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Studio: fra i giovani la sigaretta elettronica sostituisce la cultura del fumo

Due studiosi americani mettono in guardia da misure restrittive sul vaping, che potrebbero risultare in un aumento del consumo di tabacco combusto.

L’uso della sigaretta elettronica fra i giovani non ha rinormalizzato il fumo, come temono e sostengono molti oppositori del vaping. Al contrario, l’e-cigarette ha sostituito la cultura del fumo giovanile. A sostenerlo è uno studio, basati su diversi anni di ricerca longitudinale ed econometrica, pubblicato sulla rivista Preventive Medicine e intitolato “Effect of flavored E-cigarette bans in the United States: What does the evidence show?”. A condurlo due studiosi americani che si sono già occupati del tema, entrambi della Boston University: Michael Siegel e Amanda Katchmar.
Gli autori si occupano degli Stati Uniti, dove sia il governo centrale che le autorità locali hanno approvato limitazioni e divieti sulla sigaretta elettronica con lo scopo dichiarato di prevenire l’uso di questi strumenti da parte dei giovani. “La giustificazione di queste restrizioni – si legge nell’introduzione dello studio – è da ritrovarsi nella tesi secondo cui l’uso della sigaretta elettronica da parte dei giovani rinormalizzerà il fumo giovanile, portando a un aumento dei tassi di fumo di sigaretta da parte degli adolescenti”. Tutto cominciò, ricordano gli autori, nel 2016 con il noto rapporto del Surgeon General Vivek Murthy che lanciava l’allarme, per poi esplodere nel 2019 con i casi di Evali, la malattia polmonare causata dal consumo di liquidi al Thc illegali diluiti con vitamina E, inizialmente attribuita al vaping.
Tutto questo ha dato origine, negli Usa ma non solo, tutta una serie di misure restrittive a livello locale o centrale. Molti Stati americani hanno imposto tasse specifiche sui prodotti del vaping, altri hanno vietato la vendita di liquidi con gusti diversi da tabacco e/o mentolo, mentre a livello federale dal 2020 sono vietati i liquidi aromatizzati nei sistemi a pod o a cartucce. Siegel e Katchmar evidenziano molti degli errori commessi nell’approccio al problema. Primo fra tutti il metodo di rilevazione del numero degli svapatori giovani, che non fa differenza fra chi ha usato l’e-cig solo una volta e i consumatori abituali. Con l’ovvia conseguenza di registrare numeri gonfiati, che non rispecchiano la realtà. Ad ogni modo, secondo l’analisi dello studio, il postulato che sta alla base di tutte le limitazioni al vaping, sta dimostrando la sua debolezza.
Da anni di ricerca longitudinale ed econometrica, gli autori concludono che non solo le sigarette elettroniche non introducono i giovani al fumo, ma anzi il vaping ha funzionato come sostituto della cultura del fumo giovanile. Sulla base della loro analisi, dunque, Siegel e Katchmar propongono una rivalutazione delle attuali politiche relative alla vendita delle sigarette elettroniche. Secondo loro è necessario per evitare che al desiderato calo dell’uso dell’e-cigarette fra i giovani corrisponda un aumento fra gli stessi del consumo di sigarette a tabacco combusto.

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