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Mef, squadra al completo: è l’ora di salvare la sigaretta elettronica

Tutti i pezzi del puzzle sembrano andati al loro posto per il tartassato settore italiano del vaping. Le forze politiche – Lega e Movimento 5 stelle – che in campagna elettorale, e non solo, più si sono spese a sostegno di un comparto industriale e commerciale colpito da provvedimenti che ne mettono a repentaglio la sopravvivenza, sono riuscite a formare il governo. Matteo Salvini, il leader leghista che ha più volte tuonato contro quella che definisce “una tassa folle e demenziale”, è arrivato non solo al Ministero dell’interno, ma ricopre anche la carica di vicepremier, che amplia i poteri di quello che appare come l’uomo forte della coalizione. Ieri anche gli ultimi tasselli hanno completato un quadro favorevole. In serata sono state rese note le nomine di viceministri e sottosegretari del nuovo governo. Al Ministero dell’economia e delle finanze arriva come viceministro la pentastellata Laura Castelli, anch’ella protagonista di incontri e discussioni con rappresentati della filiera del fumo elettronico. Non solo. Sempre in via XX Settembre approda Alessio Villarosa che, insieme a Castelli, si fece vedere durante la manifestazione a Piazza Montecitorio dello scorso 29 novembre, prestando ascolto e portando solidarietà ai manifestanti. I due poi sono stati firmatari di un emendamento salva-settore che però non ebbe buon esito nella Commissione bilancio della Camera dei deputati. Ma voci non ufficiali dicono che il dossier sigaretta elettronica sarà di competenza di un altro viceministro, il leghista Massimo Garavaglia (vicino al sottosegretario alla Presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti), che già in queste ore starebbe esaminando l'affaire svapo. Insomma, mai uno scenario politico è stato così propizio a una soluzione dei nodi che rischiano di strangolare un comparto che dà lavoro a decine di migliaia di persone. Produttori, commercianti e consumatori non chiedono il Far West, chiedono solo di essere messi in condizione di continuare a lavorare e a vivere secondo regole certe, ma non irragionevoli e arbitrarie. Chiedono che sia riconosciuta la loro specificità e la loro utilità, senza essere trattati da scomodi usurpatori di qualche orticello protetto. Signori ministri, viceministri, sottosegretari, è arrivato il momento di fare qualcosa e di farlo subito, perché se non si cambieranno le cose questo settore ha i giorni contati. È il momento di mantenere le vostre promesse. D’altronde se non ora, quando?

Scozia, dalla crisi del commercio si salva solo la sigaretta elettronica

La crisi del commercio su strada tocca in Scozia i numeri più alti di tutto il Regno Unito. Secondo il rapporto Retail and Leisure Trends elaborato da Local Data Company, che ragiona in termini di unità occupate sulle strade dello shopping, nel 2017 il Paese del tartan ha perso 520 esercizi. Una cifra che si distanzia moltissimo dalle 361 occupazioni perse nello Yorkshire e nell’Humber. È un fenomeno che non riguarda solo il Regno Unito e che è dovuto a diversi motivi. Secondo David Lonsdale, direttore dello Scottish Retail Consortium, punta il dito contro i “significativi cambiamenti nelle abitudini d’acquisto del consumatore” (leggi gli acquisti online), oltre che sui costi che gravano sul commercio al dettaglio. Ma il panorama non è tutto drammatico. Ci sono delle attività in controtendenza, che registrano un segno positivo, e fra queste ci sono quelle del vaping, come già registrato nel resto della Gran Bretagna. “Le nostre strade dello shopping – commenta infatti Lucy Stainton di Local Data Company – stanno subendo una grande trasformazione e, in questa accelerazione – alcuni sotto-settori hanno silenziosamente conquistato spazi nei cinque anni scorsi”. “Dal 2012 ad oggi – spiega Stainton – hanno aperto duemila barbieri, abbiamo 1235 caffè in più e duemila nuovi negozi di sigarette elettroniche”.