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Ritrattato lo studio che mette in relazione sigaretta elettronica e infarto

Dopo otto mesi, il Journal of American Heart Association ammette: "Le conclusioni dello studio di Glantz e Bhatta non sono affidabili".

Il Journal of American Heart Association ha ritrattato lo studio pubblicato lo scorso giugno che metteva in relazione l’uso della sigaretta elettronica con l’aumento di rischio di infarto del miocardio, concludendo che fosse simile a quello del fumo tradizionale. La storia della polemica che si è scatenata su questa ricerca, avete potuto seguirla dalle colonne di Sigmagazine. Lo scorso anno iniziarono a circolare studi su presunti rischi cardiaci causati dal vaping. Lavori sempre criticati dagli esperti, come per esempio i professori Riccardo Polosa e Konstantinos Farsalinos, perché non riscontravano il nesso di cusalità fra le due cose. Cioè non dimostravano che fosse stato l’uso della sigaretta elettronica a causare l’infarto. Come è noto la stragrande maggioranza degli svapatori sono ex fumatori o addirittura utilizzatori duali; molti sono addirittura passati all’e-cig dopo aver avuto problemi fumo correlati. È dunque difficile stabilire quale fosse la causa degli eventi cardiaci e comunque questi studi non lo facevano.
Nel giugno del 2019 comparve lo studio in questione, firmato da Dharma Bhatta e Stanton Glantz dell’Università della California. Le conclusioni di questa ricerca ebbero vasta risonanza, tanto che ricorrono anche nei documenti dell’Organizzazione mondiale di sanità e nei dibattiti politici (non però nell’ultimo rapporto del Surgeon General, dove si dice che lo studio è viziato), come spesso accade alle teorie di Glantz, anche quando rimangono, appunto, tali, senza nessun riscontro scientifico. Un esempio su tutti: il Gateway effect, cioè la teoria che il vaping induca i giovani al fumo tradizionale, mai provata eppure sempre ostinatamente in circolazione.
Questa volta, però, parte del mondo scientifico si è messo d’impegno per vederci chiaro. In particolare lo ha fatto Brad Rodu, docente all’Università di Louisville e sostenitore della riduzione del danno, che ha meticolosamente controllato i dati dai quali Bhatta e Glantz avevano tratto le loro conclusioni. E aveva scoperto che la maggior parte dei 38 pazienti osservati per lo studio, aveva avuto l’infarto prima di iniziare a svapare. In media 10 anni prima. Tanto che qualcuno scherzò, dicendo che le sigarette elettroniche sono così pericolose da far venire l’infarto 10 anni prima di iniziare a usarle. Scienziati e medici si affrettarono a chiedere subito la ritrazione dello studio in questione da parte del Journal of American Heart Association. “La comunità scientificasosteneva a luglio Farsalinosdeve proteggersi da un modo di agire così orrendo da mettere in pericolo l’integrità e l’etica della medicina”. Ma ottenere il passo indietro non è stato facile.
Ci sono voluti oltre otto mesi, un continuo martellamento da parte degli scienziati e persino una lettera ufficiale alla direzione della rivista firmata da sedici personalità autorevoli. E ieri, finalmente qualcosa si è mosso. “Dopo essere venuti a conoscenza che lo studio in questione non teneva conto di importanti informazioni contenute nel Population Assessment of Tobacco and Health survey (il sondaggio da cui sono tratti i dati, ndr) – si legge sul Journal of American Heart Association – abbiamo riesaminato il processo di peer review”. In questa fase, la rivista si è finalmente accorta che mancava un dato fondamentale, e cioè se nei pazienti gli infarti si erano verificati prima o dopo aver iniziato a usare l’e-cigarette. È stato chiesto a Bhatta e Glantz di fornire delle risposte su questo. Gli autori hanno accettato la richiesta del giornale ma non lo hanno fatto. “Date queste questioni – conclude il Journal of American Heart Association – la rivista ritiene che le conclusioni dello studio siano inaffidabili e decide di ritirarlo dalla pubblicazione”.
Per una volta la verità scientifica ha vinto. Bisogna ringraziare la tenacia e l’onestà intellettuale di Brad Rodu in primis e poi di David Abrams, Kenneth Cummings, George Davey Smith, Konstantinos Farsalinos, Jonathan Foulds, Abigail Friedman, Thomas Glynn, Peter Hajek, Martin Jarvis, Robert Kaestner, Ann McNeill, Marcus Munafò, Raymond Niaura, David Sweanor, David Timberlake e Kenneth Warner.

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