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“La Gran Bretagna ha l’obbligo morale di difendere le sue politiche di riduzione del danno che hanno avuto tanto successo nel ridurre il fumo in casa. Dovremmo incoraggiare altre nazioni a seguire il nostro esempio. Piuttosto che tassare, vietare gli aromi o vietare completamente le sigarette elettroniche, il mondo dovrebbe seguire l’esempio britannico al fine di ridurre le morti legate al fumo, non cercare di ostacolarlo”. Le parole dell’associazione New Nicotine Alliance UK (Nna UK) vogliono essere uno sprone a tutti i consumatori di prodotti di riduzione del danno da tabacco, in vista della nona Conferenza delle parti (Cop9) della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc) dell’Organizzazione mondiale di sanità. L’incontro, rinviato dal 2020 a causa del covid, si terrà dall’8 al 13 novembre prossimi in modalità virtuale. E, secondo Nna UK, non c’è da stare tranquilli.
“L’Oms – afferma senza mezzi termini l’associazione – rappresenta una minaccia per gli svapatori non solo nel resto del mondo, ma anche nel Regno Unito”. Per questo Nna UK invita tutti i consumatori di e-cig a contattare i propri rappresentanti in Parlamento con una precisa richiesta. Quella di scrivere alla neo viceministra della salute Maggie Throup, nominata lo scorso 16 settembre, affinché chieda di rinviare la discussione sostanziale sui prodotti con nicotina alla Cop10 e incarichi la delegazione del Regno Unito di proporre l’istituzione di un gruppo di lavoro per la riduzione del danno da tabacco sempre per la Cop10.
Due passi necessari per diversi motivi. Secondo Nna (e non solo) la versione “ridotta” e virtuale del Cop9 non dà sufficienti garanzie di trasparenza. Ma soprattutto, non vi sarebbe alcun contraltare alle posizioni restrittive e proibizioniste più volte espresse dall’Oms e dal segretariato della Cop. I materiali di discussione presentato alle parti (cioè ai governi aderenti all’Fctc), sarebbero esclusivamente il Rapporto del gruppo di studio sulla regolamentazione dei prodotti del tabacco dello scorso gennaio – che suggerisce di vietare tutti i sistemi aperti – e l’ostile Rapporto sull’epidemia globale del tabacco 2021, concentrato in gran parte a demonizzare le sigarette elettroniche e gli altri prodotti alternativi. Il rischio di un disastro annunciato è dietro l’angolo.
La creazione di un gruppo di studio sulla riduzione del danno, chiesta anche dall’Intergruppo parlamentare sul vaping, fornirebbe per il Cop10 anche una visione basata sull’utilità della sigaretta elettronica e sulla vasta quantità di evidenze scientifiche disponibili. D’altronde è stato lo sesso segretariato dell’Fctc a suggerire di rinviare la la discussione nel merito sui cosiddetti “nuovi ed emergenti prodotti del tabacco” al 2023. Basterebbe, però – avverte New Nicotine Alliance – che un solo Paese chiedesse di discutere la questione durante il Cop9 per doverlo fare (a meno che non ci sia opposizione di altre parti).
“La delegazione del Regno Unito deve garantire che la discussione non abbiano luogo quest’anno”, ribadisce l’associazione, chiedendo l’intervento dei consumatori. “Le persone più importanti in tutto questo processo, nonostante i grandi sforzi per escluderci, siamo noi, il pubblico – conclude Nna UK – dobbiamo far sentire la nostra voce”. Per i consumatori britannici e anche per tutti quelli che non hanno il proprio governo dalla loro parte.