Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigarette elettroniche in carcere? No, meglio il fumo tradizionale

In risposta all'interrogazione dell'onorevole Roberto Giachetti, il ministro Nordio contraddice se stesso. Forse perché stavolta c'è il ministero della salute come gran suggeritore? Che, a sua volta, dimentica quanto sosteneva nel 2016.

Niente da fare. Anche il Ministero della Giustizia è appiattito sulle posizioni proibizioniste delle autorità sanitarie tanto che non consente l’introduzione delle sigarette elettroniche nelle carceri. Come dire: meglio continuare a fumare in spazi ristretti piuttosto che dare la possibilità ai detenuti e ai detenenti di accedere a prodotti meno dannosi. In estrema sintesi è la posizione del ministro Nordio in risposta a una interrogazione dell’onorevole Roberto Giachetti (Iv) in cui chiedeva la possibilità di sperimentare, emulando analoghi progetti francesi e britannici, l’introduzione delle sigarette elettroniche nelle carceri italiane. La lunga risposta del ministro lascia però molto a desiderare e ripropone sulla tavola della giustizia la solita ministra riscaldata nelle cucine del ministero della salute. Ad esempio, da un lato si dice che il fumo passivo è un problema per l’intera comunità carceraria, dall’altro però si fa divieto di utilizzare le sigarette elettroniche perché secondo Oms e Commissione europea avrebbero un rischio da basso a moderato. Da basso a moderato, appunto, non esponenziale come invece il fumo di sigaretta tradizionale. E visto che dopo il pasto c’è il dessert, non poteva mancare la ciliegina sulla torta: no alle sigarette elettroniche, sì invece agli inalatori di nicotina. Che, definizione a parte, sono esattamente la stessa cosa: entrambi vaporizzano un liquido contenente nicotina. Ah, già, dimenticavamo: gli inalatori sono venduti in farmacia e “garantiti” dall’Aifa. Eppure nel 2016, con una apposita circolare, l’allora direttore del Dap Santi Consolo ufficializzò di aver ottenuto dal Ministero della Salute il via libera alla diffusione dell’ecig – con e senza nicotina – negli istituti penitenziari, sia nei locali pubblici o aperti al pubblico che nei pubblici uffici, proprio per tutelare la salute dei non fumatori e dare la possibilità ai fumatori di accedere a prodotti meno dannosi.
E giova ricordare anche che, nei giorni scorsi, rispondendo a una interrogazione di Fratelli d’Italia sulla possibilità di vietare il fumo nelle carceri, Nordio rispose in modo netto, spiegando che se si toglie la libertà di sigaretta dietro le sbarre sarà ancora più difficile mantenere l’ordine in carcere: “All’interno dei penitenziari – ha spiegato il ministro – il consumo di tabacco rappresenta una delle modalità compensative cui la popolazione reclusa ricorre a fronte del disagio derivante dallo stato di privazione materiale e psicologica connesso alla condizione detentiva; ragion per cui un intervento drasticamente riduttivo della possibilità di fumare potrebbe avere effetti destabilizzanti”. Quindi: bene la sigaretta tradizionale ma nessuna apertura verso l’elettronica. Un controsenso che potrebbe essere oggetto di un’altra interrogazione e che, sicuramente, farebbe risaltare la contraddizione in cui il ministro è caduto nel volgere di un paio di giorni.
Ad ogni buon conto, di seguito la risposta integrale del ministro Nordio all’interrogazione di Giachetti, in cui veniva citato anche l’attivismo in materia della radicale Bernardini e utilizzate come fonti stralci di articoli del nostro giornale.

A sx: in alto Orazio Schillaci, in basso Carlo Nordio; in grande, Roberto Giachetti

