendo a somministrare ai consumatori la nicotina di cui hanno bisogno. “Con questa alternativa – spiegano – i vapers, sempre più numerosi, proteggono la loro salute e quella delle persone accanto a loro”. Da queste premesse la richiesta alle autorità sanitarie di porre rimedio alla mancanza di informazione e di una regolamentazione chiara per incoraggiare la transizione dal fumo al vaping. “Solo un’azione coerente e condivisa fra tutti gli attori della politica e della prevenzione – conclude la Federazione dei professionisti delle dipendenze – permetterà di ridurre il numero dei morti legati alla combustione”.