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Sigaretta elettronica ai senzatetto, un aiuto per i cittadini più fragili

Secondo un documento del Global State of Tobacco Harm Reduction in questa popolazione il tasso di fumo è 7 volte superiore alla media e l'aspettativa di vita la metà.

Le sigarette elettroniche potrebbero essere un prezioso strumento per la riduzione del danno per una delle fasce sociali più colpite dal fumo, quella dei senzatetto. Se ne occupa il nuovo documento pubblicato dal Global State of Tobacco Harm Reduction, intitolato “Tobacco harm reduction and people experiencing homelessness – a UK perspective”. Da alcuni anni studi scientifici e progetti di ricerca britannici si occupano di come aiutare questi cittadini estremamente fragili a smettere di fumare e, sebbene il documento si concentri su dati e esperienze del Regno Unito, le sue osservazioni hanno valenza globale.
Partiamo da qualche dato. Fra le persone senza fissa dimora il tasso dei fumatori nel Regno Unito è stimato fra il 76 e l’85%, cioè sei o sette volte superiore a quello del resto della popolazione, oggi al minimo storico del 12,9%. Anche i dati relativi all’aspettativa di vita fra i senzatetto britannici rivela una realtà scioccante. In media gli uomini muoiono a 44 anni e le donne a 42, a fronte dei 76 e 81 anni della popolazione generale. Naturalmente questo non è dovuto esclusivamente al fumo, ma è innegabile che esso contribuisca a creare questa enorme disparità. Queste persone soffrono spesso di cattiva salute respiratoria, sono comuni fra loro infezioni toraciche, polmoniti e dispnea, così come malattie croniche trascurate come la bpco, l’asma e i problemi cardiovascolari. Tutte patologie che possono essere causate o aggravate dal fumo.
Anche il modo di fumare influisce ad aumentare i rischi. Chi vive sulla strada spesso fuma pesantemente, condivide le sigarette o fuma quelle gettate via da altri. A spingere i senzatetto a fumare non è solo la dipendenza dalla nicotina ma, come dichiarano, anche la noia e lo stress causato dalla loro situazione. Eppure un sondaggio di qualche anno fa ha rilevato che la metà di loro vorrebbe smettere di fumare e due terzi sarebbero disposti a passare alla sigaretta elettronica se gli fosse fornito gratuitamente un dispositivo per il vaping.
Dopo alcuni esperimenti più contenuti, il covid-19 ha dato l’occasione per sperimentare iniziative di riduzione del danno più ampie. Durante il lockdown, in città come Manchester, Londra ed Edinburgo, i senzatetto furono alloggiati in strutture alberghiere. Qui furono distribuite gratuitamente sigarette elettroniche che non solo potevano avere dei benefici a lungo termine, ma nel pieno della pandemia servirono anche a ridurre il rischio di contagio associato alla condivisione di sigarette o a problemi con la legge nel caso gli ospiti uscissero per cercare resti di sigarette o acquistarle.
Da queste esperienze è nato un grande progetto di ricerca, finanziato con quasi 2 milioni di sterline e condotto dalla London South Bank University, proprio per capire se offrire ai senzatetto delle sigarette elettroniche gratuite nei centri che si occupano di assisterli, può contribuire a combattere il problema del fumo. Il progetto è ancora in corso ma il Gsthr ritiene che nel frattempo si possa imparare molto proprio dall’esperienza fatta durante i covid. “I cittadini senzatetto sono stati a lungo colpiti in modo sproporzionato dal fumo – conclude infatti David MacKintosh, direttore di Knowledge Action Change, casa madre del Gsthr – e quindi trarranno enormi vantaggi da percorsi efficaci e pragmatici di riduzione del danno per smettere di fumare. La sostenibilità di questo tipo di intervento deve essere affrontata con attenzione, ma qui esiste un potenziale reale e dovrebbe essere esplorato. In media, i senzatetto nel Regno Unito vivono metà della vita rispetto alla popolazione generale. Ridurre l’elevato tasso di fumo è un modo per iniziare ad affrontare questa tragedia”.

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