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Procuratore Iowa: se non riuscite a smettere, usate le sigarette elettroniche

In occasione del Great American Smokeout, ancora una volta Tom Miller scende in campo per sostenere la riduzione del danno da fumo.

Se non riuscite a smettere di fumare, trovate un’alternativa meno dannosa, come le sigarette elettroniche”. A sostenere l’utilità della riduzione del danno da fumo nella giornata del Great American Smokeout è una figura pubblica molto nota a chi segue le vicende del vaping negli Usa: il procuratore generale dell’Iowa Tom Miller. L’evento, che si è celebrato ieri 18 novembre, viene organizzato da oltre quarant’anni ogni terzo giovedì di novembre dall’American Cancer Society per incoraggiare i fumatori a smettere, dispensando consigli e cercando di aumentare la consapevolezza sui pericoli del fumo.
Quest’anno, dal profilo Twitter ufficiale dell’Iowa Attorney General, Miller ha voluto far sapere ai fumatori che per i fumatori esiste anche un’altra possibilità, quella di passare a strumenti che riducono il danno. “Oggi è il Great American Smokeout – ha scritto il procuratore – Quasi 34 milioni di adulti americani fumano ancora sigarette e nel nostro Paese il fumo rimane la principale causa di malattie e morti evitabili”. E poi ha concluso, appunto: “Se non riuscite a smettere di fumare, trovate un’alternativa meno dannosa, come le sigarette elettroniche”. La dichiarazione è particolarmente importante, perché viene da una personalità difficilmente attaccabile o sospettabile di tenerezza nei confronti dell’industria del tabacco.
Procuratore generale dell’Iowa dal 197’9, con una piccola pausa fra il 1991 e il 1995, Miller è il procuratore generale più anziano, per carica, degli Stati Uniti. Ma non solo. È stato anche una delle figure principali della causa intentata da oltre 40 Stati contro le multinazionali del tabacco a metà degli anni ’90, che portò al Master settlement agreement, che obbligava le major a corrispondere agli Stati una compensazione economica, diluita in 25 anni, per i danni causati alla salute dei cittadini. E proprio per tutelare la salute dei fumatori e la loro possibilità di almeno ridurre il danno del fumo, Miller fu fra i pochi che a ottobre del 2019, quando il Paese era in preda alla frenesia di Evali, la malattia polmonare erroneamente attribuita inizialmente al vaping, a uscire fuori dal coro del conformismo e dell’isteria.
Allora si schierò contro i divieti sulla sigaretta elettronica e sugli aromi diversi dal tabacco che molti Stati stavano adottando e che furono addirittura annunciate dall’allora Ministro della salute Alex Azar. In una lettera all’Amministrazione, Miller metteva in guardia contro “regolamentazioni che mettevano a rischio la vita di milioni di americani”, suggerendo – come poi è stato confermato – che il problema fosse dovuto al mercato illegale. Da allora la voce del procuratore generale si è sempre alzata in difesa della sigaretta elettronica. Nel 2020 in un interessantissimo numero  dell’American Journal of Public Health interamente dedicato al vaping esortava ad “abbracciare senza riserve la riduzione del danno”. Pochi mesi dopo, all’indomani della Giornata senza tabacco dell’Organizzazione mondiale di sanità, coordinò un gruppo internazionale di esperti indipendenti che criticavano aspramente l’Oms “per il suo approccio retrivo all’innovazione e alle nuove tecnologie, come i prodotti del vaping”.
È come se l’Organizzazione – scriveva Miller – avesse dimenticato qual è il suo compito, cioè salvare vite e ridurre la malattia. Questo si può aiutando e incoraggiando i consumatori a passare dalle sigarette a prodotti a rischio più basso”. Un compito che il procuratore, invece, non ha dimenticato. Nemmeno ieri, in occasione del Great American Smokeout.

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