Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 22 al 28 marzo

La sigaretta elettronica ai tempi del coronavirus. Mentre la Cina riapre le produzioni, l'Europa si divide sull'apertura dei negozi specializzati. Scienziati e studiosi impegnati a smentire la disinformazione.

CinaDopo pandemia, ripartono produzione e filiera della sigaretta elettronica
Iniziamo questa settimana con una nota di speranza e ottimismo (ne abbiamo bisogno). La notizia arriva dalla Cina, il Paese da cui la pandemia Covid-19 è partita e che costituisce l’anello principale della catena produttiva e distributiva per le sigarette elettroniche. Messo forse alle spalle il periodo più duro, l’attività del settore del vaping è velocemente ripartita. Le aziende hanno riaperto, le linee sono state riattivate, nuove assunzioni accompagnano la voglia di ricominciare. Il tempo di stallo è stato dedicato all’implementazione delle autorizzazioni necessarie per affrontare il mercato statunitense e delle certificazioni per il mercato europeo. Verso la normalità soprattutto il distretto della sigaretta elettronica di Shenzhen. Il punto della ripresa cinese nell’articolo di Sigmagazine.

Messico/SpagnaE-cig, il vademecum di due scienziati in tempi di coronavirus
In tempi di pandemia e di preoccupazioni giunge particolarmente gradito un vademecum informativo indirizzato alla comunità dei vaper. Lo hanno scritto due scienziati rinomati nel campo della scienza applicata al vaping come Roberto Sussman, dell’Istituto di scienze nucleari dell’Università nazionale autonoma del Messico e direttore dell’associazione di consumatori Pro-Vapeo Mexico, e Carmen Escrig, biologa specializzata in virologia dell’Università autonoma di Madrid e coordinatrice della Plataforma para la reducción del daño por tabaquismo. “La diffusione della pandemia dovuta al virus Sars-cov-2 offre terreno fertile alla disinformazione sulla sigaretta elettronica“, scrivono i due autori, “gli svapatori devono essere equipaggiati con informazioni e dati affidabili per poter contoargomentare“. Il documento, ricco di riferimenti a ricerche scientifiche, è analizzato nell’approfondimento che Sigmagazine ha dedicato.

UsaIl giudizio dell’esperto: il vapore delle e-cig non diffonde il coronavirus
Le sigarette elettroniche non presentano il rischio di diffondere il coronavirus perché il vapore espirato consiste in particelle molto piccole di acqua, glicole propilenico, glicerina e sostanze chimiche aromatizzanti, non in goccioline di saliva. È quanto sostiene Neal Benowitz, esperto di dipendenza da nicotina e tabacco e autore di molti studi sulla sigaretta elettronica e docente alla University of California di San Francisco. L’articolo di Sigmagazine.

Grecia/UsaStudio: nessuna correlazione fra il vaping e i rischi di Covid-19
Non c’è alcun legame fra il vaping e il rischio di maggiori danni provocati dal coronavirus in caso di infezione. Lo ha ribadito una ricerca condotta da Konstantinos Farsalinos insieme ad Anastasia Barbouni e Raymond Niaura della New York University. La ricerca si intitola “Smoking, vaping and hospitalization for Covid-19” e si basa su cinque studi che hanno esaminato le caratteristiche cliniche dei ricoverati In Cina per Covid-19, riportando dati sull’abitudine al fumo. Anche per quanto riguarda il fumo l’analisi preliminare non fornisce supporto alla tesi secondo cui esso sia un fattore di rischio per il ricovero in ospedale per Covid-19. Smettere di fumare resta una regola di buona salute, ma un legame con il virus non è stato rilevato. La conclusione vale ancor di più per la sigaretta elettronica: “Non è stato identificato alcuno studio – sostiene il lavoro di Farsalinos e Niaura – che registrava l’uso della sigaretta elettronica fra i pazienti ricoverati per Covid-19. Quindi non si può formulare alcuna raccomandazione per gli utilizzatori di e-cigarette“. Lo studio dei tre studiosi si inserisce in un dibattito americano ancora una volta viziato da disinformazione, sul quale Sigmagazine fa il punto.

