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Sigarette elettroniche, sondaggio per conoscere gusti e abitudini degli italiani

È online il primo sondaggio per conoscere le abitudini e i gusti dei consumatori italiani di sigarette elettroniche. Lo promuove l'associazione dei consumatori Anpvu. "Il materiale raccolto - spiega il presidente Carmine Canino - servirà per avere un riscontro su quanto più volte sostenuto dalle nostre istituzioni politiche e sanitarie con il reale andamento del mercato. Il sondaggio è anonimo, non chiediamo nulla di personale ma soltanto giudizi o abitudini sulle abitudini". Le domande sono molto dettagliate e prendono in considerazioni tutti gli aspetti del vaping: dalle motivazioni che hanno spinto la persona ad acquistare una sigaretta elettronica, alle preferenze in materia di hardware e aromatizzazioni. Per partecipare al sondaggio è sufficiente collegarsi alla pagine web dedicata.

OFFRO LAVORO – Cercasi commesso/a negozio sigarette elettroniche a Milano

Il punto vendita Smooke di piazza Caiazzo 1 a Milano cerca un/a commesso/a da inserire in organico con contratto da tirocinante o a tempo determinato part-time. È richiesta una ottima conoscenza tecnica degli strumenti e degli accessori del vaping e predisposizione al contatto con il pubblico. Per fissare un colloquio è sufficiente contattare il titolare Lanfranco Evans al numero 02.3651.4577, oppure all’indirizzo mail vivalavidasnc@libero.it dove si potrà anche inviare il proprio curriculum vitae.

Le tredici tappe di Japan Tobacco a sostegno dell’ambiente

Oggi al via la seconda edizione del progetto Jti Clean Way, un viaggio a tappe all’insegna della sostenibilità ambientale che sino a domani toccherà tredici località del Cilento certificate Bandiera Blu e Spighe Verdi, raccontando l’impegno dalle comunità locali a difesa dell’ambiente. Anche questa edizione è organizzata in collaborazione tra Foundation for Environmental Education) e Japan Tobacco International. L'auto elettrica utilizzata per il viaggio sarà condotta dal travel blogger Alessandro Marras e da Raffaele Monaco di IgersCampania Protagonista assoluta della seconda edizione di JTI Clean Way, che si concluderà con un evento a Roma alla fine di settembre, sarà la regione Campania. Il viaggio inizierà a  Capaccio-Paestum (SA), attraverseranno il litorale tirrenico del Cilento e arriveranno a Sapri (SA), collegando virtualmente i Comuni che hanno valorizzato e investito in sostenibilità nella gestione del proprio territorio. JTI Clean Way creerà una rete tra le località cilentane che più hanno valorizzato e investito sul proprio patrimonio ambientale, attraverso una gestione sostenibile che punta al coinvolgimento di istituzioni, imprese e cittadini e che hanno per questo ottenuto nel 2018 le eco-label di Bandiera Blu o Spighe Verdi assegnate da FEE Italia. "La trasformazione di una zona degradata in un’area per eventi - si legge sul comunicato stampa - la promozione di programmi per favorire uno stile di vita sano, l’installazione di colonnine per la ricarica delle auto elettriche, la protezione dell'area dunale e delle piante tipiche, l’investimento dei proventi dell’imposta di soggiorno in servizi gratuiti per i turisti, l’apertura di un Museo della Civiltà Contadina, la realizzazione di un impianto fotovoltaico per alimentare le scuole e il Municipio, luci a LED per l’illuminazione pubblica, sono tra le principali azioni virtuose celebrate dal progetto". "JTI si è sempre distinta per il contributo allo sviluppo economico - commenta Gian Luigi Cervesato, amministratore delegato JTI Italia –  sociale e culturale delle comunità in cui opera, e per un approccio che pone la sostenibilità al centro dei propri valori aziendali. Viviamo in un Paese con risorse naturali straordinarie, ma fragili allo stesso tempo che vanno tutelate. Da qui nasce JTI Clean Way, come momento di celebrazione per quelle località che della sostenibilità e dell’innovazione hanno fatto la loro missione per il futuro.” Le tappe intermedie saranno Agropoli, Castellabate, Montecorice, San Mauro Cilento, Pollica, Casal Velino, Ascea, Pisciotta, Centola-Palinuro, Ispani, Vibonati.

