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Lotta al fumo, la Germania punta sulla sigaretta elettronica

Quasi un tedesco su dieci utilizza la sigaretta elettronica per smettere di fumare: il 9,1% dei fumatori, contro il 7% che ricorre a terapie farmacologiche e il 6,1% che si affida a consulti medici. Ancora più in dettaglio, il 4,6% utilizza liquidi con nicotina, mentre il 5,4% azzarda da subito il passaggio a liquidi senza nicotina. Il vaping risulta così il metodo più utilizzato in Germania per provare ad abbandonare una volta per tutte il dannoso consumo di tabacco. È il risultato dello studio DEBRA (Deutsche Befragung zum Rauchverhalten, indagine tedesca sulle abitudini del fumo), realizzato dall'Istituto di medicina generale dell'Università di Düsseldorf sotto la supervisione di Daniel Kotz, Melanie Böckmann e Sabrina Kastaun, docenti specializzati nella ricerca sull'assuefazione ed epidemiologia clinica della locale facoltà di medicina e pubblicato dalla rivista medica Deutscher Ärtzenblatt. Si tratta del primo studio sulle abitudini dei fumatori che allarga lo sguardo anche agli svapatori, seguendo un modello di ricerca utilizzato dai centri anglosassoni: sei ondate di questionari ogni due mesi, dal giugno del 2016 al maggio 2017, su un campione di 2 mila persone di età superiore ai 14 anni in tutta la Germania. Totale: 12.273 intervistati, le cui risposte sono state poi aggregate e valutate per giungere ai risultati proposti al mondo scientifico e all'opinione pubblica. E il secondo risultato che balza agli occhi riguarda un altro tema attualmente sotto i riflettori ossessivi dei media: solo lo 0,3% dei vapers interpellati è approdato alla sigaretta elettronica senza passare da quella tradizionale. "Una frazione molto bassa", avvertono i ricercatori di Düsseldorf. Un dato che, se da un lato conferma precedenti studi su altre aree del mondo presentati da altri gruppi di ricercatori, dall'altro accentua l'impressione che l'assillo posto sul rischio che l'ecig costituisca la porta d'ingresso verso il tabagismo per i giovanissimi è empiricamente infondato e forse dettato da altri interessi. La percentuale complessiva dei vapers tedeschi è dell'1,9% (2,6% di uomini e 1,3% di donne) e sale al 2,8 fra i minori di 18 anni. La sequenza annuale delle rilevazioni effettuate dal DEBRA è riuscita però a rilevare una particolare coincidenza: mentre nelle prime cinque rilevazioni la quota dei vapers è costantemente aumentata, nell'ultima rilevazione si è registrato un calo, passando dal 2,6 appunto all'1,9%. Lo studio sottolinea come "fumare meno tabacco o smettere completamente siano le ragioni principali che spingono i consumatori ad abbracciare il vaping", accanto ad altre ragioni come il piacere di assaporare aromi diversi, il minor costo rispetto alle sigarette tradizionali, il minor fastidio causato a chi sta intorno e la possibilità di svapare in luoghi e aree dove invece è interdetto il fumo. La sigaretta elettronica "risulta certamente il metodo più utilizzato in Germania per affrancarsi dal tabacco", proseguono i ricercatori, aggiungendo tuttavia che le indagini del DEBRA "non consentono ancora di conclamare l'evidenza dell'efficacia reale della sigaretta elettronica come strumento che consente di smettere di fumare". Questo sarà compito di ulteriori analisi e indagini che l'Università di Düsseldorf promette di proseguire nei prossimi anni. Due dati in conclusione sul consumo di tabacco, che in Germania resta più alto rispetto ad altri paesi dell'Europa occidentale: oltre il 28% dei tedeschi, 32% uomini e 25% donne.  Vi è una prevalenza geografica nelle regioni del Nord (più povere) rispetto a quelle del Sud (più ricche) e in quelle dell'Est rispetto a quelle dell'Ovest. Le differenze arrivano ad essere anche macroscopiche. Per chi ha dimestichezza con le geografia tedesca, in testa è il Brandeburgo con il 42,6% di fumatori (e qui conta forse anche la prossimità con la Polonia, paese dove le sigarette costano quasi la metà che in Germania), in coda l'Assia con il 18,1%. L'analisi conferma la radiografia del fumatore: povero e poco istruito. "Più aumentano i titoli di studio, più diminuisce la percentuale di fumatori", scrivono i ricercatori, confermando che lungo la scia del tabacco corre una delle maggiori disuguaglianze sociali della Germania: chi fuma si ammala di più, vive peggio e muore prima.

