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Sigaretta elettronica, esperti internazionali contro la politica dell’Oms

All'indomani del No Tobacco Day, il procuratore dell'Iowa Miller coordina un gruppo di esperti favorevoli alla riduzione del danno da fumo.

È come se l’Oms avesse dimenticato qual è il suo compito – salvare vite e ridurre la malattia. Si può fare aiutando e incoraggiando i consumatori a passare dalle sigarette a prodotti a rischio più basso. Questo significa essere onesti sul rischio molto minore e usare leggi intelligenti per rendere il passaggio più attraente”. A commentare aspramente il comportamento dell’Organizzazione mondiale di sanità, in occasione della celebrazione della Giornata mondiale senza tabacco 2020, è il procuratore generale dello Stato americano dell’Iowa Tom Miller. Sostenitore della riduzione del danno da fumo, Miller è il procuratore generale più anziano, per carica, degli Stati Uniti. Ricopre l’incarico elettivo dal 1979, con una piccola pausa fra il 1991 e il 1995. È stato anche una delle figure principali della causa intentata da oltre 40 Stati contro le multinazionali del tabacco a metà degli anni ’90, che portò al Master settlement agreement, che obbligava le major a corrispondere agli Stati una compensazione economica, diluita in 25 anni, per i danni causati alla salute dei cittadini.
Miller ormai interviene regolarmente nel dibattito sulla riduzione del danno da fumo e ha coordinato un gruppo internazionale di esperti indipendenti, senza conflitti di interessi, che hanno criticato aspramente l’Organizzazione mondiale di sanità “per il suo approccio retrivo – spiegano nel comunicato stampa – all’innovazione e alle nuove tecnologie, come i prodotti del vaping”, dichiarandosi “esasperati per l’ostilità dogmatica dell’Oms”. Il loro timore, continuano gli esperti, è che “l’agenzia sanitaria delle Nazioni unite sprechi l’opportunità di evitare milioni di morti premature causate dal fumo”.
Sappiamo al di là di ogni ragionevole dubbio – ha dichiarato il professore David Abrams dell’Università di New Yorkche la sigaretta elettronica e gli altri prodotti senza fumo con nicotina sono molto meno rischiosi del fumo e che il passaggio completo comporta rapidi miglioramenti per la salute”. “Eppure – continua Abrams – l’Oms continua a promuovere il divieto completo o una regolamentazione estrema per questi prodotti. Che senso può avere proibire il prodotto più sicuro, quando le sigarette sono disponibili dappertutto?”. Già, quale? Fra i firmatari dell’intervento anche il professore Tikki Pangestu dell’Università di Singapore e già direttore del dipartimento Research policy & cooperation dell’Organizzazione mondiale di sanità. “Quando l’Oms ha deciso di istituire un trattato internazionale per il controllo del tabacco – spiega – l’obiettivo era chiaro: fermare l’epidemia mondiale di malattie fumo-correlate. Ma lungo la strada, l’Oms sembra aver perso di vista lo scopo e aver sviluppato una mentalità chiusa, che sta portando a posizioni impraticabili, non negoziabili e controproducenti, non supportate dalla scienza”.
Anche Robert Beaglehole, professore emerito dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, ha un passato nell’organizzazione: ha diretto il Dipartimento per le malattie croniche e la promozione della salute dell’Oms fra il 2004 e il 2007. “A meno che non faccia qualcosa di diverso e abbracci l’innovazione nella politica sul tabacco – dichiara Beaglehole – l’Oms fallirà completamente l’obiettivo di ridurre il cancro e le malattie polmonari e cardiache. Incoraggiare i fumatori a passare alle alternative a basso rischio potrebbe fare una grande differenza”.
Dell’India parla il professore Rajesh Sharan, dove i prodotti del vaping sono stati vietati, nonostante “il Paese porti un peso da mammut in termini di cancro, malattie respiratorie e cardiocascolari dovute al tabacco”. Il direttore dello UK Centre for tobacco and alcohol studies dell’Università di Nottingham, John Britton, giudica “senza senso l’approccio ‘smetti o muori’ dell’Oms e l’opposizione alla riduzione del danno”. “Sappiamo che l’organizzazione accetta la riduzione del danno in altre aree della salute pubblica, compresa la droga e la salute sessuale – spiega – Se l’Oms vuole raggiungere il suo obiettivo di ridurre le malattie, ha bisogno di una strategia per i fumatori che non riescono o non vogliono abbandonare la nicotina e dal 2010 la comparsa di prodotti senza combustione è un’opzione praticabile”.
Molto critici sull’impostazione data alla Giornata mondiale senza tabacco di questo 2020 sono David Sweanor dell’Università di Ottawa, in Canada, e Clive Bates, già direttore della fondazione Action on smoking and health. “L’Oms tratta le sigarette elettroniche – dice Sweanor – come se fossero parte di una manovra di Big Tobacco. Si sbaglia completamente. In realtà i nuovi prodotti stanno distruggendo il mercato delle sigarette, facendone diminuire le vendite”. Opponendosi a questi prodotti, conclude, “l’organizzazione e i suoi finanziatori proteggono l’esistente oligopolio delle sigarette”. Bates attacca duramente la campagna scelta dall’Oms, che ha deciso di utilizzare la giornata non per attaccare il tabacco, ma la principale alternativa al fumo, mostrando foto di bambini che esalano nuvole di vapore. “Raramente vediamo l’industria del vaping fare pubblicità per gli adolescenti – dichiara – e non vediamo mai utilizzare bambini nelle immagini commerciali. Ma nella Giornata mondiale senza tabacco abbiamo assistito all’assurdo spettacolo dell’Oms che promuove pubblicità con bambini che svapano”. “Cosa diavolo pensano di fare?”, si chiede Clive Bates. Ed è una domanda a cui ci piacerebbe avere risposta.

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