Gran BretagnaCovid-19: chiusi i negozi del vaping, operatori premono sul governo
Anche nel Regno Unito, dove la sigaretta elettronica è ritenuta uno strumento indispensabile per la riduzione del danno e la lotta al tabagismo, gli operatori del vaping si mobilitano per chiedere che i negozi specializzati vengano esentati dalla serrata entrata in vigore in settimana. Per il momento i negozi di e-cig britannici sono chiusi. Il tema riguarda tutti i Paesi europei in cui il contagio dilaga in maniera drammatica e in cui i governi hanno dovuto adottare misure restrittive alla libertà di movimento dei cittadini per provare a rallentare a diffusione del virus. La chiusura delle attività commerciali è stata via via disposta da vari Paesi e con essa si è posto il problema di chi vende prodotti per lo svapo. In Italia e Francia, dove le regole sono molto restrittive, è stata riconosciuta l’esigenza di mantenere aperti i negozi del vaping e gli inglesi chiedono al governo di seguirne l’esempio. “Le sigarette elettroniche hanno dato un importante contributo alla salute pubblica del Regno Unito, allontanando i fumatori dal tabacco combusto e impedendo le ricadute” ha sostenuto in una nota il ramo britannico dell’associazione dei consumatori New Nicotine Alliance (Nna), “è importante che questo continui“. Nel frattempo, in attesa di nuove disposizioni o di chiarimenti, Ibvta ha consigliato ai negozi specializzati di non aprire al pubblico, facendo affidamento esclusivamente sugli ordini online e a domicilio. Il punto sulla Gran Bretagna nell’approfondimento di Sigmagazine.

GermaniaCovid-19: negozi e-cig, apertura solo in alcune zone. Stenta la vendita online
La chiusura dei negozi in settori non rilevanti ha penalizzato in Germania i vaper, dal momento che quasi tutte le regioni – competenti per legge all’applicazione dei provvedimenti – non hanno ritenuto i negozi specializzati di sigarette elettroniche appartenenti alla categoria dei servizi essenziali. Ci sono però alcune eccezioni, proprio perché la decisione è presa a livello locale. Le più rilevanti riguardano il Land dell’Assia (la regione di Francoforte e Wiesbaden) e Berlino, a cui si aggiungono alcune realtà comunali della regione del Nordreno-Vestfalia. Un ricorso tentato da alcuni esercenti ad Amburgo è stato respinto. Dustin Dahlmann, presidente dell’associazione dei produttori e degli operatori del vaping (Bündniss für Tabakfreien Genuss, Bftg), ha espresso la preoccupazione che “tanti ex fumatori che hanno abbandonato la sigaretta passando al meno dannoso vaping possano tornare indietro“, tanto più che i tabaccai sono rimasti aperti. E in Germania le sigarette sono acquistabili anche in altri esercizi esentati dalla chiusura, come supermercati e pompe di benzina. Anche la vendita online, unica alternativa rimasta, procede a rilento e con molti ritardi, giacché la produzione in Cina è appena ripresa e al momento sul mercato si avvertono ancora le conseguenze del suo lungo blocco.

UsaStudio: uno svapatore riduce la dipendenza da nicotina rispetto a un fumatore
Passando dal fumo al vaping, la dipendenza dalla nicotina diminuisce. È quanto emerge da uno studio condotto da Saul Shiffman e Mark A. Sembover, ricercatori dell’americana University of Pittsburgh e intitolato “Dependance on E-cigarettes and Cigarettes in a Cross-sectional Study of US Adults”. La ricerca, pubblicata su PubMed, ha comparato il grado di dipendenza da nicotina nei fumatori e negli utilizzatori di sigaretta elettronica (attuali o ex). I suoi risultati indicano che “fra gli utilizzatori attuali, la dipendenza dalla sigaretta elettronica era significativamente inferiore a quella da sigaretta convenzionale“. Lo stesso risultato si è ottenuto anche fra gli ex utilizzatori. I criteri dello studio americano, che peraltro conferma analoghe ricerche svolte precedentemente, nell’approfondimento di Sigmagazine.

UsaContagio da Covid-19, sospesa produzione in stabilimento Philip Morris
I contagi da Covid-19 paralizzano anche il sistema produttivo delle multinazionali del tabacco. È il caso dello stabilimento Philip Morris di Richmond, in Virginia. Altria Group ha comunicato di averne sospeso l’attività di produzione per almeno due settimane dopo la positività al tampone riscontrata in due dipendenti. Nel periodo di chiusura i dipendenti saranno regolarmente retribuiti, è scritto nella nota del gruppo. I dettagli su Sigmagazine.

 

 

Articoli correlati