La Germania bacchetta l’Italia per politiche sulla sigaretta elettronica

Compare l'Italia in un'analisi del Servizio scientifico del Bundestag riferita alla tassazione sulle sigarette elettroniche e non è una citazione benevola. Il nostro paese è inserito nell'elenco dei nove Stati membri dell'Unione Europea nei quali è in vigore una tassazione straordinaria sui prodotti del vaping. Colpa della normativa dello scorso dicembre, varata dall'allora governo di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni, che ha riformato in senso punitivo il settore del vaping, non intervenendo contro l'imposta sui liquidi, vietando la vendita online e sottomettendo l'arcipelago dei negozi specializzati (e le professionalità di chi ci lavora) sotto il mantello interessato dei Monopoli e dei tabaccai. Ma quel che risalta dallo studio degli specialisti tedeschi è la annotazione che l'Italia è l'unico grande paese dell'Ue ad aver compiuto un tale passo. Gli altri otto che hanno imposto tasse speciali sono infatti Stati di piccola o media stazza: Portogallo, Romania, Slovenia, Lettonia, Ungheria, Grecia, Croazia e Finlandia. Grecia, Croazia e Romania peraltro paesi in cui il consumo di tabacco è fra i più alti dell'Unione Europea e da sempre all'indice delle classifiche sui danni provocati dal tabagismo. Insomma non una bella compagnia. Il Servizio scientifico del parlamento tedesco (il Wissenschaftliche Dienst des Bundestages), è un ufficio che fornisce ai parlamentari dati e informazioni su argomenti di natura tecnico-scientifica, sulla tassazione nei paesi europei di tabacchi e (per la prima volta) dei liquidi per i device elettronici. Una sorta di centro studi come tanti altri presenti in molti parlamenti nazionali e sovranazionali, ma specializzato agli argomenti di natura scientifica, particolarmente ostici per parlamentari dotati generalmente di cultura generale. La Germania, al contrario dei paesi menzionati, ha per il momento evitato di procedere isolatamente rispetto alle direttive della Commissione europea, che ha promesso di affrontare i temi legati al settore del vaping in crescita in tutta Europa per fornire delle direttive quadro uniformi. Un atteggiamento che evidentemente i consiglieri dei principi ritengono più appropriato. Il rapporto cita infine l'opinione di un esperto, Volker Stendel dell'associazione che rappresenta la comunità dei vapers, secondo cui "tassare un prodotto che può contribuire alla riduzione del consumo di tabacco contraddice l'obbligo degli Stati di salvaguardare la salute". Un monito che Stendel rivolge anche alla Commissione europea di Bruxelles. Tuttavia la politica tedesca sembra disinteressata al dibattito sull'ecig. Nelle lunghe trattative dello scorso autunno-inverno per la formazione del governo il tema non è mai comparso in agenda, neppure per quanto riguarda gli aspetti legati alla salute e alle strategie di riduzione del danno. La rivista tedesca Egarage ha riunito un mese fa in un simposio alcuni esponenti dei partiti. Erano presenti politici dei conservatori Cdu, dei liberali Fdp e della sinistra Linke, i quali hanno ammesso la scarsa attenzione riservata al vaping. Vaghe anche le proposte per il futuro: sull'ipotesi di un impegno che ricalchi quanto fatto in Gran Bretagna con il sostegno all'ecig come strumento contro il tabacco, il più esplicito è stato l'esponente della sinistra, per il quale è possibile immaginare una riduzione delle tasse sui liquidi per favorire il passaggio dal fumo al vaping. Ma nel complesso il tono del dibattito è apparso generico e il livello lontano dalla consapevolezza che accompagna quello in Gran Bretagna.