Con l’atto di sindacato ispettivo in oggetto l’interrogante solleva specifici quesiti in ordine alla possibilità di prevedere l’acquisto delle cc.dd. sigarette elettroniche da parte dei soggetti ristretti negli istituti di pena del Paese, evidenziando positive sperimentazioni in tal senso in altri Paesi europei. Orbene, va subito evidenziato che all’interno dei penitenziari il consumo di tabacco rappresenta una delle modalità “compensative” cui la popolazione reclusa ricorre a fronte del disagio derivante dallo stato di privazione materiale e psicologica connesso alla condizione detentiva, e conseguentemente, interventi drasticamente riduttivi della possibilità di fumare potrebbero avere effetti destabilizzanti di non semplice gestione quanto all’ordine e della sicurezza degli istituti.
Ciò precisato, è dato notorio che l’esposizione al fumo passivo rappresenta uno dei problemi più gravi di sanità pubblica a livello mondiale, e per tale motivo, la prevenzione dei gravi danni alla salute derivanti dall’esposizione attiva e passiva al fumo di tabacco costituisce obiettivo prioritario della politica sanitaria del nostro Paese e dell’Unione europea. Naturalmente, il fenomeno del fumo passivo coinvolge tutta la comunità penitenziaria, non semplicemente detenuti, ma anche chi ci lavora, coloro che vivono all’interno del carcere. I danni alla salute del fumo di sigaretta sono purtroppo ben noti e, per favorirne la disassuefazione, è stato ipotizzato l’utilizzo della sigaretta elettronica. Già con circolare del 2016 appunto recante: “Sigaretta elettronica negli istituti penitenziari”, il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria, ndr) autorizzava l’acquisto, tramite sopravvitto, di sigarette elettroniche monouso, dotate di batterie, non ricaricabili, controllate adeguatamente e certificate dalle autorità sanitarie. Tuttavia, quanto alla riduzione del danno, riferibile all’utilizzo delle sigarette elettroniche, tesi sostenuta dalle industrie produttrici di prodotti del tabacco e sigarette elettroniche, si sottolinea che la posizione più volte espressa dal Ministero della Salute è che l’approccio della riduzione del danno o del rischio, attraverso l’utilizzo di prodotti quali sigarette elettroniche o prodotti del tabacco riscaldato, allo stato attuale delle evidenze scientifiche, non può essere adottato quale strategia di salute pubblica.
In base alle evidenze scientifiche nazionali e internazionali (OMS e EU) le uniche strategie perseguibili, in un’ottica di salute pubblica, sono la prevenzione dell’iniziazione e la disassuefazione totale dal fumo e dal consumo di altri prodotti del tabacco e simili, con o senza nicotina. Il preposto Ministero della Salute, ancora, segnala il parere finale dello Scheer (Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientale ed emergenti), pubblicato ad aprile del 2021, e richiesto dalla Commissione europea per effetti sulla salute delle sigarette elettroniche, che ha riscontrato per quanto riguarda gli utilizzatori di sigarette elettroniche, elementi di prova moderati dei rischi di danni irritativi locali alle vie respiratorie e un livello moderato, ma in crescita, di evidenze provenienti da dati umani che indicano che le sigarette elettroniche hanno effetti nocivi sulla salute, in particolare, ma non solo, sul sistema cardiovascolare. Sono emersi inoltre elementi di prova da deboli a moderati dei rischi di cancerogenicità per le vie respiratorie dovuti all’esposizione cumulativa a lungo termine

Nelle carceri francesi la sigaretta elettronica è entrata grazie all’impegno dell’associazione La Vape du Coeur e il benestare del ministero della Giustizia.

alle nitrosamine e all’esposizione all’acetaldeide e alla formaldeide presenti in tali prodotti, nonché forti elementi di prova del rischio di avvelenamento e lesioni a causa di ustioni ed esplosioni.
Esistono in aggiunta elementi di prova da deboli a moderati di diversi rischi connessi all’esposizione passive alle emissioni delle sigarette elettroniche. Nel complesso vi sono evidenze moderate del fatto che le sigarette elettroniche sono una via di accesso al tabagismo per i giovani ed evidenze forti del fatto che gli aromi contribuiscono in modo significativo all’attrattiva del prodotto e all’iniziazione al suo utilizzo. Vi sono, invece scarse prove a sostegno dell’efficacia delle sigarette elettroniche nell’aiutare i fumatori a smettere di fumare e i dati sulla riduzione del fumo sono giudicati da deboli a moderati.
Si sottolinea inoltre che il Piano Europeo contro il cancro 2021 annovera tra i principali obiettivi la creazione di una “generazione libera dal tabacco”, nella quale meno del 5% della popolazione consumi tabacco entro il 2040, ed anche nel Piano Oncologico Nazionale 2023-2027 si intende rafforzare l’impegno per la prevenzione e il contrasto del tabagismo, tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia, favorendo l’adozione di misure atte a garantire a tutti i cittadini la massima tutela della salute.
Il Ministero della Salute ritiene opportuno valutare quali interventi essere promossi e sperimentati per favorire la disassuefazione dal fumo negli istituti penitenziari italiani, promuovendo una sperimentazione volta a tutelare la salute dei detenuti fumatori e del personale che lavora negli istituti penitenziari che utilizzi supporti farmacologici validati (cerotti, pasticche, gomme e inalatori alla nicotina) e consentendo, ad esempio, l’acquisto, fra i prodotti inseriti nel modello 72, dei farmaci per smettere di fumare. Il tema posto, pertanto, dovrà e sarà ben approfondito congiuntamente sia dal Ministero della giustizia sia dal Ministero della Salute, ciascuno secondo i rispettivi ambiti di competenza e in un clima di necessaria e reciproca collaborazione interistituzionale”.

LEGGI ANCHE:

Giachetti pressa Schillaci e Nordio: “La sigaretta elettronica deve entrare nelle carceri”

Europarlamentari italiani interrogano Commissione su sigaretta elettronica e Scheer

Parere Scheer su sigaretta elettronica: uno schiaffo in faccia al buonsenso

Tpd, lo Scheer pubblica il parere definitivo sulle sigarette elettroniche

Public Health England: ecco perchè la sigaretta elettronica riduce del 95% i danni del fumo

Scozia, la sigaretta elettronica sostituisce il tabacco nelle carceri

Sigarette elettroniche in carcere, cronaca di un successo annunciato

Ministero della Salute, ok alla sigaretta elettronica nelle carceri

Articoli correlati