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“Il governo deve promuovere il vaping come uno strumento efficace per aiutare le persone a smettere di fumare. Sappiamo che le sigarette elettroniche non sono una bacchetta magica né totalmente innocue, ma l’alternativa è molto peggiore”. Questa è una delle raccomandazioni chiave contenute nella tanto attesa revisione indipendente che il dottor Javed Khan, Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, ha redatto per il governo di Londra in vista dell’obiettivo di sconfiggere il fumo entro il 2030. “Making smoking obsolete” (rendere il fumo obsoleto) si intitola infatti il documento presentato insieme al sottosegretario alla salute Maggie Throup, e pubblicato solo poche ore fa.
Pur suggerendo una risposta olistica alla sfida, Khan identifica quattro imperativi obbligati per l’azione governativa, intorno ai quali si sviluppano poi tutta una serie di interventi. Il primo, naturalmente, è aumentare gli investimenti economici nelle politiche antifumo. La richiesta è di incrementare i fondi di 125 milioni di sterline all’anno, 70 dei quali saranno destinati agli stop smoking services, i centri antifumo. Denaro che può essere ottenuto anche tassando direttamente le aziende del tabacco. La seconda tappa obbligata è aumentare l’età minima per la vendita, al fine impedire ai giovani di iniziare a fumare. Partendo dal limite attuale di 18 anni, Khan suggerisce di innalzarla di un anno ogni 12 mesi “fino a che – scrive – nessuno potrà più comprare un prodotto del tabacco in questo Paese”. Il quarto “must do” impone di aumentare la prevenzione nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, coinvolgendolo a tutti livelli al fine di ridurre i 2,4 miliardi di sterline che il fumo costa alla collettività ogni anno.
Il terzo elemento fondamentale per diventare smokefree nel 2030 è quello sulla sigaretta elettronica, che abbiamo citato all’inizio dell’articolo. Khan riconosce che esiste una certa opposizione verso lo strumento che consente di continuare a consumare nicotina e che vi è molta disinformazione sui danni che produce. “Ho parlato con i migliori accademici e scienziati in tutto il Paese e a livello internazionale – commenta nella revisione – Tutti mi hanno detto che lo svapo è molto meno dannoso del fumo. Nelle sigarette, sappiamo che non è la nicotina che ti uccide, ma le altre migliaia di sostanze chimiche tossiche come il catrame e il monossido di carbonio. I vaporizzatori danno ai fumatori la nicotina che bramano, ma li proteggono dalle tossine che inalano da una sigaretta”.
Dunque, continua l’autore “non dobbiamo lasciare che la ricerca della perfezione diventi nemica del bene”, e lo dice soprattutto ad alcuni operatori sanitari, il cui scetticismo sullo strumento è basato su nozioni sbagliate. Khan cita un recente studio canadese che mette in stretta relazione il contesto normativo e il successo della sigaretta elettronica per smettere di fumare, un lavoro australiano che dimostra che chi usa l’e-cig ha maggiori probabilità di successo nella cessazione e poi formula le sue raccomandazioni pratiche. È necessario prima di tutto dare agli operatori sanitari informazioni accurate sui benefici del vaping. L’esempio da seguire è quello del sito Vaping Facts del Ministero della salute neozelandese, ricordando che questi professionisti sono tenuti ad attenersi alle linee guida Nice, che esortano a consigliare la sigaretta elettronica ai fumatori.
Khan esorta a “offrire una sigaretta elettronica a tutti i fumatori” e consiglia di fornirla gratuitamente, i cosiddetti pacchetti “swap to stop”, alle comunità in difficoltà, sulla scorta del progetto pilota condotto a Salford nel 2018. A questo fine, spiega il documento, sarebbe utile accelerare il processo per rendere i dispositivi prescrivibili, ancora fermo per i costi di registrazione presso l’agenzia del farmaco. Khan chiede un intervento del governo per “sostenere le piccole aziende indipendenti, escludendo al contempo l’industria del tabacco”. Bisognerebbe, inoltre, rivedere le norme sulla pubblicità, consentendo di promuovere le sigarette elettroniche come molto meno dannose del fumo, e renderle economicamente più vantaggiose riducendo l’Iva e allineandola a quella degli altri prodotti con nicotina, come richiesto recentemente dalla Local Government Association.
Naturalmente la revisione non tralascia la protezione dei minori e non potrebbe essere altrimenti, visto il passato del suo autore come presidente di fondazioni che si occupano di bambini vulnerabili. “Le sigarette elettroniche devono essere uno strumento per smettere – scrive Khan – e non diventare uno strumento di moda”. Dunque no all’uso di immagini che richiamano i minori sui prodotti del vaping, attenzione alle descrizioni troppo invitanti degli aromi, stop alle distribuzioni gratuite di dispositivi da parte delle aziende e all’uso di questi strumenti nelle scuole e nei college da parte di chiunque.
Il documento si occupa anche brevemente altre due categorie di prodotti, lo snus e i riscaldatori di tabacco. Per il primo, l’autore sembra preferire le bustine di nicotina, che non contengono tabacco. Per i secondi, cita una recente revisione Cochrane che afferma che non vi sono prove conclusive sul fatto che contribuiscano a far smettere di fumare. Quindi, pur chiedendo ulteriori studi sui riscaldatori, Khan afferma di essere giunto “alla conclusione che con una tale gamma di alternative senza tabacco già disponibili (sigarette elettroniche, cerotti e gomme da masticare) la distinzione principale nella definizione delle politiche e nella regolamentazione del governo dovrebbe essere tra prodotti a base di nicotina che contengono o non contengono tabacco”.
Questi interventi, secondo l’autore, sono fondamentali per rendere il fumo obsoleto e così salvare vite e aiutare le persone, soprattutto quelle delle comunità svantaggiate, a vivere di più e meglio. E per far sparire le sigarette tradizionali dai negozi dell’Inghilterra. “Il fumo uccide e rovina la vita – conclude Javed Khan – ma non deve essere per forza così”.