OFFRO LAVORO – Cercasi commesso negozio sigarette elettroniche a Fonte Nuova (Roma)

Il punto vendita Smooke di Fonte Nuova (Roma) cerca un/a commesso/a da inserire in organico con contratto part-time. È richiesta una ottima conoscenza tecnica degli strumenti e degli accessori del vaping e predisposizione al contatto con il pubblico. Per fissare un colloquio è sufficiente contattare la titolare Alessandra Baldassi al numero 3472854906, oppure direttamente al telefono fisso del negozio (069063451) o ancora all'indirizzo mail smookefontenuova@tiscali.it dove si potrà anche inviare il proprio curriculum vitae.

Anche il TFV8 nel mirino dei Nas: 52 confezioni sequestrate dopo denuncia

L'azione del nucleo antisofisticazioni dei carabinieri ha portato al sequestro di 52 atomizzatori TFV8. Il sequestro è avvenuto nella stessa operazione di cui abbiamo dato notizia ieri che ha portato al ritiro dei kit della IJust3. Il motivo è analogo: "Pericolo per la salute dei bambini che, a causa della mancanza del previsto sistema di sicurezza, potrebbero subire conseguenze dannose per la salute qualora entrassero in contatto con il liquido contenuto nel dispositivo ovvero con parti dello stesso dispositivo". I sequestri ai danni di un distributore del comparto delle sigarette elettroniche stanno avvenendo a seguito di una denuncia presentata il 23 maggio, due giorni dopo aver fatto acquisti anche presso lo stand che il grossista aveva al Vapitaly. Si contesta proprio la mancanza di sicurezza degli atomizzatori che erano presenti nello stand dell'importatore. La segnalazione non è stata generica contro i prodotti ma mirata a colpire l'azienda in questione, tanto che in allegato alla denuncia sono stati presentati anche gli scontrini consegnati al momento della vendita. Si può dibattere sulla liceità dei prodotti in questione, su cosa sia o non sia a norma e su cosa possa o non possa salvaguardare un bambino. Ma azioni premeditate volte a danneggiare un collega concorrente non hanno invece bisogno di alcun commento.

Antitrust: pubblicità occulta sempre vietata anche sui social network

A distanza di un anno dalla prima azione, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta nuovamente sul fenomeno dell’influencer marketing nei social media. Tale fenomeno è, infatti, sempre più diffuso e rappresenta una modalità consolidata di comunicazione, consistente nella diffusione su blog, vlog e social network (come Facebook, Instagram, Twitter, Youtube, Snapchat, Myspace) di foto, video e commenti da parte di blogger e influencer che mostrano sostegno o approvazione (endorsement) per determinati brand, generando un effetto pubblicitario. Tale forma di comunicazione, inizialmente utilizzata da personaggi di una certa notorietà, si sta diffondendo presso un numero considerevole di utenti dei social network anche con un numero di follower non particolarmente elevato. Poiché l’influencer marketing può dar luogo a forme di pubblicità occulta, nel proprio intervento del 2017, l’Autorità aveva sollecitato tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nel fenomeno a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo, fornendo adeguate indicazioni atte a rivelare la reale natura del messaggio, laddove esso derivi da un rapporto di committenza e abbia una finalità commerciale, ancorché basato sulla fornitura gratuita di prodotti. La risposta al primo intervento dell’Autorità del 2017 è stata positiva. Gli influencer e le imprese coinvolte hanno modificato le proprie condotte in senso più trasparente per i consumatori: si è osservato un maggior utilizzo di hashtag e riferimenti idonei a rivelare la natura pubblicitaria delle comunicazioni. Inoltre, l’Autorità ha rilevato un’evoluzione degli strumenti disponibili sui social network e delle modalità con le quali imprese e influencer possono raggiungere i consumatori. In particolare, le piattaforme di social network mettono a disposizione degli influencer specifici strumenti per rendere manifesto agli utenti il rapporto di sponsorizzazione. I titolari dei brand, a loro volta, possono utilizzare strumenti di notifica e controllo dei richiami ai propri marchi. In questo secondo intervento, rivolto principalmente a influencer con un numero di follower non elevatissimo, ma pur sempre di rilievo, l’Autorità dopo aver ricordato che la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, affinché l’intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta abbia portata generale e debba, dunque, essere applicato anche con riferimento alle comunicazioni diffuse tramite i social network, non potendo gli influencer lasciar credere di agire in modo spontaneo e disinteressato se, in realtà, stanno promuovendo un brand. Sotto tale profilo, se da un lato la visualizzazione di prodotti unitamente al posizionamento sull’immagine di un tag o un’etichetta che rinviano al profilo Instagram o al sito del brand sono idonei ad esprimere un effetto pubblicitario; dall’altro, la mancanza di ulteriori elementi può non rendere evidente per tutti i consumatori l’eventuale natura promozionale delle comunicazioni. L’Autorità ha pertanto ricordato i criteri generali di comportamento e ha chiesto che sia sempre chiaramente riconoscibile la finalità promozionale, ove sussistente, in relazione a tutti i contenuti diffusi mediante social media, attraverso l’inserimento di avvertenze, quali, a titolo esemplificativo e alternativo, #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, o, nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito, #prodottofornitoda; diciture alle quali far sempre seguire il nome del marchio. In ragione dell’ampiezza e del proliferare dei contenuti sui social network, l’Autorità continuerà a monitorare il fenomeno adottando le misure valutate di volta in volta più opportune per contrastarlo.

