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Anpvu: “Vaping e Dna, utilizzati strumenti e metodi inverosimili”

Non si placano le polemiche all’indomani della pubblicazione e del rumore mediatico innescato dal recente studio della New York University. Dopo aver sperimentato gli effetti sui topi e sulle colture di cellule umane sottoposti a particelle di aerosol con e-liquids contenenti nicotina, i ricercato hanno osservato che l’inalazione di una tale miscela nebulizzata “potrebbe” provocare determinate alterazioni del DNA (basi di guanosina) tissutale a livello polmonare, cardiaco e vescicale. Dopo gli interventi di autorevoli esponenti della scienza, intervengono anche le associazioni a difesa dei consumatori. La prima a prendere parole è Anpvu, per voce del suo presidente Carmine Canino e del direttore scientifico dell'associazione Fortunato Francia. "Partiamo dal condizionale “potrebbe provocare” - commenta Canino - perché come più volte sottolineato, si tratta di uno studio preliminare e le conclusioni di questo genere di trials non possono essere considerate delle sentenze, infatti le ricerche scientifiche effettuate sui topi (o altri animali da laboratorio), ma anche quelle condotte in vitro (cellule umane) hanno lo scopo di valutare o meno l’opportunità di disegnare uno studio ad hoc sull’uomo, in modo da confermare o invalidare i risultati di precedenti lavori preliminari". Entrando nel merito dello studio della New York University, Francia approfondisce le criticità della metodologia utilizzata: "I topi sono stati investiti da un’ondata continua di finissime particelle di nicotina nebulizzata. L’alcaloide è stato somministrato a dosaggi già sensibilmente alti per un vaper come i sottoscritti che pesano circa 350 volte più del topino che è stato bombardato per 20 ore al giorno, per cinque giorni a settimana e per due lunghi anni. Non conosciamo bene nel dettaglio quali sono state le effettive condizioni operative della nebulizzazione prevista dal protocollo (hardware, watt, ohm, sicurezza delle coil, autonomia e tempi di sostituzione della stessa, ecc.). In queste condizioni neanche un topo “Super Eroe” come il famoso topo Gigio ne sarebbe uscito indenne. Un altro punto da mettere in evidenza è il mancato confronto verso il fumo di sigaretta, infatti il lavoro è stato condotto con un aerosol ricco di nicotina e nitrosamine cancerogene che veniva inalato dal gruppo di topi (TG) mentre al secondo gruppo di roditori, che chiameremo (MN), veniva fatta respirare aria filtrata, manca ovviamente un terzo gruppo dei piccoli animali (SF) al quale fare fumare tabacco combusto. Quale sarebbe stato l’esito dello studio se i ricercatori avessero studiato e confrontato i risultati ottenuti dai tre gruppi di studio? Sarebbe stato molto interessante saperlo". "Anche perché - continua Francia - se consideriamo che le nitrosamine ed in particolare il carcinogeno NNK (chetone nicotina-derivato della nitrosamina), ritenuto responsabile delle alterazioni delle basi di guanina del DNA dei topi e delle cellule umane testate in vitro, sono composti molto ben rappresentati nel tabacco insieme a numerosi altri veleni e per rilevarli non occorrerebbe neanche riscaldare l’essiccato; infatti l’NNK, per esempio, si forma durante la stagionatura delle foglie di nocotiana tabacum. Negli e-liquids invece la pericolosa molecola compare in presenza di nicotina, ma ciò avviene solo se si alterano in modo significativo le normali e consuete condizioni di svapo, in particolare se si aumentasse a dismisura la temperatura delle coils e/o se si omettesse di cambiare spesso il cotone e il filo resistivo (meglio se si utilizzasse l’acciaio). Durante i tests delle emissioni degli e-liquids contenenti nicotina nelle normali condizioni di temperatura e wattaggio e con coil pulite (normali requisiti di svapo), non vengono rilevati né nitrosamine, né acroleina (aldeide acrilica). Gli strumenti e i metodi dello studio sono fortemente opinabili perché non riproducono, neanche lontanamente le normali e consuete condizioni di vaping. Del resto - conclude sarcasticamente Francia - il Ministero della salute britannico consiglia e promuove l’utilizzo dei vaporizzatori personali in sostituzione del fumo di sigaretta: non possiamo pensare che sia stato colpito da un raptus di inaspettata follia decidendo una tale strategia".

Costituita Anpvu, l’associazione nazionale per i vapers uniti

Una nuova associazione che si pone a difesa e tutela dei consumatori di sigarette elettroniche, dando priorità ai benefici sulla salute. Insomma, mettendo al centro della comunicazione e della mission la riduzione del danno. Si chiama Associazione nazionale per i vapers uniti (Anpvu) alla cui presidenza è stato eletto Carmine Canino. "Vogliamo essere semplicemente un’associazione composta da soli vapers: persone cioè che condividono lo stesso interesse e la stessa passione. Ha come primo obiettivo quello di aiutare i fumatori ad abbandonare il fumo di sigaretta entrando nel mondo dei vaporizzatori personali. Il vaping, quindi, come alternativa al fumo e come grande momento di crescita e di aggregazione". Gli associati avranno il compito di promuovere, anche attraverso il loro esempio personale, la tutela della salute verso i fumatori, soprattutto coloro non convinti della reale validità dello svapo come mezzo efficace e sicuro per smettere di fumare. "Sono oramai migliaia gli studi scientifici che si susseguono nel mondo - prosegue Canino - molti dei quali pubblicati su riviste molto importanti e riconosciute come: The Lancet, The New England Journal of Medicine, British Journal of Medicine, British Journal of Respiratory, che attestano, in maniera oramai incontrovertibile, come i vaporizzatori rappresentino una valida opportunità per vincere la dipendenza dal tabacco e far fronte alle gravi patologie fumo-correlate". "Numerosi sono gli scienziati di tutto il mondo - tra cui gli italiani Tirelli, Polosa, Beatrice nonché il compianto Veronesi - che, attraverso prove scientifiche, si affannano sempre di più a convincere i governi che l’uso dei vaporizzatori personali in alternativa al fumo di sigaretta sia, ad oggi, una vincente strategia di prevenzione che permette di salvare ogni anno dalla morte, secondo i dati dell'Oms, 83 mila persone in Italia, 700 mila in Europa, 6 milioni nel mondo". Anpvu va dunque ad aggiungersi al panorama associativo del vaping italiano già composto da una serie di sigle a tutela dei vari interesse di parte: Anafe, Coiv e Eim per i produttori e distributori; UniEcig, Aise e Anide per i negozianti; Vapit per i consumatori. "Anpvu - continua Canino - condivide e rispetta appieno gli obiettivi delle altre Associazioni già esistenti ed auspica con convinzione una continua interazione con esse per stimolare, tutti insieme, un dialogo costruttivo. Abbiamo sentito l'esigenza di poter contare senza esitazioni su una nuova aggregazione associativa sana e strutturata composta da numerosissimi vapers, escludendo quindi le aziende le società e i negozi". Il direttivo di Anpvu è così composto: Carmine Canino (presidente), Valerio Gareri (segretario amministrativo), Paride Guerra, Ivo Ciliberti, Luigi Majure (tesoriere), Antonio Riccardo Barba (vice presidente), Luigi Faini. La quota associativa annuale come socio ordinario è di 5 euro; 25 euro se si vuole essere soci sostenitori.