Tassa sigarette elettroniche, l’allarme di Confindustria: a rischio 30mila famiglie

Dopo la missiva inviata direttamente ai vertici del governo, Anafe-Confindustria esprime pubblicamente la propria posizione sulla decisione di inammissbilità dell'emendamento che avrebbe salvato e liberalizzato il settore del vaping italiano. "Abbiamo appreso con profonda preoccupazione la decisione di dichiarare inammissibile un emendamento al Dl Dignità che intendeva mettere mano alla tassazione e ad alcuni aspetti regolatori che, di fatto, stanno determinando il collasso del nostro settore, gettando nel panico e nella disperazione circa 30mila famiglie. Lanciamo quindi un appello al Governo, al Premier Conte e ai Ministri Vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per salvare i posti di lavoro e le imprese del nostro settore ed evitare che al danno si aggiunga anche una duplice beffa: consegnare definitivamente il comparto all’illegalità più totale ed esporre i consumatori alla commercializzazione abusiva di prodotti estremamente pericolosi per la salute, come la vendita di nicotina disciolta in acqua, un prodotto “fai da te” con concentrazioni di nicotina molto pericolose”. E’ quanto dichiara ANAFE, l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria che aggiunge: “È necessario superare una tassazione irragionevolmente elevata ad un settore che dà lavoro a più di migliaia di persone tra occupati diretti e indiretti, senza considerare le attività commerciali per la vendita. In Italia coloro che utilizzano le sigarette elettroniche sono circa 1,5 milioni. Eppure, il nostro è l’unico tra i grandi Paesi europei a prevedere una tassa sui liquidi da inalazione, una vera e propria tassa sul vapore che determina un unico risultato: rendere più vantaggiose le sigarette tradizionali, con tutto ciò che ne consegue in termini di rischi per la salute e costi per il servizio sanitario nazionale. Difendere il settore delle sigarette elettroniche, che sono del 95% meno dannose rispetto alle tradizionali, significa tutelare la salute dei cittadini, salvaguardare posti di lavoro e imprese sane che, oltre all'eccessiva tassazione, hanno dovuto fare i conti, in passato, con un vero e proprio labirinto giurisprudenziale che non ha dato la possibilità di determinare con certezza l’imposta di consumo dovuta”. “Dal 2015 al 2017 – sottolinea l’Associazione - negli anni tra la prima e la seconda sentenza della Corte Costituzionale in merito al meccanismo di tassazione dei liquidi da inalazione, l’industria nazionale della sigaretta elettronica ha versato un’imposta di consumo parametrata al contenuto di nicotina presente nei liquidi e non alla quantità totale di prodotto. E lo ha fatto seguendo il principio inizialmente espresso proprio dalla stessa Consulta, traslando sul consumatore finale solo tali minori importi. In seguito, solo dopo la seconda pronuncia della Consulta – che ha stabilito un principio del tutto differente e contrastante rispetto a quello fissato nel 2015, addirittura sottoponendo a tassazione anche i liquidi senza nicotina – le aziende si sono ritrovate nell'evidente ed oggettiva situazione di non poter pagare importi per i periodi fiscali di riferimento che, di fatto, le imprese non hanno mai incassato”.

Sigarette elettroniche, Lauro (Coiv): “Siamo al collasso, ora risposte urgenti”

“Prendiamo atto di una decisione di carattere tecnico-formale, ma ricordiamo al legislatore che il comparto della sigaretta elettronica è al collasso e che ha bisogno di risposte concrete e urgenti. Una soluzione che consenta agli operatori del settore di continuare a fare il proprio lavoro in maniera trasparente e onesta, non è più differibile”. Lo ha detto Vincenzo Lauro, presidente di Coiv, Coalizione operatori italiani vaping, commentando l’inammissibilità dei due emendamenti firmati dalla Lega e dal Movimento 5 stelle presentati al disegno di legge di conversione del Decreto dignità, all’esame della Camera, perché estranei alla materia trattata dal testo. “Capiamo - ha detto Lauro - che non si tratta di una presa di posizione del Presidente della Camera Roberto Fico contro il nostro settore. Il Presidente ha dovuto prendere una decisione basandosi sul Regolamento, avendo ricevuto richieste da parte del Partito democratico e di Forza Italia, che chiedevano di riammettere ai voti numerose proposte di modifica di loro iniziativa, che non avevano superato il vaglio di ammissibilità perché estranee alla materia nelle commissioni referenti Finanze e Lavoro, impegnate nell’esame referente del decreto dignità. La cancellazione della tassazione sui liquidi da inalazione e la possibilità di continuare a vendere i nostri prodotti nelle migliaia di negozi che nel corso degli anni hanno creato occupazione e reddito deve rimanere una priorità della maggioranza e del Governo. Il vice premier Salvini ha preso una posizione chiara in merito, ci aspettiamo che sia coerente e che porti a termine l’impegno assunto con il settore durante la campagna elettorale, in tempi brevissimi”.

Class action a tutela dei consumatori di sigarette elettroniche

di Redazione Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del presidente dell'Associazione nazionale per i vapers uniti (Anpvu), Carmine Canino: "Registriamo con rammarico il giudizio di inammissibilità dell’emendamento volto all’abolizione dell’imposta. Attendiamo di sottoporre al vaglio dei fatti le opinioni pro-vaping già manifestate dalle forze politiche di maggioranza, consapevoli che, se sussiste la volontà politica, si sapranno trovare anche gli strumenti tecnico-normativi e procedurali per poter procedere ad una rapida cancellazione della tassa sugli eliquid. Permane il silenzio del Ministero della Salute che desta preoccupazione almeno quanto il mantenimento dell’imposta. Allo stato attuale, la generalità dei consumatori subisce una irragionevole barriera all’ingresso del mercato del vaping, determinato da un’imposta irragionevole e abnorme; nel contempo alla generalità dei consumatori è negata in qualsiasi forma una informativa corretta e veritiera che espliciti con trasparenza la enorme riduzione del danno derivante dalla sostituzione delle sigarette analogiche con le ecig. In questo contesto, tantissimi fumatori non prendono in considerazione l’utilizzo dei vaporizzatori e, fatto ancor più grave, tantissimi vapers hanno ricominciato a fumare. Motivo per cui Anpvu ha posto allo studio la possibilità di esercizio di una class action, a tutela della salute di migliaia di consumatori, che continua ad incontrare evidente pregiudizio nella suddetta mala-informazione nonché nell’assurda imposta di consumo che grava sui liquidi".